Pars Today, notizie dall'Iran e dal Mondo;
È giunta la fine del colonialismo francese in Africa?
Pars Today – Con la cessione della base militare di “Jiel” a Dakar all’esercito del Senegal, la Francia ha posto fine a oltre sessant’anni di presenza militare permanente in questo paese.
Questa base, che era la più grande e l’ultima base militare francese nell’Africa occidentale, si estendeva su cinque ettari ed era considerata un simbolo dell’influenza militare della Francia fin dai tempi del colonialismo. La sua cessione rappresenta un segnale serio di un cambiamento profondo nelle relazioni politiche, sociali ed economiche tra l’Africa e la Francia, nonché la fine di un’epoca di dipendenza dalle potenze coloniali.
Il ritiro delle forze militari francesi dall’Africa, che negli ultimi anni si è intensificato, deve essere considerato un punto di svolta nella storia dei cambiamenti africani, un cambiamento che è maturato attraverso anni di resistenza, trasformazioni politiche e sociali, e l’aumento delle sollevazioni popolari.
Infatti, negli ultimi anni vari Paesi africani, tra cui Mali, Niger e Burkina Faso, hanno chiesto il ritiro delle truppe francesi dai loro territori. Questo processo, iniziato dal Mali, ha ora raggiunto il suo apice con il ritiro ufficiale delle forze francesi dal Senegal, un ritiro che non solo segna la fine della presenza militare diretta della Francia nell’Africa occidentale e centrale, ma rappresenta anche la conclusione di un lungo periodo di dominio e influenza colonialista che affonda le radici in una storia buia di colonialismo.
La Francia, che nel 20esimo e 21esimo secolo era una delle grandi potenze coloniali e aveva il controllo su ampie aree del continente africano, per anni ha sfruttato senza limiti le risorse naturali e umane dei Paesi africani. Non solo ha svolto un ruolo importante nel plasmare le strutture economiche e politiche di questi Paesi secondo i propri interessi, ma ha anche una responsabilità storica per le uccisioni, le umiliazioni e le brutalità commesse, che sono rimaste impresse nella memoria storica del Continente nero.
Molti Paesi africani non dimenticano le atrocità e gli atti brutali commessi dalla Francia durante il periodo coloniale. Come dimostra la storia dell’Algeria, la Francia non si limitò all’occupazione e al saccheggio delle risorse, ma represse con violenza le rivolte e la Resistenza, causando la morte e l’esilio di milioni di persone.
I test nucleari effettuati dalla Francia sul popolo algerino sono un altro crimine che non è mai stato cancellato dalla memoria collettiva. Queste esperienze hanno lasciato una cicatrice profonda e dolorosa nella coscienza africana, trasmessa di generazione in generazione e che oggi ha un ruolo importante nella formazione dell’identità politica e nazionale dei popoli africani.
Sebbene dopo l’indipendenza dei Paesi africani, avvenuta a metà del 20esimo, la Francia abbia mantenuto una forte presenza militare nella regione con il pretesto della stabilità e della sicurezza, e benché le truppe francesi siano rimaste in Africa con la scusa combattere il terrorismo, mantenere l’ordine e condurre operazioni congiunte con gli eserciti locali, questa presenza non è mai stata pienamente accettata. I popoli africani hanno visto questa presenza come simbolo della continuazione del dominio coloniale e della dipendenza politica.
Lo sfruttamento da parte della Francia delle immense risorse naturali africane, petrolio, gas, uranio, oro e diamanti, insieme a politiche economiche inique, spesso favorevoli alle aziende francesi e dannose per le popolazioni locali, ha aumentato il malcontento.
D’altro canto, negli ultimi anni, con il cambiamento delle condizioni politiche ed economiche, il progresso tecnologico e la diffusione delle comunicazioni, molti Paesi africani hanno raggiunto importanti traguardi sociali, politici ed economici. Questi progressi, in particolare negli ultimi decenni, hanno fatto sì che le rivendicazioni popolari andassero oltre la semplice questione della dipendenza storica o militare.
Oggi, la maggior parte dei governi e dei popoli africani richiedono una vera indipendenza politica, economica e culturale, e non sono più disposti a tornare sotto l’influenza delle potenze straniere, compresa la Francia. La crescita dei movimenti democratici, le elezioni libere, la nascita di nuovi partiti politici e l’aumento della coscienza sociale indicano chiaramente che gli africani sono oggi più determinati che mai a decidere il proprio destino.
In un’analisi sul tema, “ l’istituto di politica internazionale austriaco” ha sottolineato: L’azione dei Paesi africani di espellere le truppe francesi è parte di un vasto processo di indipendenza e riaffermazione della sovranità nazionale, che può essere considerato come una seconda ondata di decolonizzazione in Africa.
L’insieme degli eventi mostra che l’Africa si sta incamminando verso una nuova fase di sviluppo e indipendenza politica, una fase in cui i popoli del continente, facendo tesoro delle dolorose esperienze del passato, cercano di costruire un futuro stabile, sicuro e autonomo. Il ritiro delle forze francesi non rappresenta solo la fine dell’influenza militare francese, ma è anche il simbolo di cambiamenti fondamentali nelle relazioni globali e regionali, che permettono all’Africa di presentarsi come un attore indipendente e più forte sulla scena internazionale.
Questo processo riflette il profondo desiderio dei popoli africani di liberarsi dall’ombra del colonialismo e costruire una società in cui la sovranità e le decisioni appartengano realmente a loro e non a potenze straniere. Si tratta di una trasformazione che promette una nuova era nella storia africana, in cui l’autodeterminazione, lo sviluppo sostenibile e la giustizia sociale sostituiranno la dominazione e lo sfruttamento.