Tunisia, il caso dei rifiuti dall’Italia: licenziato e arrestato ministro dell’Ambiente
Il problema, comunque, non è solo giudiziario ed amministrativo in Tunisia, ma anche ambientale per l'Italia
Il premier tunisino, Hichem Mechichi, ha deciso di licenziare il ministro degli Affari locali e dell’Ambiente, Mustapha Laroui, dopo che questo è stato coinvolto nel caso dei rifiuti importati illegalmente dall’Italia: è l'inchiesta su un traffico di rifiuti che partivano dall'Italia per essere trattati da una impresa tunisina specializzata nel trattamento e quindi riciclaggio di materiale plastico di provenienza industriale.
Mechichi, in realtà, non ha specificato le ragioni del licenziamento, ma la decisione del 20 dicembre è da collegarsi a una questione in corso da settimane. In particolare, nella sera del 2 novembre, il canale “El-Hiwar Ettounsi”, nel corso del programma televisivo “Le quattro verità”, ha rivelato l’esistenza di un contratto tra un’azienda tunisina, con sede a Sousse, ed una società italiana, che prevede il trasferimento di 120 tonnellate di rifiuti l’anno dall’Italia alla Tunisia, in cambio di circa 48 euro per ogni tonnellata importata. Stando a quanto riferito da fonti tunisine, dall’Italia sarebbero state esportate in Tunisia 70 container con circa 120 tonnellate di rifiuti, mentre più di altri 200 container sono stati depositati presso il porto di Sousse, in attesa di essere smistati.
A seguito del servizio dell’emittente tunisina, il Ministero degli Affari locali e dell’Ambiente ha annunciato di aver disposto l’apertura di un’inchiesta, volta ad indagare sul contratto stipulato tra la parte italiana e tunisina, autorizzando altresì una “missione di monitoraggio”. Ad oggi, le indagini sono ancora in corso, ma queste hanno già portato all’arresto di 12 persone, sulla base di una decisione emessa dal Tribunale di prima istanza di Sousse. Si tratta di funzionari e responsabili del Ministero dell’Ambiente tunisino e della Dogana, i quali sono stati chiamati in Procura il 21 dicembre.
Il problema, comunque, non è solo giudiziario ed amministrativo in Tunisia, ma anche ambientale per l'Italia perché, secondo quello che si è capito, essendo entrati nel Paese nordafricano senza alcuna autorizzazione (o, se c'era, era falsa o falsificata), i rifiuti devono essere riconferiti a quello da dove sono partiti. Quindi l'Italia, dove, prima o poi, arriveranno i container con i rifiuti industriali plastici che si pensava dovessero essere trattati in Tunisia.
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