Amnesty, report su violazioni dei diritti umani negli USA - 3
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WASHINGTON - Sfogliando le pagine del rapporto 2021-22 dell'Amnesty siamo arrivati alla situazione dei difensori dei diritti umani in America che continuato a subìre vari tipi di intimidazioni da parte delle autorità degli Stati Uniti.
(last modified 2024-11-17T06:24:12+00:00 )
Lug 02, 2022 20:10 Europe/Rome
  • Amnesty, report su violazioni dei diritti umani negli USA - 3

WASHINGTON - Sfogliando le pagine del rapporto 2021-22 dell'Amnesty siamo arrivati alla situazione dei difensori dei diritti umani in America che continuato a subìre vari tipi di intimidazioni da parte delle autorità degli Stati Uniti.

I rapporti annuali nazionali sulle pratiche in materia di diritti umani, pubblicate dal dipartimento di stato americano, sono stati accompagnati da un riconoscimento pubblico da parte del segretario di stato dell’importanza dei difensori dei diritti umani e dei rischi da loro affrontati. L’amministrazione Biden ha anche rilanciato l’agenda politica sul supporto degli Usa ai difensori dei diritti umani, che era stata accantonata da diversi anni.

A maggio, notizie di stampa hanno fatto emergere che le autorità americane avevano tracciato e vessato difensori dei diritti umani attivi nell’area di confine tra Usa e Messico, durante il 2018 e il 2019, anche attraverso un elenco illegale di attivisti sottoposti a sorveglianza dal governo, come documentato nel rapporto pubblicato da Amnesty International nel 2019 “Salvare vite non è un reato: vessazioni giudiziarie politicamente motivate da parte degli Usa contro i difensori dei diritti umani dei migranti”.

Difensori dei diritti umani e giornalisti hanno continuato a denunciare di avere subìto intimidazioni e vessazioni da parte delle autorità mentre attraversavano il confine o mentre svolgevano il loro lavoro in Messico, e che questo aveva avuto conseguenze sulla capacità di svolgere il loro lavoro e sul loro benessere generale. A settembre, l’ufficio dell’ispettore generale del dipartimento della Sicurezza interna ha pubblicato un rapporto che confermava che le agenzie di sicurezza avevano vessato illegalmente giornalisti e attivisti alle frontiere, senza una valida base legale e che, in alcuni casi, avevano a quanto pare anche insabbiato le loro violazioni, distruggendo le prove delle comunicazioni e della coordinazione con le autorità messicane in relazione a questi abusi.

Negli ultimi giorni dell’amministrazione Trump, a gennaio, il governo federale ha effettuato tre esecuzioni, proseguendo la sua linea inaugurata nel 2020 contraria a una moratoria delle esecuzioni federali che durava da 17 anni. A luglio 2021, il dipartimento di Giustizia americano ha stabilito una moratoria sulle esecuzioni federali nel quadro di un riesame dell’agenda politica del dipartimento in materia di pena capitale. Tuttavia, il governo federale ha continuato a chiedere l’imposizione della pena di morte in determinati casi giudiziari. Le esecuzioni statali sono riprese nel 2021 dopo una sosta stabilita nel 2020 dovuta al protrarsi della pandemia da Covid-19, oltre che all’esito di un ricorso giudiziario riguardante i protocolli di esecuzione in determinati stati.

A distanza di un decennio da quando decine di detenuti erano stati sottoposti al programma di detenzione segreta operato dalla Cia, autorizzato dal 2001 al 2009, nessuno è stato portato davanti alla giustizia per le sistematiche violazioni dei diritti umani, tra cui sparizioni forzate, tortura e altro maltrattamento, commesse nel contesto di questo programma. Il rapporto del comitato d’intelligence del senato sulla tortura praticata dalla Cia rimaneva ancora secretato, a distanza di anni da quando le limitate indagini condotte su questi reati erano state chiuse senza alcun rinvio a giudizio.

Durante il 2021, il congresso americano non ha approvato alcun provvedimento legislativo per regolamentare l’accesso alle armi da fuoco. Il governo ha continuato a fallire nel proteggere gli individui dalla persistente violenza legata all’uso delle armi da fuoco, violando così i loro diritti umani, come il diritto alla vita, alla sicurezza personale e alla libertà dalla discriminazione, per citarne alcuni.

L’impennata nella vendita di armi registrata durante la pandemia, l’accesso illimitato alle armi da fuoco, l’assenza di leggi organiche sulla sicurezza riguardo alle armi (tra cui una efficace regolamentazione sull’acquisizione, il possesso e l’utilizzo) e la mancanza d’investimenti in adeguati programmi d’intervento e di prevenzione in materia hanno continuato ad alimentare questo tipo di violenza.

Si stima che negli Usa durante il 2020 la violenza legata all’uso delle armi da fuoco abbia causato la morte di almeno 44.000 persone. Durante la pandemia da Covid-19, tra il 2020 e il 2021, la decisione assunta dalle autorità di governo di alcuni stati di inserire i negozi di armi nell’elenco delle “attività commerciali essenziali” ha avuto l’effetto di esacerbare la violenza armata. A maggio, il dipartimento di Giustizia americano ha proposto l’introduzione di una norma che avrebbe aggiornato la definizione del termine “arma da fuoco” e relative componenti per la prima volta dal 1968, osservando che, nel periodo compreso tra il 2016 e il 2020, la polizia aveva recuperato sulla potenziale scena del crimine un totale di 23.000 armi da fuoco senza numero di matricola (le cosiddette “pistole fantasma”).

A novembre 2021, la Corte suprema degli Usa ha esaminato il suo primo ricorso giudiziario in oltre un decennio sul diritto costituzionale del porto d’armi. La decisione finale in questo ricorso potrebbe determinare se ogni privato cittadino può girare liberamente armato senza dimostrare una “giusta causa” o senza ottenere la necessaria licenza speciale rilasciata a discrezione delle autorità locali.

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