Foreign Policy ammette: le capacità dell’Iran restano intatte
(last modified Sun, 29 Jun 2025 04:24:16 GMT )
Giu 29, 2025 06:24 Europe/Rome
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    Foreign Policy ammette: le capacità dell’Iran restano intatte

Pars Today– La rivista Foreign Policy, analizzando immagini satellitari ottenute dopo l’aggressione del regime israeliano e degli Stati Uniti contro l’Iran, ha scritto: sebbene questi attacchi abbiano causato dei danni, non hanno distrutto le capacità di Teheran.

Secondo Pars Today, questa influente rivista americana scrive che le immagini satellitari provenienti dall’Iran dopo l’attacco di Israele e degli Stati Uniti mostrano danni inflitti ad alcune capacità iraniane, ma non vi è alcuna prova della loro distruzione.

L’autore dell’articolo ammette che gli attacchi israeliani contro l’Iran, anche con il supporto americano, sono stati deboli e che, nel migliore dei casi, hanno ritardato il programma nucleare iraniano solo di pochi mesi.

Il commentatore della rivista, facendo riferimento all’analisi di un rapporto classificato dell’Agenzia d’Intelligence della Difesa americana (DIA) da parte di CNN e New York Times, afferma che entrambe le testate, analizzando quel documento riservato, hanno concluso che il programma nucleare iraniano, dopo gli attacchi della scorsa settimana, è stato ritardato al massimo di uno o due mesi.

L’analisi sottolinea inoltre che ci sono molte domande sulla quantità di uranio arricchito al 60% in possesso dell’Iran e se tale quantità sia stata distrutta negli attacchi americani o trasferita in un luogo sconosciuto. Senza dubbio, i funzionari americani sono in imbarazzo per il fatto di non sapere dove siano finite queste sostanze e hanno fornito spiegazioni ridicole.

Secondo l’analista di Foreign Policy, i funzionari dell’amministrazione Trump, affermando che Israele e gli Stati Uniti hanno completamente eliminato la capacità dell’Iran di arricchire uranio, stanno cercando di minimizzare il pericolo rappresentato da questi materiali scomparsi.

L’analista prosegue riferendosi al rapporto del DIA, secondo cui una delle opzioni a disposizione dell’Iran sarebbe quella di reinstallare le centrifughe presso l’impianto di Fordow. Secondo questa agenzia federale, sebbene i bombardieri B-2 abbiano danneggiato il sistema elettrico dell’impianto sotterraneo, la sala di arricchimento è rimasta intatta.

L’autore confronta poi la situazione attuale degli impianti nucleari iraniani con quella successiva all’accordo sul nucleare (JCPOA), firmato nel 2015 e osteggiato dal regime israeliano e dai repubblicani americani, sostenendo che quell’intesa riuscì a ritardare il programma nucleare iraniano in misura molto maggiore, anche se i critici lamentavano che molte delle sue clausole sarebbero scadute dopo 10 o 15 anni.

Il regime sionista, nella notte di venerdì 13 giugno, in palese violazione del diritto internazionale e della sovranità nazionale della Repubblica Islamica dell’Iran, ha condotto un attacco militare contro alcune aree di Teheran e di altre città, inclusi impianti nucleari del paese.

In quell’attacco, diversi scienziati, militari e civili iraniani sono caduti martiri.

Nel prosieguo dell’aggressione, anche gli Stati Uniti, all’alba di domenica 22 giugno, hanno attaccato direttamente i siti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan, unendosi di fatto alla guerra del regime sionista contro l’Iran.