Cina-India, la guerra dei ponti alle Maldive
(last modified Sat, 28 Nov 2020 06:59:50 GMT )
Nov 28, 2020 07:59 Europe/Rome
  • Cina-India, la guerra dei ponti alle Maldive

Nel 2018, grazie a prestiti cinesi, il governo delle Maldive inaugurò un ponte lungo 2,1 chilometri che collega due delle isole del paese: Malé, dove si trova la capitale, e Hulhule, dove ha sede l’aeroporto.

Il ponte fu costruito da una compagnia cinese che impiegò lavoratori cinesi, con soldi cinesi. In tutto, costò 200 milioni di dollari. In maniera significativa, l’opera è chiamata “Ponte dell’amicizia tra Cina e Maldive”. Ad agosto, però, l’India ha deciso di controbattere con la costruzione di un nuovo ponte: collegherà Malé ad altre isole della stessa area, e sarà molto più lungo (6,7 chilometri) e più costoso (500 milioni di dollari).

Grazie al nuovo regime maldiviano il sogno si sta realizzando: il ponte Made in India sarà lungo oltre tre volte quello cinese.

Era ben più che una questione di orgoglio architettonico viste le implicazioni geopolitiche di queste isole distese per quasi 900 km sull’Oceano indiano e ambite dagli stessi Usa di Donald Trump, che non a caso aveva spedito di recente a Malè il segretario di Stato Mike Pompeo. Del resto è qui che passa metà del greggio importato e l’80% degli scambi commerciali di Delhi, un tempo contraria alla presenza degli Usa e oggi loro alleata nel tentativo di strappare alla Cina il maggior numero di aree di influenza.

Questa competizione infrastrutturale tra due grandi potenze mondiali che si contendono un arcipelago dell’Oceano Indiano nasce da ragioni storiche e strategiche. Per la loro relativa vicinanza al subcontinente, le Maldive sono da sempre sotto la sfera d’influenza indiana. Il governo dell’India sostenne per trent’anni Maumoon Abdul Gayoom, il dittatore che ha governato il paese tra il 1978 e il 2008, e ha fatto lo stesso anche con Mohamed Nasheed, il primo presidente del paese democraticamente eletto, che ha governato tra il 2008 e il 2012. Dopo Nasheed, tuttavia, salì al potere Abdulla Yameen, un leader con tendenze autoritarie che decise di cambiare l’orientamento diplomatico delle Maldive, e di aprirsi alla Cina.

L’avvicinamento delle Maldive alla sfera d’influenza cinese però è un grave problema per l’India, e non soltanto per ragioni di orgoglio diplomatico. Le isole che compongono l’arcipelago sono attraversate da vie marittime di fondamentale importanza per l’India: vicino alle Maldive passano le rotte commerciali che garantiscono l’80 per cento degli scambi esterni e il 50 per cento delle importazioni energetiche dell’India. Lungo le stesse rotte passa anche il 62 per cento del greggio che la Cina importa dall’Africa e dall'Asia occidentale. Per questo l’India ha sempre avuto un’attenzione particolare per le Maldive, e per questo l’espansione dell’influenza cinese è stata accolta con preoccupazione.

 

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