Iran, scoprire la storia dell'arte - 04
- Vi presento un altro appuntamento con l'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In ogni puntata cercheremo di raccontare ed approfondire allo stesso tempo la storia dell'arte iranica.
Le ceramiche di Kalat Jarmuth, in Kurdistan, risalgono a 6.000 anni prima di Cristo. Esse sono relativamente differenziate, e comprendono vari tipi di vasi, grandi anfore per viveri e granaglie, coppe, tazze, e ciotole fonde. I contenitori erano fatti di terra morbida e porosa, la cui superficie era dipinta con uno strato di colore rosso. La stessa tecnica è attestata nelle piana di Dehlaran, ove durò molto più a lungo. Qui, la popolazione viveva di caccia, pesca e anche di agricoltura a cicli stagionali, tecnica che permise di aumentare la produttività dei terreni. Ciò, a sua volta, incoraggiò queste popolazioni all’allevamento di animali domestici.
La comparsa di civiltà agricole sulle pendici delle regioni montuose dell’Iran impedì l’insediamento e la formazione di grandi comunità nella zona; gli abitanti delle pendici, infatti, a meno di importanti eventi, vivevano da seminomadi, parte dell’anno in movimento e parte nei villaggi.
Sembra che sin da tempi molto antichi, piccoli gruppi di cacciatori, di pastori e di agricoltori che praticavano l’allevamento di animali domestici, bbiano scelto di stabilirsi nelle pianure più basse delle grandi vallate, quale ad esempio quella della piana di Dehlaran. Questi gruppi stabilitisi nelle vicinanze di fertili piane alluvionali furono tra i primi ad approdare alla creazione di manufatti artistici, ai quali furono in grado di conferire, con uno sforzo collettivo, un certo valore.
L’invenzione della terracotta, sebbene essa non si sia diffusa dappertutto con la stessa velocità, è considerata uno degli elementi principali della rivoluzione neolitica, grazie alle innumerevoli facilitazioni che tale pratica introdusse nella vita quotidiana. Fu proprio nella produzione e nella decorazione della ceramica che, molto prima e meglio che in altri campi, si manifestò il potenziale estetico e artistico di questi popoli. La tecnica di decorazione della ceramica non si è basata però soltanto sulla sensibilità artistica. La particolarità decorativa di un determinato agglomerato urbano infatti era basato sull’organizzazione del lavoro nelle officine. Un elemento che risultava poco evidente, tanto da essere poco conosciuto ancora oggi, e pertanto molto difficile da valutare. La diffusione di una tecnica o di uno stile era a volte espressione di uno stile personale, e altre il risultato della disseminazione della cultura collettiva di una determinata comunità, la cui identità non è sempre facile identificare con esattezza. Una cosa è però chiara: il passaggio della cultura della ceramica decorata in modo molto semplice dall’Iran alla Mesopotamia si configura come una vera e proprio “rivoluzione culturale”.
Contemporaneamente alle civiltà dei Sumeri e di Susa, emersero delle civiltà indipendenti che si distinsero per la produzione di una ceramica decorata che non ebbe eguali nell’altopiano.
Alcune comunità rurali insediate nelle vallate montane incontrarono grandi difficoltà nello sfruttamento dei terreni, ed essendo molto distanti anche dalle piane alluvionali svilupparono molto poco l’agricoltura, facendo dell’allevamento la loro principale risorsa. Molto presto crearono legami con le civiltà dei paesi vicini, cioè della Mesopotamia e della piana del Turkestan e in questo modo, le grandi famiglie culturali e commerciali delle zone montuose poterono dare continuità alla tradizione della ceramica decorata fin nella zona intorno al lago salato dell’Iran centrale (l’attuale lago di Qom o Soltaniyeh). A ovest, sulla sponda meridionale del lago di Orumiyeh, la produzione di ceramica di Hajji Firuz e poi quella di Dalma Tepe insieme alle ceramiche del Turkmenistan, lasciano pensare che questi due territori ebbero collegamenti tra loro a partire da questo periodo.