Usa darebbero la bomba atomica all’Arabia Saudita?
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Gli analisti dell’area mediorientale ritengono che l’Arabia Saudita stia valutando l’ipotesi di costruire un proprio arsenale nucleare, e grazie ai buoni rapporti con Washington potrebbe acquistare nel breve termine, si suppone entro il 2022, diciotto reattori per sviluppare la propria bomba atomica.
(last modified 2024-11-17T06:24:12+00:00 )
Apr 01, 2018 06:21 Europe/Rome
  • Usa darebbero la bomba atomica all’Arabia Saudita?

Gli analisti dell’area mediorientale ritengono che l’Arabia Saudita stia valutando l’ipotesi di costruire un proprio arsenale nucleare, e grazie ai buoni rapporti con Washington potrebbe acquistare nel breve termine, si suppone entro il 2022, diciotto reattori per sviluppare la propria bomba atomica.

Se verranno confermate le indiscrezioni, citate anche dal quotidiano libanese Al-Akhbar, gli Stati Uniti d’America rafforzeranno maggiormente l’asse con Riad in ottica anti Teheran e Damasco. Si può ipotizzare che le dichiarazioni recenti del presidente Trump, sull’imminente ritiro dalla Siria da parte delle forze armate americane, se non si riveleranno un consueto esercizio di retorica dettato dai vertici del Pentagono, accrediteranno maggiormente l’ipotesi di un’impennata del protagonismo saudita nel giogo mediorientale.

 

Il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman ha recentemente promesso di avviare il percorso di armamento nucleare se Teheran continuerà a rafforzare il proprio programma nucleare. La strategia d’ingerenza americana in Medio Oriente presuppone l’alleanza con gli storici amici del regime sionista.

All’inizio di marzo, delegazioni saudite e statunitensi hanno ripreso i colloqui su un accordo per la costruzione di 16 reattori nucleari nel regno, nei prossimi 20-25 anni, con un costo di oltre 80 miliardi di dollari. I colloqui erano stati congelati durante l’Amministrazione Obama, dopo il rifiuto di Riad di accettare il vincolo di Washington sulla non proliferazione negli accordi di cooperazione nucleare civile. Questa norma vieta a chi riceve tecnologia nucleare made in Usa di arricchire l’uranio e di ritrattare il plutonio, che potrebbe essere utilizzato per produrre combustibile per armi nucleari.

Per quale motivo allora Washington dovrebbe vietare a un nuovo potenziale fedele alleato di entrare nel Club nucleare? Gli studiosi di diritto internazionale potrebbero asserire che gli USA, in quanto firmatari del TNP (Trattato di non proliferazione nucleare), dovrebbero disincentivare la rincorsa agli armamenti saudita, ma non è inimmaginabile che Washington aggiri delle dichiarazioni di fatto in nome di una machiavellica opinabile ragione di stato.

Intanto, da un altro punto di vista, è comunque meglio per l’America far da partner ai sauditi per mantenere una qualche influenza sul loro programma atomico, piuttosto che lasciare campo libero ai russi. La compagnia statale Rosatom ha già firmato contratti per la costruzione di reattori in Egitto e Giordania. E nonostante le divergenze con Riad sulla Siria, Mosca non avrebbe problemi a trovare un’intesa sull’energia.

 La storia recente ha dimostrato che gli interventi in Iraq capeggiati dalla famiglia Bush e proseguiti anche da Obama, siano stati organizzati per evitare che si aggregasse una forza araba centrale ed indipendente, presumibilmente vicino anche al Cairo, preservando così la posizione di Israele, referente sicuro per il mondo occidentale e garante di un funzionale sistema armato di presidio e controllo.

Tuttavia è lecito domandarsi se la strategia di protezione dell’Arabia Saudita, ispirata dall’ingerenza egemone nella sfera mediorientale di Washington, non genererà una rincorsa agli armamenti che potrebbe riguardare tutte le potenze regionali dell’area incluso il Libano, la Siria e l’Irak; trasformando gli equilibrismi del Pentagono tanto cari al capitalismo di Wall Street, in un involontario errore strategico in grado di generare eventuali effetti domino di difficile soluzione diplomatica.

 

 

Tratto dal farodiroma.it