Iran, scoprire la storia dell'arte - 08
vi presento un altro appuntamento con l'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In ogni puntata cercheremo di raccontare ed approfondire allo stesso tempo la storia dell'arte iranica.
Come in Mesopotamia, sembra che anche il popolo di Susa abitasse inizialmente colline, valli o pianori. Gli scavi effettuati a Chaghamish mostrano che apparve dapprima una civiltà , definita “antica” o “primitiva”, derivante dalle civiltà neolitiche degli Zagros. Successivamente, gli agglomerati umani si ingrandirono ben al di là di semplici villaggi di agricoltori. Nel corso di questo lungo periodo, gruppi di allevatori-cacciatori si stabilirono nei pressi di Jaffarabad, a nord di Susa. Il nucleo era costituito da una piccola società riunita in una grande abitazione composta da quindici stanze. Successivamente, quando questa tipologia venne abbandonata, si stabilì nello stesso luogo un gruppo di esperti ceramisti con i loro laboratori nei quali producevano ceramica per tutte le popolazioni limitrofe. Alla fine, intorno all’anno 4000 a. C., un gruppo proveniente da Chaghamish abbandonò le grandi abitazioni, troppo esposte alle aggressioni, e si spostò in rifugi più sicuri. Il desiderio di vivere in comunità, di sostenersi gli uni con gli altri e di difendersi dalle aggressioni esterne è la ragione per cui Susa – all’inizio solo un agglomerato di piccoli villaggi agricoli – si trasformò in una città. I suoi abitanti, che fino ad allora usavano inumare i morti in casa, eressero un cimitero sopra un’altura vicina all’abitato. Dagli utensili sepolti che sono stati rinvenuti accanto alle salme, ci è chiaro che questo popolo aveva una fiorente industria metallurgica del rame e produceva magnifici piatti, di cui sono stati trovati solo pochi esemplari nelle case. Le figure dipinte sui vasi, che avevano forma di testa camoscio, sono semplici e simili a quelle delle civiltà neolitiche. Tuttavia, il modo in cui erano disposte sulla superficie di brocche e vasi dalla fattura raffinata e gradevole, e all’interno di coppe ampie e profonde, mostrano la ricerca di armonia e proporzione. Per evitare la monotonia delle righe ornamentali, esse hanno spessori differenti che si armonizzano con precisione con il tutto. Strisce di spessore gradualmente variabile, delimitano e caratterizzano superfici angolate sulle quali dovevano essere dipinte figure geometriche a volte spinte fino al limite dell’astrazione e a una semplicità sconosciuta. Le enormi e sproporzionate corna del camoscio bastano a sintetizzare l’idea dell’animale e a ricordarci i legami che gli abitanti del deserto avevano con quelli dell’altopiano, legami che ne facevano sostanzialmente un popolo unico.
Presto gli abitanti di Susa, che erano diventati molto ricchi, si resero conto che non era necessario impiegare tutto il tempo per accumulare ricchezze, e che ci si poteva organizzare in modo da affidare questo compito a un responsabile potente, in grado di guidare le dinastie reali durante il periodo in cui erano in carica. Eressero un piedistallo enorme, dell’altezza di dieci metri e dalla base di ottanta metri per ottanta; la struttura, unica per dimensioni, doveva servire come base per un tempio e per le sue pertinenze, e rimase il centro di Susa per tutto il periodo pre-storico. Questo piedistallo era simile a quello che era stato eretto come luogo di culto ad Eridu. In quel periodo emerge quindi una società urbana con tratti specifici dal punto di vista dell’architettura e della religione, basata su istituzioni di origine mesopotamica.
Nel quarto millennio, probabilmente prima tra i Sumeri e successivamente nella zona di Susa, un certo numero di società rurali sedentarie si unirono tra loro, dando origine a un tipo nuovo di aggregazione economico-culturale, che noi definiamo “città”. Presso i Sumeri, tale periodo coincide con la costruzione di Uruk, una città caratterizzata da un elevato fermento economico che cancellò alcune delle caratteristiche della vita di villaggio. Ad esempio, la crescente domanda di ceramica comportò l’eliminazione, o almeno la semplificazione, delle decorazioni, e l’affermazione di stili e forme più grezze ed elementari. Queste ceramiche, note come “ceramiche di Uruk”, si diffusero in tutta la Mesopotamia meridionale, centrale e settentrionale, fino in Siria, e con ogni probabilità influenzarono anche le ceramiche di Susa. In questo stesso periodo, anche Susa divenne una città, anzi, il centro di un paese. Alcune popolazioni indipendenti della regione, chiamate Elamiti, che a partire da quest’epoca diedero il loro nome alla zona di Susa e a gran parte dell’Iran, parteciparono all’ondata di urbanizzazione sumerica, finendo per costituire un elemento di “competizione” per i Sumeri stessi. È ipotizzabile che gli abitanti di Susa, caratterizzati da usi e costumi di grande forza, furono in grado di utilizzare le condizioni naturali, culturali ed economiche esistenti per attuare nelle piane dei fiumi Karkheh e Karun uno sforzo simile a quello già profuso dai Sumeri. Ne consegue che l’affermazione della regione di Susa e della sua capitale sia dovuta allo stesso tipo di vitalità e la stessa accelerazione verso il progresso economico e l’accumulo di ricchezze che provengono proprio dall’attività e dall’impegno dell’uomo; e ancora alla medesima organizzazione religiosa e culturale il cui risultato è l’unità e unanimità di pensiero del popolo.