Uganda: la carneficina pre-elettorale: bloccati i social network
KAMPALA - Stop dei social network e delle numerose applicazioni per scambiarsi messaggi, in vista delle elezioni presidenziali che si terranno il prossimo 14 gennaio.
Lo ha deciso oggi la Commissione delle comunicazioni inUganda guidata da Irene Sewankambo per “sospendere immediatamente ogni accesso e uso” dei social network.
E il candidato alla presidenza dell’Uganda Robert Kyagulanyi, ex cantante noto con il suo nome d’arteBobi Wine, ha interrotto bruscamente un’intervista radiofonica dicendo che i militari avevano fatto irruzione nella sua casa. Già il mese scorso la sua guardia del corpo è stata uccisa, investita da un veicolo della polizia militare.
Secondo Sylvie Namwase, ricercatrice dell’University of Copenhagen, per due giorni nel novembre 2020, l’Uganda ha assistito ad alcune delle rivolte più violente degli ultimi dieci anni. Le rivolte sono state innescate dall’arresto di Kyagulanyi, che sta sfidando l’incombente Yoweri Museveni nelle elezioni del 14 febbraio 2021.
Le autorità hanno affermato che Kyagulanyi, aveva costantemente ignorato le linee guida della campagna elettorale relative al COVID-19 che limitavano le riunioni a non più di 200 persone. Nelle violenze che ne sono seguite, contingenti di polizia pesantemente armati e dell’esercito hanno risposto con gas lacrimogeni e proiettili veri, provocando la morte di almeno 45 persone. Secondo quanto riferito, undici membri delle forze di sicurezza sono stati feriti durante i disordini.
L’uso letale della forza per interrompere una rivolta, secondo Namwase, ha provocato condanne nazionali e internazionali. Ha anche sollevato interrogativi sullo standard applicato dalle forze di sicurezza dell’Uganda per reprimere questa e simili rivolte mortali in passato. L’uso indiscriminato e indiscriminato di armi da fuoco e munizioni vere ha portato direttamente alla carneficina assistita in soli due giorni. Questa risposta violenta della polizia e delle unità dell’esercito rafforza la mia opinione secondo cui l’Uganda deve rivedere il proprio quadro giuridico nazionale sull’uso della forza e delle armi da fuoco durante l’applicazione della legge.
L’attuale quadro contiene standard altamente permissivi e ambigui che consentono alle forze dell’ordine di usare una forza eccessiva senza chiare linee di responsabilità.
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