Teorie sull'attacco dei droni contro il Cremlino
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MOSCA - A pochi giorni dall'abbattimento di due droni sul tetto del Cremlino, né gli ucraini né i loro padroni politici (Regno Unito e Stati Uniti) hanno rivendicato la responsabilità dell'azione.
(last modified 2025-09-24T11:19:06+00:00 )
May 12, 2023 08:10 Europe/Rome
  • Teorie sull'attacco dei droni contro il Cremlino

MOSCA - A pochi giorni dall'abbattimento di due droni sul tetto del Cremlino, né gli ucraini né i loro padroni politici (Regno Unito e Stati Uniti) hanno rivendicato la responsabilità dell'azione.

Esistono tre versioni dell'accaduto: quella ucraina, che, come per i precedenti attacchi, nega e indica negli oppositori di Putin i responsabili; quella statunitense, che ribadisce l'estraneità della Casa Bianca; quella russa, che accusa Stati Uniti e Ucraina di aver cercato di assassinare il presidente Vladimir Putin.

La versione ucraina non sorprende: segue pedissequamente lo stesso copione già utilizzato in precedenti attacchi "non supportati" da parte statunitense. Basti ricordare quello al ponte di Crimea, l'assassinio di Darya Dugina e - cosa strategicamente più significativa - il sabotaggio del gasdotto North Stream. Per ognuno di questi attacchi, la macchina propagandistica della NATO, cioè l'intero mainstream occidentale, ha cercato di trasmettere la presunta responsabilità diretta della Russia: e così Dugina è stata uccisa da presunti avversari di suo padre, il gasdotto è stato sabotato per dispetto e ora i droni sul Cremlino sarebbero opera degli oppositori di Putin. Insinuando così che siamo tutti idioti e che i russi, oltre a essere incapaci di difendersi, siano autolesionisti.

L'attacco al Cremlino è stato seguito da un altro attacco, questa volta ad un altro scrittore, Zakhar Prilepin, ex combattente russo nel Donbass e sostenitore di Putin e dell'Operazione in Ucraina. Il suo autista è stato ucciso, Prilepin è rimasto ferito. Il metodo ricorda quello più comunemente usato dal Mossad e ripete l'attacco in cui è stata uccisa Darya Dugina, con un ordigno esplosivo telecomandato collocato sotto l'auto della vittima.La data dell'attacco al Cremlino non era casuale: si è alla vigilia delle celebrazioni del 9 maggio, data in cui la Russia celebra la vittoria sovietica contro il nazismo che Zelensky in Ucraina ha appena abolito, insieme al 1° maggio. La speranza di Kiev era di indurre Mosca a ritirare le celebrazioni, avrebbe ottenuto un buon risultato politico-propagandistico.

Anche questo obiettivo è stato mancato. Il 9 maggio si terranno le solite celebrazioni sulla Piazza Rossa, perché la data non ha solo un valore storico e politico ma anche simbolico, visto che la Russia di oggi, come l'Unione Sovietica di ieri, difende la propria integrità, mentre l'Ucraina di oggi aderisce molto al disegno politico di Stephan Bandera, l'uomo forte del nazismo ucraino mai placato.

Per tornare all’attentato, il buon senso dice che la versione russa è l'unica credibile, quella occidentale appare come un pacchetto propagandistico privo di senso e credibilità. L'obiettivo dei droni non era raddrizzare le antenne sui tetti del Cremlino, l'obiettivo era colpire il presidente o, perlomeno, trasformarlo in possibile bersaglio, mandare un segnale diperforabilità della Russia. La logica e la ragionevolezza suggeriscono che l'attacco sia stato opera della stazione locale della CIA o dell'MI-5 a sostegno delle unità dell'SBU di Kiev. In breve, è credibile che si sia trattato di una covert action condotta con l'approvazione di Langley.

Del resto, l'unica certezza ad oggi è la completa e totale subordinazione politica e militare dell'Ucraina alla NATO: che Kiev possa pianificare ed eseguire una simile operazione senza il consenso, il sostegno operativo e la copertura politica di Washington, è surreale. L'attribuzione della presunta autonomia ucraina dalle decisioni statunitensi è solo un modo per proteggere gli Stati Uniti da una risposta russa simmetrica e per non svelare al mondo intero i loro veri interessi in questa guerra.

 

 

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