Iran, scoprire la storia dell'arte - 13
vi presento un altro appuntamento con l'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In ogni puntata cercheremo di raccontare ed approfondire allo stesso tempo la storia dell'arte iranica.
Negli ultimi anni del terzo millennio avvennero dei cambiamenti fondamentali nell’assetto politico mesopotamico. L’impero sumerico era scomparso e con lui l’antico ordine che rappresentava: un nuovo assetto era all’orizzonte. Tuttavia, il cambiamento fu accompagnato da turbolenze politiche e istituzionali. La cultura sumerica scomparve con i sumeri, e fu rimpiazzata dalla cultura e dalla lingua accadica, una lingua semitica. Mentre Accadi ed Elamiti, che per un lungo periodo vissero accanto ai Sumeri, avevano pretese di governo, i nomadi del deserto dell’Amuri erano scesi dalla Siria e dalle coste del Mediterraneo fino alla Mesopotamia, dopo aver costituito dei piccoli stati in Siria. Nella Mesopotamia meridionale, città come Isin, Larsa, Eshnunna o Babilonia erano ansiose di resuscitare il defunto impero. A riuscirvi invece furono i Simash dell’Elam, i quali rinnovarono il potere e l’unità elamitica e – vuoi con le armi, vuoi pacificamente o per mezzo di accordi – ristabilirono pace e tranquillità, intervenendo in modo molto attivo negli affari mesopotamici.
Quando la lingua accadica venne adottata in tutta la Mesopotamia, a Susa non si poté che accettare elementi semitici. Per questo vennero accolti a Susa e nell’Elam molti immigrati di origine semitica, il cui genio permise di semplificare e perfezionare la scrittura sumerica, utilizzata per i documenti in accadico ed elamitico usati negli scambi commerciali e internazionali. Con l’eccezione di Anshan (o, più correttamente, in elamitico Anzan), nell’attuale regione del Fars, che mantenne la propria originalità iranico-elamitica, il resto dell’Elam era legato alla Mesopotamia, un legame che è del tutto evidente nella produzione artistica.
Gli Elamiti, dopo la sconfitta subita da parte di Larsa nel XIX secolo a. C. e la fine della dinastia Simash, istituirono una nuova dinastia dotata di una diversa forma di governo. D’allora in avanti il titolo di regno fu sostituito da quello di Grande Ministero (o Ministero Plenipotenziario), che in accadico suonava “Sukkal-mah”. Ciascun Sukkal-mah nominava come successore il proprio fratello minore, e riservava il titolo di principe di Susa a suo figlio, che generava con la sorella. Queste informazioni sono fondate su documenti storici consistenti e si deducono anche tra le righe di altri testi dello stesso periodo.

Di questo lungo periodo, che durò sei secoli, non sono rimasti resti architettonici, se non un grande edificio scoperto da Roman Ghirshman; la maggior parte degli oggetti ritrovati provengono, come nel passato, da tombe. In questo periodo i cadaveri venivano avvolti in sudari, sui quali venivano cucite delle strisce dorate, al modo mesopotamico. Il cadavere aveva un copricapo d’argento, un reggipetto anch’esso d’argento, degli orecchini con motivi a rilievo, bracciali d’oro e argento per le donne, uno specchio di bronzo polito e una coppa di bronzo in una mano. Nelle tombe dei bambini venivano inoltre messi dei giocattoli. Nel periodo del grande ministro Adapakshu, nelle tombe dei notabili veniva posto anche un carro con il cavallo e tutti i suoi paramenti.
Molti dei contenitori che sono stati scoperti in queste tombe sono in terracotta; i più belli sono dei vasi conici o cilindrici con dei piccoli manici. Alcuni di questi vasi sono decorati con colori brillanti e vividi, ma la maggior parte sono colorati di grigio, con i disegni incisi sulla superficie, mentre l’interno appare decorato con una pasta di colore bianco, a volte decorata con selle righe rosse. Le similitudini tra questi vasi e quelli ritrovati a Larsa e risalenti allo stesso periodo dimostrano il collegamento tra le due civiltà.
Sono stati ritrovati altri tipi di contenitori nei quali l’originalità elamitica è più evidente; si può anzi dire che sono completamente elamitici. Essi sono ispirati a forme animali, ma a differenza che nei secoli passati, in cui il contenitore aveva forma animale, adesso l’animale si metamorfizza in contenitore. In questo stile, la parte anteriore del contenitore, che serve come manico, è modellato in forma di testa animale, mentre il suo corpo diventa il contenitore vero e proprio. Nelle belle coppe a tre piedi, i piedi sono formati dalla testa di tre camosci inginocchiati, con gli occhi formati da conchiglie, e conchiglie sono fissate all’esterno della coppa con rivetti d’oro. Oppure, in altri contenitori, due piccole dee sono l’una fianco all’altra a formare il manico, mentre la coppa vera e propria è decorata con conchiglie. La perizia nel modellare forme animali o umane svela che a fabbricare questi contenitori erano artigiani abili ed esperti, i quali prima modellavano la figura e poi vi giustapponevano il contenitore. Tutti questi contenitori provengono da tombe.
Un’altra statuetta, dell’altezza di circa dieci centimetri, è fatta in avorio e rappresenta una donna in posizione eretta. La testa, che era fissata al collo con un chiodo di legno, non è stata rinvenuta. È stata trovata invece una testa smaltata, mancante del corpo, dotata di un manico e che forse faceva parte di un gioco, dato che era posta nella tomba di un bambino. E possibile che la testa appartenesse proprio a quel corpo. La testa è ridente e assomiglia ai manufatti neosumerici, ma considerando il fatto che essa appare intarsiata con materiali e colori preziosi, come smeraldo, lapislazzulo e argento, non ci sono dubbi sulla sua provenienza elamitica. Recentemente, sono stati trovati degli altri intarsi simili in parti di statue trovate separatamente a Shiraz, cosa che dimostrerebbe o la profonda influenza dell’arte elamitica in gran parte dell’altopiano oppure il fatto che questo tipo di lavorazione dell’arte iranica fu introdotto in Elam, ove poi venne adottata, da mercanti e commercianti iraniani.
Questo tipo di statue e recipienti e anche decorazioni venivano prodotti per gli elamiti abbienti, mentre per le classi lavoratrici e umili venivano prodotte semplici e disadorne statuette di terracotta. Esse non erano plasmate a mano, ma venivano prodotte per mezzo di stampi in modo da limitare i costi, dato che a partire da ciascuno stampo si potevano produrre numerose copie.