Assange, appello a Svezia e Gb: "Restituitemi libertà"
(last modified Mon, 06 Feb 2017 18:04:47 GMT )
Feb 06, 2017 19:04 Europe/Rome
  • Assange, appello a Svezia e Gb:

LONDRA (Pars Today Italian) – Julian Assange, fondatore di Wikileaks, ha lanciato un nuovo appello ai governi di Svezia e Gran Bretagna perché rispettino la decisione dell'Onu in cui si stabilisce che il suo è uno stato di detenzione arbitraria, e gli restituiscano la libertà.

La decisione adottata nel febbraio del 2016 dal gruppo di lavoro dell'Onu sulle detenzioni abitrarie di per sé non è vincolante, ma lo diventa in modo indiretto: "Gli Stati non hanno alcun obbligo verso il gruppo di lavoro, ma lo hanno nei confronti delle convenzioni e delle relative leggi e impegni assunti" per aderirvi, sottolineavano fonti delle Nazioni Unite. Il governo britannico aveva formalmente contestato le conclusioni dell gruppo di lavoro, definite "inesatte" dal Foreign Office: Assange "non è mai stato detenuto arbitrariamente dal Regno Unito, anzi evita volontariamente il suo arresto decidendo di rimanere all'interno dell'Ambasciata dell'Ecuador" a Londra. Anche il governo svedese aveva fatto sapere di non essere d'accordo con la decisione del gruppo di lavoro, che non ha "il diritto di interferire in un'inchiesta in corso da parte delle autorità svedesi": "Assange è libero di lasciare l'ambasciata in qualsiasi momento e le autorità svedesi non hanno alcun controllo sulla sua decisione di rimanervi: quindi non può essere considerato privato della sua libertà a causa di qualsiasi decisione o atto delle autorità svedesi". Assange si era rifugiato nell'Ambasciata ecuadoriana nel giugno del 2012 per sfuggire a un mandato d'arresto internazionale emesso nei suoi confronti dalla giustizia svedese, che il Regno Unito intende comunque eseguire - come ribadito da Scotland Yard - nel momento in cui dovesse abbandonare la sede diplomatica. Il fondatore di WikiLeaks si è sempre dichiarato innocente riguardo alle accuse di stupro e abusi sessuali (quest'ultima imputazione è di fatto prescritta), ma teme che Stoccolma possa estradarlo negli Stati Uniti a causa della diffusione dei documenti riservati del Dipartimento di Stato, estradizione che Washington non ha comunque finora mai richiesto.

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