Unione europea ed il suicidio economico
BRUXELLES (Pars Today Italian) – Il colpo più duro al futuro dell’Europa è stato la rottura delle relazioni commerciali con la Russia.
Eliminare la dipendenza dal gas russo assumendone una ancora maggiore e con paesi estremamente suscettibili alle sollecitazioni politiche ed alle speculazioni di mercato, è la più improvvida delle mosse. Consegnarsi ad un mercato internazionale delle materie prime che ha nella volatilità dei pressi e delle forniture l’elemento di maggior pericolo per la stabilità energetica europea appare una scelta suicida. Inoltre, la rinuncia agli idrocarburi russi stronca sul nascere la possibilità di recupero economico post-pandemico mentre l’aumento enorme della spesa energetica è in buona parte responsabile dell’inflazione al 10% su base continentale. Cessare gli acquisti di gas e petrolio da Mosca grava in misura pesante sulle casse della UE che, per almeno un quinquennio, costituirà sia la ragione di un progressivo deprezzamento dell’Euro che l’impedimento maggiore alle politiche di sviluppo e di riduzione della povertà su scala continentale.
Evidenti anche i riflessi sulla politica estera: la Ue, con la rottura con Mosca, ha scelto di rinunciare alla propria influenza politica, commerciale e di sicurezza nell’ambito euroasiatico, di ridurre l’intesa con la Cina e di limitare la sua capacità di condizionamento verso i paesi del Maghreb. In pratica, una sostanziale abdicazione al ruolo che voleva assumere.
Quest’ultimo tratto lo si può cogliere esaminando l’altro aspetto, anch’esso strategico, che ha che vedere con la sua identità politica e riguarda le ipotesi di un esercito europeo, che avrebbe dovuto rappresentare la politica estera e gli interessi strategici della UE. Ebbene, le ipotesi al riguardo sono definitivamente tramontate in Ucraina; il funerale dell’Europa militare si è celebrato con la consegna alla NATO della rappresentanza politica e dell’apparato bellico.
In questa logica autolesionistica vi sono due convincimenti non detti ma evidenti: quello cioè che una ripresa economica statunitense possa avvenire attraverso la sconfitta di Russia e Cina, immaginando una “balcanizzazione” dei loro territori ed una loro improbabile riduzione a potenze regionali, comunque non in grado di contrastare il dominio globale di Washington. Un convincimento erroneo che si accompagna ad un altro altrettanto erroneo, ovvero quello che vede nella forza militare degli Stati Uniti l’ombrello protettivo di tutto l’Occidente.
Più in generale, il ruolo co-belligerante sul piano militare viene dal totale affidamento politico al volere degli Stati Uniti: una subordinazione verso Washington che ha raggiunto livelli di autolesionismo politico ed economico che mai si sarebbero potuti verificare ai tempi di Mitterrand, Palme, Kreisky, Khol, Chirac, Angela Merkel, Prodi.
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