Iran, scoprire la storia dell'arte - 01
vi presento il primo parte dell'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In ogni puntata cercheremo di raccontare ed approfondire allo stesso tempo la storia dell'arte iranica. In questo programma parleremo del periodo proto-elamita.
Il territorio del paese ancora oggi conosciuto con il nome di Iran ha conosciuto nel corso dei secoli modifiche e cambiamenti importanti, a partire dai confini, in passato scarsamente definiti e comunque diversi da quelli odierni. Dal punto di vista della collocazione geografica, l’Iran è un altopiano delimitato da grandi catene montuose. Esso può essere immaginato come un grande triangolo compreso tra le valli dell’Indo a est, i monti Zagros a ovest, il Mar Caspio, il Caucaso e il fiume Oxus a nord, e il Golfo Persico e il Mare d’Oman a sud.
La parte più bassa dell’altopiano iranico è costituita da regioni desertiche situate a 609 metri sul livello del mare. Con l’eccezione degli insediamenti costieri del Mar Caspio e del Golfo Persico, la maggior parte degli insediamenti urbani è situata ad un’altitudine superiore ai 1.000 metri. Così, Kerman, Mashahd, Tabriz, e Shiraz si trovano rispettivamente a 1.676, 1.054, 1.200 e 1.600 metri sul livello del mare. La superficie dell’altopiano è approssimativamente di 2.600.000 km quadrati, la metà dei quali, cioè circa 1.648.000 km quadrati, corrispondono all’Iran odierno, una superficie equivalente a quella di Francia, Svizzera, Italia, Spagna e Inghilterra.
I confini naturali dell’altopiano iranico sono costituiti, ad ovest, dai monti Zagros, una massiccia catena che si estende dalla valle di Diyala in Iraq fino a Kermanshah. Da quel punto in poi, l’altitudine diminuisce creando un collegamento tra la regione del Khuzestan e quella mesopotamica. Esistono altri massicci montuosi all’interno dell’Iran, paralleli ai monti Zagros, che si sviluppano dal centro del paese fino all’estremità meridionale. Il Mar Caspio si trova a nord del paese e il massiccio dell’Alborz, posto sulla sua sponda meridionale, si estende fino ai margini nordorientali dell’Iran, dove assume caratteristiche collinari. La cima più alta di questa catena è il Damavand, monte che in Iran gode di uno status mitologico. Nello spazio tra il Mar Caspio e la catena dell’Alborz sono presenti regioni verdi, fertili e ricche di foreste.
L’altopiano iranico, grazie alla sua differenziazione geografica, ha sempre avuto e dispone ancora oggi di abbondanti risorse naturali. Questo è il motivo per cui fin dagli albori della storia dell’uomo, tra l’Iran e i suoi vicini occidentali, cioè i popoli della Mesopotamia, si sono sviluppati scambi e commerci fiorenti di pietra, legname, pietre preziose (lapislazzuli, rubini, corniola), o metalli come rame e stagno. In principio, gli scambi avvenivano nella forma del baratto e le merci di scambio erano granaglie, frumento e orzo.
Chi erano i primi abitanti dell’Iran? Da dove venivano e che lingua parlavano quelle genti che nel nono millennio avanti Cristo inventarono la lavorazione a mano della ceramica? Sfortunatamente, non abbiamo testimonianze storiche scritte di quel periodo, né dati archeologici rilevanti dal momento che nel territorio dell’Iran non sono stati ancora effettuati gli scavi che sarebbe stato opportuno fare. Il disinteresse, nel passato, delle autorità e l’eccessiva attenzione riservata dagli addetti ai lavori alla Mesopotamia, nonché, forse, anche l’indifferenza degli abitanti di questa regione nei confronti della conservazione delle testimonianze archeologiche dei loro avi, ha fatto sì che gli studiosi si siano adeguati al vecchio modello tradizionale che individua una linea che va dai Sumeri agli Accadi, da questi ai Babilonesi e agli Assiri, fino ai Medi e agli Achemenidi, senza porre alcuna attenzione, o ponendone comunque meno di quanta sarebbe stata necessaria, alle regioni centrali, orientali e nord-orientali dell’altopiano iranico. Se la storia mitologica dell’Iran fosse stata depurata da alcune sue ambiguità, così come fece Winkelmann con la mitologia omerica nella Grecia antica, forse molti dei misteri relativi a questa grande area sarebbero stati risolti.
