Trump porta la pace o fa solo clamore?
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Pars Today – Una rivista americana ha esaminato la pretesa di Trump di aver posto fine a diversi conflitti internazionali.
(last modified 2025-08-27T05:51:23+00:00 )
Ago 27, 2025 06:27 Europe/Rome
  • Donald Trump, presidente degli Stati Uniti
    Donald Trump, presidente degli Stati Uniti

Pars Today – Una rivista americana ha esaminato la pretesa di Trump di aver posto fine a diversi conflitti internazionali.

La rivista statunitense «Foreign Policy» ha recentemente scritto che, negli ultimi anni, Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, ha ripetutamente affermato di essere riuscito a porre fine a numerose dispute internazionali e di aver mediato accordi di pace. Secondo Pars Today, «Donald Trump» durante un colloquio con «Volodymyr Zelensky», presidente dell’Ucraina, dichiarò: «Ho posto fine a sei guerre», salvo poi, il giorno successivo, aumentare la cifra a «sette guerre» in un’intervista televisiva. L’articolo analizza queste affermazioni.

India e Pakistan; respinto il ruolo di Trump

Nel maggio 2025 Trump annunciò che, dopo lunghe trattative mediate dagli Stati Uniti, India e Pakistan avevano accettato un «cessate il fuoco totale e immediato». Il Pakistan confermò la notizia e arrivò persino a candidare Trump al Premio Nobel per la Pace. Tuttavia, l’India respinse il ruolo di Trump, ribadendo che l’accordo era stato raggiunto attraverso negoziati diretti con il Pakistan.

 

Ruanda e Repubblica Democratica del Congo; un fallimento

Trump, nell’incontro con Zelensky, menzionò anche i conflitti tra Ruanda e Congo, sostenendo che la sua amministrazione avesse avuto un ruolo nel fermare temporaneamente le ostilità e nel predisporre un accordo preliminare di pace. Questo accordo fu firmato alla Casa Bianca e seguito da un cessate il fuoco, che però non durò a lungo e i negoziati per una pace duratura fallirono.

 

Cambogia e Thailandia; cessate il fuoco fragile

Gli scontri di confine tra Cambogia e Thailandia, lo scorso luglio, provocarono oltre 40 morti e 300.000 sfollati. Un fragile cessate il fuoco iniziò il 28 luglio, ottenuto soprattutto grazie alla mediazione della Malesia. Prima dell’annuncio, Trump aveva scritto su Truth Social che gli Stati Uniti avrebbero avviato colloqui commerciali con questi Paesi solo in caso di cessazione delle ostilità. Dopo l’accordo, egli si attribuì il merito della tregua.

 

Armenia e Azerbaigian; nulla è chiaro

Il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev e il primo ministro armeno Nikol Pashinyan firmarono a Washington un accordo per porre fine a una disputa su un corridoio di transito. Tale percorso è stato ribattezzato «Via Trump per la pace e la prosperità internazionale», e una società americana ha ottenuto i diritti per svilupparlo. Tuttavia, non è chiaro se la disputa sia stata realmente risolta né quanto a lungo durerà l’intesa.

 

Israele e Iran; ci sarà ancora la guerra?

A fine giugno Trump annunciò che Israele e Iran avevano interrotto la guerra. Tuttavia, le cause principali del conflitto restano irrisolte e non si sa quando le ostilità riprenderanno. Inoltre, non è stata ancora stabilita una data per la ripresa dei negoziati indiretti sospesi tra Iran e Stati Uniti.

 

Egitto ed Etiopia; controversia non del tutto risolta

Trump affermò di aver portato la pace tra Egitto ed Etiopia. I due Paesi non erano in guerra, ma avevano dispute sul progetto della diga idroelettrica. Trump dichiarò che la questione era stata risolta e che «per ora regna la pace», ma in realtà la controversia non è stata ancora definitivamente chiusa.

 

Serbia e Kosovo; tensioni storiche ancora vive

La Casa Bianca citò l’accordo economico tra Serbia e Kosovo, raggiunto durante il primo mandato di Trump, come esempio di risoluzione di conflitti. Tuttavia, i due Paesi non sono più in guerra dagli anni ’90 e le tensioni storiche rimangono irrisolte.

 

Le evoluzioni sull’Ucraina e Russia; il conflitto continua

Dopo gli incontri diplomatici di Trump con Putin, Zelensky e altri leader europei, il presidente ucraino annunciò al suo ritorno a Kiev che gli Stati Uniti si erano impegnati a garantire la sicurezza post guerra. Putin, invece, chiese la piena cessione del Donbass, l’assenza di truppe occidentali in Ucraina e la rinuncia ai tentativi di adesione alla NATO. Nonostante ciò, il conflitto tra le due parti prosegue.

 

Tensioni con il Venezuela; attacco sotto il pretesto dei cartelli della droga

L’amministrazione Trump sta inviando tre cacciatorpediniere della Marina statunitense nelle acque costiere del Venezuela con il pretesto di combattere i cartelli della droga dell’America Latina. Le navi saranno accompagnate da 4.000 soldati. Inoltre, la taglia sulla cattura di Nicolas Maduro è stata aumentata a 50 milioni di dollari. Maduro, in risposta, ha dichiarato di aver mobilitato 4,5 milioni di militari per fronteggiare la minaccia.

 

Conclusione

L’analisi dei diversi casi dimostra che molte delle affermazioni di Trump sulla mediazione della pace sono esagerate o che il ruolo degli Stati Uniti è stato marginale. In alcuni casi, sono stati raggiunti veri accordi, ma la loro durata è incerta. In altri, Trump ha cercato di presentare dispute economiche o civili come «guerre», per amplificare il proprio ruolo. In definitiva, dal racconto di Trump emerge un misto di motivazioni politiche e del desiderio di costruire un’immagine eroica di sé sulla scena internazionale. Giudicare il successo o il fallimento di questo approccio richiederà un’analisi più attenta delle sue conseguenze a lungo termine nelle relazioni internazionali.