Lug 19, 2017 10:16 CET
  • Fanatismo: falso volto dell’islam(37)

Secondo il salafismo oringinario,  il principale modo per raggiungere la verirtà e la beatitudione è quello di seguire i «Salaf al-ṣaliḥin» cioè i «Pii antenati», ovvero le prime tre generazioni di musulmani.

Nel dottrina salafita queste tre generazioni vengono considerate «modelli» da seguire. Loro considerano anche obbligatorio seguire i detti e i comportamenti dei Salaf e Salil in modo assoluto e ritornare all’esempio di purezza delle prime generazioni di musulmani. la loro visione è strettamente"tradizionalista".  Il salafismo originario infatti era un movimento autenticamente religioso e proponeva una lettura troppo letteralista del sacro Corano. Secondo loro la conoscenza dell’Islam doveva e deve derivare dal Corano e dai precetti dei salaf al Salih e non dalla ragione o dalla interpretazione dei testi religiosi da parte dell’uomo.

Il salafismo moderno però ha assunto oggi l’aspetto di un movimento culturale e politico piuttosto che religioso. Rashid al-Ghannushi, (al-Hamma, 22 giugno 1941), ideologo tunisino e leader del partito tunisino “Ennahdha”, definendo il salafismo ribadisce il ritorno ai valori e ai principi originari e nega qualsiasi  “Taqlid”, (imitare e seguire qualcuno o qualcosa) nelle questioni religiose. Questa definizione è stata così ambigua che ha fatto emergere tanti dubbi e discussioni tra gli stessi seguaci del salafismo. Negli ultimi anni per esempio, per tracciare le linee principale di questa dottrina radicale e innovativa, si è svolta una conferenza a Riad, capitale dell’Arabia Saudita, dal titolo” Salafismo: il concetto  e  lo sviluppo” nella quale gli ideologhi e pensatori salafiti hanno discusso le sfide nate dalla definizione ambigua e poco chiara del salafismo originario che nel mondo moderno può essere intesa in vari modi.

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 Come abbiamo già accennato il salafismo originario ha avuto inizio con le teorie religiose di Ibn Taymiyah, discepolo della scuola "Hanbalista"  e poi, piu' in la' nel tempo, con quelle di Mohammed Ibn Abel Wahab. Nel XVIII secolo poi anche Mohammed Ibn Abdel Wahab aderisce all'hanbalismo. L'ultima setta salafita di rilievo, in ordine di tempo, la forma più moderna, è stato poi quello di Hassan al Banna che ha fondato nel 1928 l'Associazione dei Fratelli Musulmani. In questo caso, rispetto ai predecessori, il teologo egiziano introduceva una variante: l'utilizzo dell'Islam come strumento politico per la guida delle masse.

Negli anni '50 un altro egiziano, Sayyed Qutb (1906-1966), anch'egli membro dei Fratelli Musulmani, ha teorizzato sul fronte del salafismo politico la lotta armata per prendere il potere sui capi arabi "empi" ed il ripristino di uno Stato. Qutb e' stato il referente ideologico di molti gurppi terroristici, non ultimo Al Qaeda.

Nel corso degli anni  l’approccio esclusivamente tradizionalista dei salafiti, l’eredità di Ahmad Ibn Hanbal, che nella scoperta della verità dava più peso a naql ( i precetti trasmessi dai pii predecessori) che ad aql(ragione) ha subito dei cambiamenti ed è stato messo in serie discussioni dagli esperti religiosi. Nell’Arabia Saudita, per esempio, oggi le autorità del Paese, che temono di rimanere isolati e boicottati da altri paesi del mondo per le loro idee radicali,  si sono impegnate a conciliare il dogmatismo del salafismo con la ragione, mentre  i radicali religosi salafiti riufiutano fermamente  il pensiero razionale e la ragione. Anche in Pakistan ancora oggi i nqliun (sostenitori dei   precetti e comportamenti trasmessi dai pii predecessori) disprezzano il valore della ragione negli studi religiosi.

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Oggi perfino seguire le pie generazioni dei "Salaf al-Salaih”,  che è un elemento essenziale nell’ideologia salafita  è oggetto di numerose critiche. Non sono pochi i religiosi islamici, sia sunniti che sciiti, che  sostengono che i “salaf” appartenevano a un certo periodo storico, ormai passato, e che la loro condotta o i loro detti avevano validità solo nell’epoca in cui vivevano.  

Anche la violenza nel pensiero salafita che considera ogni oppositore, sia musulmano che non che non rispetta la loro vesione radicale dell’islam,  un apostata (murtad) o un miscredente (kafir) non è affatto accettabile per altri musulmani.

Questa idea ha portato alcuni estremisti a definire “nemici dell’Islam” la maggioranza dei musulmani, poiché questi non aderiscono alla loro radicale dottrina religiosa. Secondo i salafiti per combattere chi si esclude dalla loro comunità è possibile ricorrere alla lotta armata. La violenza, per loro, è considerata in alcuni casi l’unica soluzione, soprattutto quando un governo non rispetta i dettami della religione e reprime i cosidetti “veri islamici”, come succede in Siria e in Mali. Il salafismo infatti non sa concepire sentimenti umani. Ed è proprio per questo approccio radiacale, disumano e rigido che ogni giorno perde i suoi seguaci soprattutto tra i giovani