Pars Today, notizie dall'Iran e dal Mondo;
Perché l’Europa è incapace di difendersi di fronte ai dazi di Trump?
Pars Today – Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha annunciato che l’Unione Europea rimanderà all’inizio di agosto la decisione sull’imposizione di dazi di ritorsione sui beni statunitensi.
Questa decisione, apparentemente presa per lasciare spazio a ulteriori negoziati, è in realtà un chiaro segnale di confusione e incertezza di fronte alla strategia di massima pressione adottata da Donald Trump. Sabato 12 luglio, il presidente degli Stati Uniti ha minacciato, in un’azione controversa, di imporre un dazio del 30% su quasi tutte le importazioni provenienti dall’Unione Europea. Trump ha anche avvertito che, in caso di qualsiasi ritorsione, tale tariffa potrebbe aumentare ulteriormente.
Secondo molti analisti, la reazione di Bruxelles non è una mossa diplomatica calcolata, ma piuttosto il sintomo di una spaccatura strutturale interna all’Unione Europea di fronte a un presidente imprevedibile e prepotente.
Mentre Emmanuel Macron, presidente della Francia, ha pubblicato un messaggio sui social media invitando a prepararsi a una guerra commerciale e a opporsi con fermezza alla politica dei dazi di Trump, altri leader europei, tra cui Friedrich Merz il Cancelliere tedesco, Giorgia Meloni, la Premier italiana e Simon Harris il Vicepremier irlandese, hanno sottolineato la necessità di mantenere la calma, negoziare e adottare un approccio pragmatico. Questa mancanza di unità e l’assenza di un consenso strategico hanno ancora una volta messo in luce le divisioni strutturali nella politica estera e commerciale dell’Unione.
Queste divisioni politiche hanno permesso a Donald Trump di esercitare pressioni sul proprio alleato strategico attraverso un semplice post sui social. Da un punto di vista strategico, la cautela accessiva e mderazione dell’UE a rispondere ai dazi di Trump va oltre le divergenze tra i leader europei. La profonda dipendenza dell’Europa dall’ombrello di sicurezza americano, soprattutto di fronte alla presunta minaccia russa, gioca un ruolo chiave nella cautela di Bruxelles.
Come hanno ammesso alcuni diplomatici europei a margine del recente vertice NATO a L'Aia, l’Europa è ancora distante dai cinque ai dieci anni dalla capacità di difendersi autonomamente in settori chiave come la difesa aerea e l’intelligence militare. Questa dipendenza impedisce all’Europa, nonostante la sua forza economica, di utilizzare efficacemente strumenti di risposta nei momenti cruciali.
L’UE sta cercando di ridurre la sua dipendenza dal mercato americano ampliando gli accordi commerciali con l’Asia e l’America Latina. L’accordo commerciale con l’Indonesia, un Paese a forte crescita economica, e i negoziati in corso con India e Thailandia si collocano in questo contesto. Tuttavia, la realtà è che nessuno di questi mercati potrà, nel breve termine, sostituire l’ampio accesso dell’Europa al mercato di consumo statunitense.
I settori industriali chiave europei, in particolare l’automobilistico e quello dell’acciaio dipendono dal mercato americano. I Paesi europei, in particolare la Germania, subiranno gravi perdite con l’imposizione del dazio del 30%. La Federazione dell’Industria Tedesca ha lanciato l’allarme: “La minaccia commerciale di Trump è un campanello d’allarme per le industrie su entrambe le sponde dell’Atlantico”.
In questo contesto, la decisione di rinviare una risposta di ritorsione può essere letta come un tentativo di guadagnare tempo per la diplomazia. Tuttavia, secondo molti analisti, essa appare più come una sospensione passiva di fronte all’unilateralismo aggressivo americano. Macron, in modo più diretto rispetto agli altri, ha avvertito che, se l’Europa non adotterà rapidamente misure concrete, dovrà prepararsi a una guerra commerciale. Al contrario, leader come Friedrich Merz in Germania, Giorgia Meloni in Italia e Dijkhoff nei Paesi Bassi hanno preferito puntare sulla prosecuzione del dialogo, cercando implicitamente di minimizzare le tensioni con Washington.
Il centro studi tedesco SWP ha avvertito in un’analisi che l’Unione Europea non può più affidarsi alla politica tradizionale del “commercio in cambio della pace”, perché l’America di Trump non riconosce più questa equazione. Nel suo recente rapporto di SWP, si legge: “L’Europa deve scegliere se accettare un mondo post-atlantico e investire sull’autonomia strategica, oppure rimanere per decenni nel ruolo di partner subordinato degli Stati Uniti”.
Anche il Consiglio Europeo per le Relazioni Estere ha avvertito in un suo report che “per diventare un attore geopolitico indipendente, l’Europa ha bisogno di coesione politica e del coraggio di prendere decisioni collettive, due elementi oggi estremamente rari”.
Se l’Europa vuole davvero giocare in futuro un ruolo significativo nel sistema multilaterale globale, andando oltre quello di semplice “seguace di Washington”, dovrà affrontare costi storici. Costi che oggi si presentano sotto forma di dazi commerciali, ma che domani potrebbero assumere dimensioni anche sul piano della sicurezza, della tecnologia e della politica. Come ha affermato un analista francese del quotidiano Le Monde: “L’Europa deve scegliere: rimanere all’ombra di Trump o pagare il prezzo storico per determinare il proprio destino”.