È possibile che i Caspi, che hanno dato il nome al mare del Mazandaran, e che regnarono in pace per circa tre secoli sulla Mesopotamia, siano state quelle stesse prime popolazioni che abitarono le grotte dei monti Zagros tra il XV e il IX millennio avanti Cristo? È possibile che gli Elamiti, che abitarono il sud-ovest iraniano e Susa e il cui nome è registrato nelle iscrizioni sumeriche e babilonesi, siano discendenti di quella generazione di artisti che creò le terrecotte dipinte del VI, V e IV millennio a.C. trovate a Susa? Oppure erano anch’essi i discendenti degli abitanti dei monti Zagros, o delle popolazioni che vivevano nelle fortezze di Siyalk, ovvero ancora le popolazioni urbane di Robat-e Karim o Cheshme Ali?
È possibile che i Guti, mossisi nella prima metà del terzo millennio a.C. dai monti Zagros per attaccare la Mesopotamia, e che spazzarono via gli Accadi, fossero una popolazione iranica? Ed è possibile che i Sumeri, i quali nel IV millennio a.C. migrarono dalle regioni della costa settentrionale del Golfo Persico verso il sud della Mesopotamia, stabilirono un proprio stato, elaborarono una mitologia e infine diedero inizio all’epoca “storica”, fossero anch’essi iranici?
I ritrovamenti archeologici della città di Shahdad, le testimonianze trovate nelle grotte di Mir Malas e in altri siti, così come i segni astratti e semi-figurativi dipinti sulle antiche ceramiche iraniche, niente di tutto questo è stato ancora studiato adeguatamente. Pertanto, non è possibile esprimersi in maniera definitiva sull’arte antica di questo vasto altopiano, né mettere nelle mani degli studiosi strumenti accurati di analisi. Cionondimeno, alcuni punti fermi, sui quali tutti gli addetti ai lavori concordano, esistono:
1. il periodo della ceramica – che comprende i periodi pre-ceramico, ceramico, della ceramica decorata, della ceramica al tornio e della ceramica smaltata – in Iran è cominciato prima che in Mesopotamia e nel sito di Çatal Hüyük, nell’odierna Turchia
2. il tornio a velocità variabile per la lavorazione della ceramica fu inventato in Iran (a Ganj Dareh) nel periodo compreso tra il VI e il IV e il millennio a.C.
3. la lavorazione dei metalli – oro, argento, rame e stagno – cominciò nell’Iran occidentale prima che in Mesopotamia e il più antico corpo saldato di metallo è una manufatto d’oro collegato alla Susa del V-IV secolo a.C.
4. l’invenzione del carro a quattro ruote, l’allevamento del cavallo e la loro comparsa nelle civiltà mesopotamiche, in particolare tra i Sumeri, è attribuita a popolazioni iraniche e ai Caspi
5. l’invenzione di alcuni elementi artistici, soprattutto nell’architettura, come la volta e la cupola, si deve all’Iran; tali elementi raggiunsero i Sumeri per mezzo degli Elamiti, e dai Sumeri pervennero al resto del mondo antico
6. la tessitura è un’invenzione delle popolazioni degli Zagros, cioè gli abitanti dell’Iran occidentale, da dove si diffuse a oriente e a occidente dell’altopiano, in Mesopotamia, in India e in Asia Minore.
Questo è il motivo per cui è necessario compiere uno sforzo per decifrare ciò che è accaduto in Iran nelle epoche più antiche, per quanto alterati e incompleti siano i dati a disposizione. È solo dopo che si può passare allo studio delle popolazioni urbane degli Elamiti e poi dei Medi e dei Persiani, cioè delle popolazioni arie. Quindi, dopo l’analisi dei reperti rimasti, o almeno di quelli che sono pervenuti, affronteremo brevemente il tema della preistoria iranica per poi passare in rassegna alcuni rari reperti artistici.