Putin: pace tra Armerina e Azerbaigian
(last modified Wed, 11 Nov 2020 05:07:57 GMT )
Nov 11, 2020 06:07 Europe/Rome
  • Putin: pace tra Armerina e Azerbaigian

- Dopo un mese e mezzo di durissimi combattimenti, Armenia e Azerbaigian si sono accordati su un cessate il fuoco definitivo, ...

... grazie alla mediazione russa, che prospetta un cambiamento significativo della configurazione territoriale dell’enclave armena del Nagorno-Karabakh.

Per Yerevan si tratta di una sconfitta difficile da sopravvalutare, mentre Baku può ritenere soddisfatti buona parte degli obiettivi rimasti frustrati per tre decenni. La Turchia di Erdogan, infine, mette un altro tassello alla propria ambiziosa politica di espansione, anche se, per quanto riguarda la regione caucasica, non ha potuto far altro che accettare i limiti imposti dal Cremlino.

Già l’identità dei firmatari dell’accordo la dice lunga sulla forza risultata determinante nella de-escalation del conflitto. Putin, il presidente azero Ilham Aliyev e il primo ministro armeno Nikol Pashinyan hanno finalizzato una trattativa il cui esito riflette una situazione sul campo dagli equilibri ormai acquisiti e che lasciava intravedere prospettive poco incoraggianti per entrambe le parti.

Da considerare c’è inoltre il fatto che lo stop alle ostilità nei termini favoriti da Mosca è stato suggellato poche ore dopo l’abbattimento accidentale di un elicottero russo Mi-24 da parte dei militari azeri.

Il velivolo stava scortando un convoglio russo in territorio armeno al confine con l’Azerbaigian. Il governo di Baku si è immediatamente scusato per l’incidente, promettendo un’indagine per punire i responsabili dell’accaduto. L’episodio, costato la vita a due militari russi, ricorda quello del 2015, quando la contraerea turca colpì un Su-24 russo nello spazio aereo siriano.

La Russia reagì furiosamente, ma, dopo le quasi scuse di Erdogan, l’incidente non innescò ritorsioni eccessive da parte di Putin, salvo l’imposizione di alcune sanzioni, e servì piuttosto a lanciare una nuova fase delle relazioni tra Mosca e Ankara con importanti implicazioni per il Medio Oriente e non solo.

In ogni caso, le condizioni della difesa armena erano diventate quasi disperate negli ultimi giorni. Nel fine settimana, le forze azere, appoggiate in maniera decisiva dalla Turchia, avevano fatto progressi determinanti verso la seconda città del Nagorno-Karabakh, Shusha, poi conquistata probabilmente già nella mattinata di domenica.

Da questa località si domina e raggiunge facilmente la capitale della regione autonoma, Stepanakert, così che l’imminente irruzione dell’esercito azero, che ha anche strappato a Yerevan il controllo della via d’accesso all’enclave, ha costretto il premier armeno Pashinyan a cedere e ad accettare sostanzialmente la resa.

A conferma che l’accordo entrato in vigore alla mezzanotte di lunedì ratifica la vittoria dell’Azerbaigian c’è innanzitutto il congelamento delle posizioni delle due parti in guerra. Questa condizione consolida la presenza azera nella città strategica di Shusha e, come già anticipato, il controllo della strada che collega l’Armenia al Nagorno-Karabakh. Il corridoio resterà comunque accessibile grazie al dispiegamento di quasi duemila “peacekeepers” russi, i quali resteranno per un periodo prorogabile di cinque anni anche lungo la nuova “linea di contatto” in Nagorno Karabakh. La regione a maggioranza armena conserverà la propria autonomia nell’ambito dello stato azero. L’accordo non prevede esplicitamente l’impiego di soldati di Ankara, ma il presidente dell’Azerbaigian Aliyev ha garantito che anche l’alleato turco sarà coinvolto nelle operazioni.

...

L’accordo sul Nagorno-Karabakh è in ogni caso solo la parte iniziale di un processo che dovrebbe risolvere definitivamente una crisi ereditata dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. L’intrecciarsi con altre vicende caldissime che coinvolgono svariate potenze globali e regionali rende la situazione nel Caucaso ancora esposta al rischio di precipitare. Per il momento, tuttavia, il peggio sembra poter essere evitato.

Gli eventi di queste ultime settimane hanno così dimostrato, a fronte dell’impotenza occidentale, come la Russia resti la principale forza stabilizzatrice nelle aree di crisi dove pure sono in gioco i propri interessi. Non solo, per quanto Erdogan ostenti i successi delle sue ambizioni neo-ottomane, la Turchia continua a dover fare i conti con la Russia, così nel Caucaso come in Siria e in Libia. Ciononostante, la vicenda del Nagorno-Karabakh dimostra che la partnership strategica tra Mosca e Ankara, anche se data da molti sull’orlo del fallimento, resta viva e in grado di produrre risultati nello spazio euro-asiatico, con buona pace delle illusioni delle cancellerie occidentali.

 

Potete seguirci sui seguenti Social Media:

Instagram: @parstodayitaliano

Whatsapp: +9809035065504, gruppo Notizie scelte

Twitter: RadioItaliaIRIB

Youtube: Redazione italiana

VK: Redazione-Italiana Irib

E il sito: Urmedium