Funerale della democrazia
(last modified Tue, 14 Dec 2021 13:01:52 GMT )
Dic 14, 2021 14:01 Europe/Rome
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Londra - La notizia, resa nota nel fine settimana, dell’episodio ischemico sofferto dal fondatore ...

di WikiLeaks, Julian Assange, durante un’udienza lo scorso mese di ottobre ha ingigantito il senso di disgusto provocato dalla vergognosa sentenza, pronunciata venerdì dall’Alta Corte britannica, con cui è stato dato il via libera alla sua estradizione negli Stati Uniti del giornalista investigativo australiano. Contro l’appello del governo di Washington vi era semplicemente una montagna di elementi che un tribunale anche solo passabilmente democratico avrebbe preso in considerazione. Al contrario, la farsa giudiziaria della persecuzione di Assange si è avviata verso l’epilogo peggiore per fare della sua vicenda un esempio in grado di scoraggiare qualsiasi futura rivelazione dei crimini dell’imperialismo americano.

A raccontare del grave problema di salute avuto da Assange è stata la compagna, Stella Moris, in un’intervista al quotidiano Daily Mail. Il giornalista australiano era stato vittima di quello che i medici hanno descritto come una “mini ischemia” o “attacco ischemico transitorio” mentre assisteva in video-conferenza al dibattimento per la sua estradizione il 26 ottobre scorso. Alcuni di coloro che avevano assistito alle udienze in quel periodo hanno raccontato in effetti di un Assange visibilmente sofferente e che faticava anche solo a rimanere cosciente o seduto sulla propria sedia.

Le visite a cui era stato sottoposto dopo l’attacco avevano evidenziato segni di “danni neurologici”. Stella Moris ha spiegato al Daily Mail che quanto accaduto è la diretta e inevitabile conseguenza degli insostenibili livelli di stress a cui Assange viene sottoposto da ormai un decennio, soprattutto dopo i quasi tre anni di detenzione nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh seguiti all’arresto illegale nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra nell’aprile del 2019.

Il deterioramento delle condizioni di salute di Assange è documentato da tempo, essendo anche oggetto di ripetute critiche e appelli al governo britannico da parte di organizzazioni umanitarie, di medici da ogni parte del pianeta e dalle stesse Nazioni Unite. Nonostante questa mobilitazione, Londra, di concerto con Washington, continua a impiegare metodi di tortura contro Assange per piegarne la resistenza e, di fatto, provocarne il decesso come vendetta per il suo lavoro al servizio del giornalismo e della verità.

Secondo il medico americano Bill Hogan, membro del gruppo internazionale Doctors4Assange, l’episodio ischemico sofferto a ottobre da Assange è molto raro per un cinquantenne ed esiste perciò “una diretta catena di eventi psicologici” che lo hanno determinato. L’evento, ha spiegato Hogan, era “del tutto prevedibile ed evitabile”, ma gli USA e il Regno Unito “hanno ignorato gli allarmi”, così che entrambi i governi sono “responsabili” delle condizioni di Assange e ciò conferma ulteriormente “come il loro obiettivo sia quello di assassinare” il fondatore di WikiLeaks.

Per la compagna, i famigliari e i sostenitori di Assange il timore è che la “mini-ischemia” di fine ottobre rappresenti un preavviso di un attacco più grave. Il relatore speciale sulle torture dell’ONU, Nils Melzer, ha a sua volta avvertito che le condizioni di salute di Assange rischiano di entrare in una “spirale di peggioramento che mette in pericolo la sua stessa vita”. Come lo stesso Melzer aveva già evidenziato in un durissimo rapporto sulle sue condizioni, l’unica soluzione è la fine “delle pressioni, dell’isolamento e della persecuzione” a cui Assange viene sottoposto. Sempre a proposito di quanto successo a fine ottobre, Melzer si è chiesto come sia possibile che si possa discutere della legittimità dell’estradizione e di un processo-farsa negli USA se lo stato di salute di Assange “non gli consentiva nemmeno di presenziare al suo processo in video-conferenza”.

La più recente rivelazione di Stella Moris sulle condizioni di Assange costituisce un ulteriore elemento a conferma del fatto che il dibattimento per l’estradizione negli Stati Uniti non è stato altro che un procedimento persecutorio e anti-democratico, messo in piedi per ratificare una decisione già presa a Washington e a Londra. Basti pensare, a proposito della serissima situazione del numero uno di WikiLeaks, che l’attacco ischemico è avvenuto mentre in aula i legali del governo americano cercavano di screditare le testimonianze dei medici della difesa per dimostrare che i rischi per la salute e la stessa vita di Assange in caso di estradizione sarebbero stati inesistenti o tutt’al più trascurabili.

Per quanto riguarda il verdetto emesso venerdì scorso, la questione verteva sul ricorso presentato dal dipartimento di Giustizia USA contro la sentenza di gennaio della giudice distrettuale, Vanessa Baraitser, con la quale aveva respinto la richiesta di estradizione per Assange. Quella sentenza aveva in sostanza accolto la tesi di Washington, cioè che un giornalista può essere processato per avere rivelato documenti governativi riservati, ma aveva negato il trasferimento negli Stati Uniti a causa del pericolo concreto per la salute dell’imputato e, soprattutto, per il rischio di suicidio in caso di detenzione in un carcere americano. 

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