Usa e l'uso delle armi chimiche
La strage di Sardasht e la complicità degli Usa
Tehran- La convenzione sulle armi chimiche è il primo trattato sul disarmo delle armi chimiche. Questo decreto inoltre, proibisce qualsiasi attività rivolta a sviluppo, produzione, acquisizione, detenzione, conservazione, trasferimento e uso di armi chimiche e dei materiali ad esse collegati. Durante questo speciale vogliamo esaminare queste convenzioni come e in base a quali criteri sono state formulate e applicate.
Assieme al trattato di non proliferazione nucleare, ed alla convenzione per il bando delle armi biologiche, la convenzione sulla proibizione delle armi chimiche costituisce uno dei pilastri fondamentali su cui si fonda il sistema di disarmo e di non proliferazione delle armi di distruzione di massa.
La Dichiarazione di San Pietroburgo del 1868 è stato il primo sforzo internazionale per ridurre o vietare l’uso delle armi definite malvage, chiamate oggi armi di distruzione di massa. Tali regole sono divenute in gran parte diritto internazionale vigente fino ai tempi nostri.
Va ricordato inoltre che la Convenzione sulla Proibizione delle Armi Chimiche di Parigi del 1993 è entrata in vigore il 29 aprile 1997 e ha sancito definitivamente il bando completo di tali armi.
Le armi chimiche hanno lo scopo di mettere fuori combattimento il nemico, come tutte le armi, ma hanno natura subdola e si differenziano dalle armi nucleari, alle quali spesso sono erroneamente associate. Queste armi si diffondono nell’aria e uccidono per soffocamento e i loro effetti non sono strettamente connessi a esplosione. Le armi chimiche, solitamente, uccidono per asfissia e il forte avvelenamento. Dopo l’uso devastante che se n’è fatto durante la prima guerra mondiale, si è giunti, oggi, all’adesione di ben 193 Stati del Mondo a tale Convenzione. Tra gli altri firmatari, ci sarebbe anche il regime sionista d’Israele che però non ha mai ratificato la Convenzione, nonostante l’abbia firmata nel 1993.
Uno degli episodi recenti e assolutamente più gravi dell’uso delle armi chimiche contro i civili è avvenuto il 28 e 29 giugno del 1987, quando il regime criminale di Saddam Hussein, colpì con le bombe chimiche la cittadina di frontiera iraniana di Sardasht.
Saddam Hussein, che dal 1980 aveva iniziato una assurda aggressione contro gli iraniani, decise di colpire con i gas velenosi i 4 punti più popolati della cittadina di Sardasht, provocando immediatamente 110 morti e causando diverse migliaia di feriti, in stra grande maggioranza civili.
Il bombardamento chimico di Sardasht, si tenne nel pieno silenzio dei cosiddetti difensori occidentali dei diritti umani e ancora oggi, le vittime e i loro familiari di questa tragedia, non hanno avuto avuto nessun tipo di risarcimento.
Ancor più criminale del bombardamento, fu il comportamento della diplomazia statunitense. L’Iran propose al Consiglio di Sicurezza dell’Onu una risoluzione di condanna contro Saddam Hussein alla quale però gli Stati Uniti opposero il veto, i quali hanno violato palesemente le leggi internazionali che vietano l’uso di armi di distruzione di massa e quelle chimiche e batteriologiche.
Abbiamo detto nonostante le ripetute sollecitazioni da parte dell'iran e delle diverse organizzazioni difensori dei diritti umani, l’atto disumano e vile del dittatore iracheno non venne mai condannato dalle Nazioni Unitea, perché tale condanna significava condannare le società occidentali che avevano fornito le armi chimiche al dittatore di Baghdad.
La totalità di queste compagnìe erano europee e americane. Più precisamente, i documenti ottenuti dimostrano che Germania, Olanda, Francia, Belgio e Stati Uniti, avevano venduto all’Iraq di allora le armi chimiche utilizzate nella strage di Sardasht iraniana e poi anche alla cittadina curda dell’Iraq, Halabja, Fav e le isole di Majnun.
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