May 15, 2021 07:31 CET
  • Iran, scoprire la storia dell'arte - 07

vi presento un altro appuntamento con l'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In ogni puntata cercheremo di raccontare ed approfondire allo stesso tempo la storia dell'arte iranica.

Nel quarto millennio, si verificò un’accelerazione nella manifattura dei metalli. L’impeto di questo sviluppo fu tale che è forse possibile ancora oggi trovare, nelle zone montuose di confine dell’altopiano, luoghi di estrazione e fusione. La scoperta dei metalli – avvenuta accidentalmente, probabilmente proprio per la presenza di forni per la cottura della ceramica o per la combustione di legna da ardere – fu un scoperta straordinaria che consentì la costruzione di armi e utensili metallici, e la sostituzione dei vecchi e primitivi strumenti in pietra. Stiletti, pugnali, attrezzi da scavo, coltelli, falci ecc. cominciarono a essere fabbricati in rame. Alcune pietre ornamentali, come il turchese, il corallo e il lapislazzulo,vennero utilizzate per creare monili o come decorazione di utensili in rame. Nacquero spille, specchi sferici, collane di diverse forme e monili da petto. Nella gioielleria venivano utilizzati anche conchiglie, quarzo, giada e perle. La produzione di simili monili portò all’invenzione dei timbri incisi a bottone e successivamente cilindrici (Fig. 3). Il turchese, il lapislazzulo e la madreperla venivano scambiati con prodotti agricoli.

Fino a questo periodo, i cambiamenti che si verificarono furono opera degli abitanti autoctoni dell’altopiano. Tracce rinvenute in vari punti della regione, da nord a sud e da est a ovest, testimoniano l’esistenza di relazioni molto strette tra di loro, mentre non ci sono rinvenimenti che facciano ipotizzare influenze straniere in questo processo. Tuttavia, verso la fine del quarto millennio, emerse a sud-ovest dell’altopiano un popolo conosciuto col nome di Elamiti. Si tratta di una popolazione urbana provvista di un certo potere, la cui provenienza non è del tutto chiara, così come non si sa molto su eventuali collegamenti con raggruppamenti iranici più antichi sulla cui attività non esistono testimonianze, a causa della distruzione di città e villaggi provocata dalle numerose invasioni da essi subiti. Non è chiaro in quale periodi gli Elamiti abbiano cominciato ad utilizzare la scrittura. Tavolette di argilla, contenenti segni che probabilmente corrispondevano a elementi vocali e servivano a esprimere concetti, e che sono databili a partire dalla seconda metà del quarto millennio, sono state ritrovate in tutti i centri di civiltà dell’altopiano iranico, da Susa a Siyalk, da Tepe Giyan a Shahdad (l’antica Hafiz, ai margini del deserto salato). Tali segni si possono interpretare come cifre per la classificazione e il conteggio di merci. Dato che queste popolazioni tribali, se escludiamo le popolazioni dello Zagros e di Susa, conducevano la propria vita pacificamente nelle città e nei villaggi, è piuttosto normale che non abbiano inventato la scrittura per registrare avvenimenti, ma esclusivamente per soddisfare i proprio bisogni commerciali e materiali, così come ormai è accertato anche per i Sumeri; purtroppo però, i numerosi segni scritti che ci hanno lasciato le popolazioni dell’altopiano rimangono in gran parte ancora da decifrare, anche se, a onor del vero, bisogna dire che in essi non si scorgono elementi che facciano pensare a un’evoluzione della scrittura.

Dal punto di vista delle credenze religiose, non è ancora possibile una valutazione definitiva sulla religiosità degli abitanti dell’altopiano. Tuttavia, se si considerano tutte le rappresentazioni sulla ceramica, e tutti gli altri manufatti artistici quali piatti, statuette, forme astratte e esseri fantastici umani-animali, come espressione di credenze religiose, si può concludere che gli abitanti dell’altopiano avessero grosso modo le stesse credenze dei popoli di altre zone loro contemporanei. Ad esempio, credevano in divinità della fertilità, della grazia e dell’abbondanza, tra cui la dea madre e un dio serpente. Queste credenze sopravvissero fino al primo millennio come testimoniato da raffigurazioni su timbri circolari e su piatti ceramici, insieme ad alcune antiche sculture antiche trovate a Naqsh-e Rostam e Guran Tepe.

Tra la fine del quarto millennio e l’inizio del terzo, fu scoperto il bronzo. I manufatti in bronzo, molto più resistenti di quelli in rame, conobbero una grande diffusione. Lo sviluppo maggiore della lavorazione del bronzo si ebbe tra la fine del terzo e l’inizio del secondo millennio, ed essa divenne così specialistica da richiedere competenze e maestrie specifiche. La ceramica si raffinò ulteriormente e incominciò ad essere decorata con rappresentazioni incise. Al centro dell’attenzione, però, sempre più spesso cominciò ad essere la forma e l’estetica degli oggetti, mentre decorazione scivolava verso un ruolo quasi secondario. È possibile che la ragione di questo sia da cercare in alcuni cambiamenti nelle credenze religiose o in alcune influenze esterne. Cionondimeno, una serie di ceramiche grigio-azzurre sono state trovate a Tureng Tepe, nello stesso luogo in cui furono reperite delle statuette di terra.

Dai recenti scavi effettuati nelle vicinanze di Tehran, a Robat-e Karim, sono emerse tracce di una civiltà urbana del quarto millennio, sulle quali sono stati effettuati studi non ancora pubblicati. Nel sito sono stati trovati forni per la cottura di ceramica grigia e vari altri reperti intatti o rotti, che dimostrano come le ceramiche azzurre di Tureng Tepe siano successive. Per converso, le statuette di Tureng Tepe testimoniano di una maestria particolare nel disegno di forme umane a rilievo. Sulla testa di queste piccole sculture si trovano delle incavature per apporre i capelli e degli anelli, sui quali erano incastonate delle pietre, che rappresentavano gli occhi e che dovevano essere, come mostrano ritrovamenti analoghi, colorate di bianco.

Queste statuette, così come i bronzi del secondo millennio del Luristan (Iran orientale), il quale era in rapporto diretto con i Cassiti e con il loro dominio su Babilonia, in ragione del fatto che sono coeve con l’ondata civilizzatrice elamitica, saranno analizzate dopo la trattazione dell’Elam e della sua arte. Questi due flussi culturali e artistici hanno molte analogie e punti comuni.

Amici il tempo a nostra disposizione e' terminato. Speriamo che questo programma sia stato di vostro gradimento. Arrisentirci alla prossima settimana.