Fanatismo: falso volto dell’Islam (64)
Amici come vi abbiamo spiegato nelle puntate precedenti, nell’Islam per poter distinguere gli hadith veri da quelli falsi lo stesso Profeta Muhammad(as) ha indicato il Sacro Corano come discrimine.
Purtroppo anche durante i giorni del Profeta gli furono attribuiti falsi detti, tanto che ebbe a dire durante un suo sermone: ‘Chi mi attribuisce una falsità avrà per casa l’Inferno’.
Gli ipocriti, secondo quanto affermò l’Imam Ali(s), furono il primo gruppo di persone ad attribuire falsi detti all’Inviato di Dio. Ecco quattro narratori di hadith che formavano il nucleo di questi mentitori ipocriti: Abu Hurayrah, Amr ibn al-As, Mughirah bin Shu'bah e 'Urwah ibn az-Zubayr.
Purtroppo però non mancavano narratori indipendenti che hanno svenduto la propria religione unicamente per i benefici mondani. Narreremo un episodio come esempio.
Musica
Una volta, Mu'awiyah, califfo omayyade, offrì centomila dirham(la valuta araba) a Samrah ibn Khundab, uno dei compagni del Profeta, affinché narrasse che i versetti 204-206 della Sura Baqara(Giovenca) fossero stati rivelati in riferimento ad 'Ali ibn Abi Talib (A), e che il versetto 207 fosse stato rivelato in onore di Ibn Muljam {l’assassino dell’Imam 'Ali (A)}.
I versetti 204-206 recitano:
“E tra gli uomini c’è qualcuno che ti stupirà con le sue parole nella vita terrena; chiama Allah a testimone di quello che ha nel cuore, quando invece egli è il più duro dei nemici. {Lo dimostra il fatto che} quando ti volge le spalle, percorre la terra per portarvi la corruzione e per distruggere le colture e il bestiame. E Allah non ama la corruzione. E quando si dice: “Temi Allah!”, viene preso dalla superbia {e ciò lo spinge} a peccare {di più}. L’Inferno gli basterà! Che brutto giaciglio {avrà}!”
Questo doveva essere attribuito ad 'Ali (A).
E il versetto 207, che dice “Ma tra gli uomini c’è anche chi si sacrifica alla ricerca del compiacimento di Allah. E Allah è Gentile con i Suoi servi.”, doveva essere attribuito a Ibn Muljam.
Samrah, comunque, non accettò. Mu'awwiyah alzò il prezzo a duecentomila e poi a trecentomila, ma questo non fu sufficiente. Alla fine Mu'awiyah gli offrì quattrocentomila dirham e Samrah accettò e iniziò a narrare questo ‘hadith’.
Musica
Purtroppo, come è già stato accennato, anche brave persone furono coinvolte nell’invenzione degli hadith. Fu chiesto al giudice di Marw, Abu 'Ismah Faraj bin Abi Maryam al-Marwazi: “‘Da dove hai ricavato tutte queste tradizioni narrate da 'Ikrimah, che riporta Ibn 'Abbas, che cita il Profeta, il quale descrive la ricompensa che ha colui che recita ognuna delle Sure del Sacro Corano?’ Disse: ‘Mi capitò di trovare della gente interessata soltanto al fiqh (giurisprudenza) di Abu Hanifah e al maghazi di Ibn Ishaq, storico arabo; pertanto inventai questi hadith per ‘compiacere Dio’ e riportare così {quella gente} al Sacro Corano’”.
Purtroppo gli atei, gli zanadiqah (gli scettici) e gli ipocriti sfruttarono l’invenzione di hadith nel mondo islamico per trarne grandi vantaggi: essi introdussero migliaia di hadith, accreditandone la provenienza dai Compagni più celebri del Profeta (S), per distruggere la struttura dell’Islam, indebolirne la base e far crollare tutto l’edificio. Per esempio, il famoso ateo 'Abdul Karim ibn Abil-Awja, fu condannato a morte dal governatore di Kufa. Quando era sul punto di esser ucciso, disse:
“Bene, sebbene mi uccidano, ho inventato quattromila hadith rendendo halal (lecito) quello che è haram (illecito) e haram quello che è halal. Per Dio, vi ho fatto rompere il digiuno nei giorni in cui bisogna digiunare e vi ho fatto digiunare nella festività di 'Id”.
Musica
Ma questo piano non poteva aver successo se non si fosse fatto credere ai musulmani che il Sacro Corano, anziché essere stato compilato durante la vita del Profeta (S), fosse stato redatto, pezzo dopo pezzo, su ossa e fogli di carta, circa vent’anni dopo la sua morte.
I nemici dell’Islam compresero molto bene la psicologia dei vari gruppi musulmani e presentarono i loro temi anti-coranici mascherandoli come meriti (fazilat) per i sahabah, così da deviare i sunniti o gli sciiti. Il veleno fu somministrato dolcemente e ingerito senza alcun sospetto.
Così ogni fabbricante di hadith utilizzò la propria fantasia, producendo moltissime tradizioni che si contraddicevano fra loro.
Il grande ayatollah Seyyed al-Khoei, giurista e studioso islamico, ha esaminato in dettaglio tutte le tradizioni dei giorni posteriori alla compilazione del Sacro Corano, ed è giunto alla conclusione che il terzo califfo non “compilò” il Sacro Corano. Ciò che egli fece fu unificare i musulmani nella lettura che si praticava a Medina, proibendo tutte le altre che erano sorte in seguito.
Coloro che fossero interessati a studiare nel dettaglio questo aspetto possono riferirsi al suo Al-Bayan, pagg. 187-278.