Tour europeo di Zelensky a caccia di armi
LONDRA – Il tour europeo del presidente ucraino Zelensky è incentrato su una nuova questura all'Unione europea, ha avuto anche il compito di rilanciare politicamente il despota di Kiev e ...
di nascondere le difficoltà militari spaventose che attraversano l’esercito, che ad ogni analisi militare appare non in grado di mettere in campo la già pedissequamente annunciata controffensiva, mentre continua a perdere terreno e uomini.
E' stato lo stesso Zelensky, alla vigilia della sua visita a Roma, Berlino, Parigi e Londra ad affermare che la controffensiva ucraina non sarebbe stata possibile, almeno nei tempi e nei modi nei quali era stata propagandata, perché avrebbe avuto un costo in uomini insopportabile per il Paese.
Quella delle perdite in vite umane dell’Ucraina è questione che non ottiene nessuno spazio nel sistema mediatico occidentale. Non vi sono dati sulle perdite ucraine come sulla capacità di difesa dagli attacchi russi. Vengono versati fiumi di parole per raccontare presunte difficoltà russe, crisi nella catena di comando di Mosca, contrasti interni al gruppo dirigente russo e malessere delle truppe. Il tutto mentre si rassicura che l’Ucraina vincerà, come si è detta certa la premier italiana Meloni in una esaltazione ritardata e nostalgica del fanfaronismo mussoliniano.
Quella sullo stato delle cose sul terreno non è questione secondaria. E’ elemento decisivo per contrastare gli sforzi diplomatici di Cina e Vaticano e per convincere l’opinione pubblica europea, che chiede a gran voce la fine di aiuti militari che servono solo ai mercanti di armi ed a proseguire nella guerra. Non a caso l’informazione sulla situazione militare sul terreno viene appaltata al ministero della Difesa di Kiev, ormai famoso per le iperboli con cui confeziona le bugie. L’ultima di queste, parla di 200.000 morti russi, che in realtà, dall’inizio del conflitto, sfiorano i diecimila.
Del resto non si capirebbe come mai la Russia occupa il 25% dell’Ucraina, da Kiev si denunciano bombardamenti sulle abitazioni civili ed ogni altra nefandezza, ma poi si forniscono numeri di caduti russi che si spiegherebbero solo se i russi bombardassero se stessi. I numeri iperbolici che fornisce Kiev davvero denunciano la guerra propagandistica, dove gli ucraini raggiungono punti di eccellenza nello spararle grosse. Loro ci mettono la fantasia e, così come combattono con armi, munizioni e comandanti NATO, si servono del sistema mediatico occidentale e della censura nei confronti della Russia per veicolare numeri e storie completamente inventate.
Sin dall’inizio il conflitto ucraino si è caratterizzato in questo modo. Basta ricordare il primo episodio di guerra mediatica, l’occupazione russa dell’Isola dei serpenti. Mentre la propaganda ucraina raccontava di gesta eroiche dei difensori, di impossibilità per i russi di prendere l’isola, Mosca produsse i video della resa generale di tutti i militari ucraini che si trovavano a difenderla, con tanto di dichiarazioni dei prigionieri. Fu solo con il primo scambio di prigionieri tra Ucraina e Russia che molti dei difensori dell’isola, affatto eroici, vennero riconsegnati alle autorità ucraine.
Tutta la guerra è stata segnata da questa totale mistificazione della realtà, da questo rovesciamento della realtà che costituisce il format della comunicazione, tipico delle guerre di quarta e quinta generazione, che prevedono l’utilizzo dei media come strumento fondamentale di sostegno per le operazioni militari. Nascondere i propri insuccessi e generare sdegno per i successi del nemico, trasformando i suoi successi in crimini e i suoi insuccessi in disfatta, è il primo e più elementare dei moduli comunicativi.
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