Giappone. Fukushima: una tragedia lunga sei anni
(last modified Wed, 15 Mar 2017 16:21:18 GMT )
Mar 15, 2017 17:21 Europe/Rome
  • Giappone. Fukushima: una tragedia lunga sei anni

TOKYO (Pars Today Italian) – Quello appena trascorso è stato un fine settimana intenso per il Giappone, che a sei anni dal disastro di Fukushima (l'11 marzo 2011) si è fermato per ricordare le vittime del sisma-tsunami (scossa di magnitudo 9 e onda di 40 metri di altezza) che ha devastato la parte nordorientale del Paese e della conseguente crisi nucleare – la peggiore dopo Cernobyl - derivata dai danni provocati ai tre reattori della locale centrale.

Nell'ora esatta della tragedia (le 14.46 in punto, le 4.46 in Italia) tutto il Paese si è fermato per un minuto di raccoglimento e commemorazione, in ricordo delle 15.893 persone (questo il bilancio dei morti, recentemente aggiornato dalle autorità tenendo conto anche dei decessi successivi all'evento) che hanno perso la vita in 12 prefetture, oltre a 2533 dispersi in sei diverse regioni. Negli anni successivi, inoltre, più di 2500 persone sono decedute a causa di problemi di salute e altre ragioni legate alla loro condizione di evacuati. Una tragedia questa che dunque, a distanza di sei anni, continua ad avere effetti drammatici: l'agenzia per la Ricostruzione infatti, riferiscono i media, ha reso noto che nonostante gli sforzi del governo per la concreta attuazione del piano di ricostruzione appunto, ci sono oltre 123mila persone che ancora vivono in alloggi temporanei. Senza contare che a quanto risulta i costi relativi – tra indennizzi alla popolazione, bonifica delle aree colpite e altro - sono notevolmente aumentati (si parla di oltre 178 miliardi di euro: il doppio rispetto a quanto inizialmente stimato). Inoltre, quanto alla demolizione della centrale nucleare, l'attuazione del complesso procedimento è piuttosto lenta e dovrebbe terminare non prima del decennio 2014-2051. A tutto questo si aggiungono le varie forme di sofferenza con le quali i sopravvissuti continuano ad avere a che fare (sfollati volontari in alloggi temporanei che, nonostante le aree in cui vivevano siano considerate non più a rischio, non vogliono o non possono tornare a casa; persone, soprattutto anziani, che muoiono in solitudine nelle sistemazioni provvisorie; problemi psicologici legati a strascichi depressivi e casi di insonnia prolungata, oltre a sintomi di affaticamento fisico e costante assunzione di medicinali, riscontrati in oltre il 60% degli scampati). Sofferenza che il popolo nipponico sta affrontando, seppure tra mille difficoltà, con pazienza e volontà: un atteggiamento questo da cui l'Occidente dovrebbe senz'altro prendere esempio.

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