Francia, esce di scena di Hollande, il presidente della paralisi
(last modified Tue, 09 May 2017 16:50:02 GMT )
May 09, 2017 18:50 Europe/Rome
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PARIGI (Pars Today Italian) – Quando nel 2012 durante la campagna per le presidenziali 2012 Francois Hollande scelse Emmanuel Macron come consigliere, nulla faceva supporre che avrebbe ricevuto consigli dal suo futuro successore.

Nè il leader socialista francese, che domenica passerà le consegne a Macron, poteva prevedere che proprio le riforme liberali promosse dal suo protegé avrebbero portato alla sua caduta. A 62 anni, Hollande esce di scena come uno dei presidenti meno amati dai francesi dopo essere diventato l’effigie della paralisi economica e sociale che affligge il suo Paese. Basso di statura, rotondetto, gli occhiali dalla montatura sottile, la fronte stempiata, Hollande è sempre stato a suo agio con il pubblico, ma ha presto assunto la fama di personaggio sbiadito e inefficiente insieme al soprannome di Flanby, marchio francese di budino tremolante e gelatinoso. Presentandosi cinque anni fa come “un president normal” fu accolto con entusiasmo dagli elettori di che volevano lasciarsi alle spalle la presidenza vistosa, “bling-bling”, dell’arrogante Nicolas Sarkozy. Ma il mandato di Hollande iniziò sotto cattivi auspici, con una pioggia torrenziale all’inaugurazione e un primo viaggio di stato, un volo a Berlino, in mezzo a un fortunale. Hollande cominciò ad attuare politiche di sinistra, con l’obiettivo di “invertire la curva” della disoccupazione, salita al 10% a seguito della crisi finanziaria del 2008. Uno dei suoi risultati più importanti è stata l’introduzione, nel 2013, di una legge sul matrimonio gay nonostante le imponenti proteste di piazza. Ha tentato di introdurre una “tassa sui milionari” dei 75%, provocando l’indignazione di personaggi notissimi, tra cui l’attore Gerard Depardieu, e ha rinunciato al suo progetto. Poi, di fronte a una disoccupazione che rifiutava ostinatamente di diminuire e a una crescita economica pressochè ferma, Hollande ha dovuto cambiare rotta. Ha cominciato a premere per l’introduzione di sgravi fiscali alle imprese in cambio di assunzioni, una politica che ha chiamato patto di responsabilità, scatenando le ire della sinistra socialista. Ha portato a capo del governo il liberale economico Manuel Valls a a marzo 2014, e ad agosto di quell’anno un certo Emmanuel Macron come ministro dell’Economia. Di fronte allo sforzo del governo di liberalizzare il mercato del lavoro, il dissenso nel partito socialista si è trasformato in ribellione e la gente è scesa in piazza. La Francia è diventata teatro di manifestazioni, spesso violente, e le immagini di manifestanti che lanciavano molotov a cui la polizia rispondeva con i lacrimogeni hanno invaso le tv di tutto il mondo. L’inefficienza di Hollande presidente, combinata alla sue scappatelle amorose (è stato colto a tradire la donna che aveva definito l’amore della sua vita, Valerie Trierweiler) ha fatto sprofondare il suo gradimento. Ma il capo dello Stato ha ottenuto credito per la sua leadership durante una serie di attacchi jihadisti che dal 2015 hanno ucciso 239 persone in Francia. Un momento chiave della sua presidenza è stato quando si è messo alla testa dei leader di tutto il mondo e di un milione di parigini in una marcia contro il terrore, dopo gli attacchi di gennaio 2015 alla rivista Charlie Hebdo e a un negozio ebreo. Dopo gli attacchi di novembre 2015 che hanno ucciso 130 persone a Parigi, il governo ha imposto lo stato d’emergenza, poi rinnovato più volte nonostante le obiezioni degli attivisti per i diritti civili. Nonostante i sondaggi estremamente negativi, con un crollo a un certo punto al quattro per cento, Hollande ha a lungo nutrito la speranza che una ripresa dell’occupazione potesse giustificare una sua rielezione. Una speranza che ha continuato a nutrire dopo che ad agosto scorso Macron è uscito dal governo e annunciato la scalata all’Eliseo. “Sa quello che mi deve” ha commentato rabbioso il lancio del movimento En Marche! di Macron. Le incertezze di Hollande sulla ricandidatura sono state velenose per il partito socialista. Poi a ottobre è uscito un libro che ha fatto dubitare che lo stesso presidente fosse il peggior nemico di se stesso. Nel libro di interviste scritto da due giornalisti del quotidiano Le Monde, “Un président ne devrait pas dire ca”, Hollande se la prende con la nazionale di calcio e con il suo governo. Ha dicembre ha capitolato, diventando il primo presidente nei 58 anni della quinta repubblica francese a non candidarsi alla rielezione. Hollande ottenne la nomination socialista all’Eliseo quando il grande favorito, il capo del Fondo monetario internazionale Dominique Strauss-Kahn, uscì clamorosamente di scena con un arresto per molestie sessuali a New York. I capi d’accusa furono ritirati quando emerse che l’accusatrice non era affidabile, ma l’uomo noto come DSK fu costretto a lasciare l’Fmi e le sue ambizioni presidenziali. Gli scandali di Hollande sono stati meno foschi, ma comunque sensazionali. Lasciò la partner Segolene Royal, mai sposata ma madre dei suoi quattro figli, per la giornalista Trierweiler. Una relazione tempestosa, chiusa bruscamente quando i paparazzi lo beccarono in motorino mentre si dirigeva verso la garconniere nella quale incontrava l’attrice Julie Gayet a pochi passi dall’Eliseo. Il libro-vendetta della Trierweiler, “Merci pour ce moment” è diventato un bestseller internazionale.

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