La lettera del martire Qassem Soleimani alla figlia Fatima - 1
TEHERAN (Pars Today Italian) - Lettera del Tenente Generale dell’Islam e dell’Iran, il martire Haj Qassem Soleimani,comandante delle Forze di Quds, ...
il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica dell’Iran, a sua figlia Fatima, riguardo al significato della vita, alla guerra sulla via di Dio e al desideriodel martirio in difesa degli oppressi e dei bambini terrorizzati nel mondo.
In nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso
Sarà questo il mio ultimo viaggio o il mio destino sarà un altro? Qualunque cosa accada,ebbene la Sua soddisfazzione è la mia. In questo viaggio ho deciso di scriverti in modo che questa mia lettera possa per te essere fonte di ricordo nei momenti in cui sentirai la mia
mancanza e io non ci sarò, e forse in questa mia lettera troverai anche qualcosa che ti possa tornare utile.
Ogni volta che intraprendo un nuovo viaggio sento che non vi vedrò più. Più volte lungo il cammino i vostri volti pieni di affetto, uno ad uno, mi sono apparsi di fronte agli occhi e innumerevoli volte per voi ho versato lacrime. Mi manchate - vi ho affidato a Dio - anche se poche sono le volte in cui ho avuto l’occasione di esprimervi il mio affetto e non sono riuscito a farvi arrivare l’amore che serbo in cuore. Ma, mia cara, hai mai visto qualcuno guardarsi allo specchio e dire ai propri occhi che li ama? Capita di rado, ma i suoi occhi sono comunque per quella persona la cosa più importante. Voi siete i miei occhi. Che lo dica o no, voi mi siete cari. Sono più di vent’anni che siete sempre in pensiero per me, ma Dio ha deciso che questo mio vivere non giunga ancora a termine e che voi vi dobbiate ontinuamente preoccupare per me. Figlia mia, a qualunque altra via io pensi o abbia pensato per farvi preoccupare di meno, mi sono reso conto di non poter fare niente, e questo di certo non è e non è mai stato per la mia passione per le forze armate. Non è mai stato neanche per il lavoro, nè lo sarà mai. Non è mai stato e tuttora non è per costrizione o insistenza da parte di altri. No figlia mia, io non sono disposto a farvi preoccupare anche solo per un momento per via del lavoro, di un’occupazione o della costrizione o insistenza di altri, e ancor di meno sono disposto a eliminarvi o farvi piangere.
Io ho visto che in questo mondo ognuno ha scelto per sè una strada; alcuni la via dell’apprendimento, altri quella dell’insegnamento. Alcuni si occupano di commercio altri di agricoltura e altre migliaia di strade ancora; o forse è meglio che dica: esiste una strada per ognuno degli esseri umani e ognuno ha scelto per sè una strada. Quindi ho cercato di vedere quale fosse la strada da prendere. Ho riflettuto tra me e ho rammentato a me stesso alcuni punti e per prima cosa mi sono chiesto quale sarà la lunghezza di questa strada, dove essa terminerà, quant’è il tempo a mia disposizione; e, cosa ancora più importante, qual è il mio scopo. Vidi e compresi che io sono transitorio e anche tutti gli altri lo sono. Restano per alcuni giorni e poi se ne vanno. Alcuni restano per qualche anno, altri per dieci anni ma sono ben pochi quelli che raggiungono i cent’anni. Tutti se ne vanno e tutti sono temporanei.
Quindi capii che se mi fossi occupato di commercio la mia conquista ultima non sarebbe stata altro che un po’ di monete luccicanti, qualche casa e qualche macchina. Ma essi non hanno alcun effetto sul mio destino, lungo questa via.*
Pensai di vivere per voi, capii che siete per me molto importanti e di grande valore, tanto che se voi veniste colpiti da un dolore, anch’io mi sentirei addolorato in tutta la mia essenza.
Se vi capitasse un qualche problema, io sentirei di trovarmi tra le fiamme di un fuoco. Se un giorno mi doveste abbandonare, il mio essere, pezzo dopo pezzo, si sgretolerebbe. Ma poi pensai a come potessi essere io colui che risolve queste mie paure e preoccupazioni.
Compresi quindi che mi sarei dovuto affidare a qualcuno che si sarebbe curato di questa cosa importante e egli non è altri che Dio. Voi, fiori della mia essenza, siete un tesoro che non può essere preservato dalla ricchezza o dal potere. Se così fosse stato, i ricchi e i potenti avrebbero dovuto impedire la loro morte o la loro ricchezza e il loro potere avrebbe dovuto tener da loro lontane le malattie difficili da curare e far sì che non venissero confinati a letto. Io ho scelto Dio e la sua strada. È la prima volta che ammeto questa cosa: io non avrei mai voluto entrare nelle forze armate, non mi è mai piaciuto piaciuto ottenere gradi militari.
Io preferisco la dolce parola Qassem, pronunciata dalle pure labbra di quel martire basiji delle forze armate, a qualunque altra qualifica. Mi è sempre piaciuto e tuttora amo essere Qassem senza nessun appellativo elogiativo. È per questo che ho fatto testamento che sulla mia tomba venga scritto solo “Soldato Qassem”, neanche “Qassem Soleimani” che è un parolone e appesantisce il carico della mia borsa.
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