Ott 31, 2021 08:23 CET
  • Iran, scoprire la storia dell'arte - 19

Cari amici, vi presento un altro appuntamento con l'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In ogni puntata cercheremo di raccontare ed approfondire allo stesso tempo la storia dell'arte iranica.

In questo programma parleremo dell'arte dei mannei

Un altro tesoro che viene anch’esso molto probabilmente dai Mannei, e se non è dei Mannei è dei loro vicini Allipi, è quello di Ziwiyeh. I Mannei, gli Allipi, i Cassiti, Lullubi e i Guti, nel terzo millennio popolavano l’occidente e il centro dell’Iran e avevano relazioni con gli abitanti dell’Iran sud-occidentale, cioè con Susa e l’Elam, e con gli iranici del Fars e di Kerman; le influenze reciproche tra questi popoli determinarono la grande varietà di tesori artistici di Ziwiyeh. Bisogna inoltre tener presente la grande influenza esercitata dalla Mesopotamia, dagli Assiri, dagli Ittiti e dal regno di Urartu. Ziwiyeh è un piccolo centro situato venti chilometri a est di Saqqaz, la seconda città del Kurdistan e quando fu scoperto il suo tesoro, cioè nel 1947, era solo un villaggio tra i numerosi villaggi curdi. Il tesoro era sepolto sotto uno dei muri della cittadella, un muro che aveva uno spessore di sette metri e mezzo ed era costruito con mattoni di 34×34,9 cm. La fortezza aveva tre piani, il terzo più alto degli altri. Vista la grande varietà di pezzi, stili e decorazioni del tesoro, è probabile che durante un attacco alla fortezza (probabilmente portato dagli Assiri, dai Medi o dai Saka) i difensori lo abbiano sotterrato sotto un muro per salvarlo. La fortezza ha un edificio principale che ha le stesse caratteristiche delle fortezze dell’Elam. Di essa è rimasto un portale dotato di tre piedistalli di pietra utilizzati per appoggiare delle colonne di legno, che erano intonacate e decorate. Questo tipo di portale è presente nelle raffigurazioni di templi incise sui sigilli cilindrici del terzo e secondo millennio. Abbiamo detto che la fortezza era probabilmente opera dei Mannei, poiché la zona in cui sorge, nel primo millennio e in particolare nei secoli ottavo e settimo, che corrisponde all’epoca della maggior parte dei manufatti trovati nella fortezza, era parte del regno dei Mannei. Le ceramiche ritrovate in grande quantità erano piccole ceramiche che si trovano speso anche presso i Medi. La maggior parte degli oggetti di questo tesoro fu stivata in grandi tinozze o vasche d’argilla dai bordi spaziosi, sui quali è impressa una fila di ufficiali assiri (si riconoscono dagli abiti). Gli ufficiali guidano un gruppo di autoctoni, con indosso dei cappelli con la punta rivolta all’indietro, che portano doni in atteggiamento di sottomissione. Ai lati delle vasche sono presenti delle strisce verticali in bronzo, decorate con immagini di gazzelle e di rose. Le vasche erano utilizzate in un edificio che assomiglia a una cisterna dell’acqua calda.

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Le tinozze erano usate per contenere tributi e imposte, ed è piuttosto improbabile che fossero delle bare, dato che bare di questa forma non esistevano in tutto il vicino oriente. La figura dei portatori di tributi è disegnata al modo dei Medi e dei Saka, e se guardiamo in particolare alla foggia dei loro copricapo, possiamo identificarli con dei Saka dell’Iran orientale, che erano nella sfera d’influenza dei Medi e dei Mannei. Furono proprio i Saka ad venire in aiuto dei Medi nel settimo secolo, quando questi rovesciarono il governo assiro, dominando con violenza il loro territorio per 28 anni. Tra gli oggetti degni di menzione vi è una statuetta d’avorio che rappresenta un ufficiale o un comandante vestito all’assira, eseguita con precisione e raffinatezza. Sebbene barba e capelli siano acconciati in modo simile allo stile assiro e il vestito sia senza dubbio completamente assiro, viso, fronte, occhi, labbra, bocca e naso sono decisamente iranici. Probabilmente questa statuetta alta 20 cm. rappresenta un manneo vestito all’assira, sicuramente il reggente della fortezza. Dietro alla statuetta di sono tracce di bruciatura, anche se non ci sono segni di incendio nella fortezza. Sono stati rinvenuti altri oggetti d’avorio, decorati e incisi, in cui sono rappresentati ufficiali e soldati assiri in parata.Un’altra riga delle iscrizioni di questi frammenti d’avorio, sopra la quale ci sono dei soldati, presenta degli eroi che combattono con leoni e altri animali mitologici. Un eroe spinge un piccolo scudo che ricorda un guanto da pugilato sulla bocca di un leone, mentre sta per colpire l’animale al cuore con una lancia. Questo tipo di punta di lancia non è presente tra le rappresentazioni assire, e questo suggerisce che fosse una produzione dei Mannei. I Mannei, che per secoli si erano messi sotto la protezione degli Assiri proprio per stare al sicuro da loro, avevano mutuato le forme artistiche assire apportandovi innovazioni proprie, probabilmente in modo consapevole e affinché le loro opere fossero più vendibili proprio sul mercato assiro.Un altro frammento di avorio mostra l’immagine di due camosci posti su due lati di un albero sacro, che è del tutto simile agli alberi rappresentati a Urartu. Si tratta di una palma con volute in fiore disposte a rete, con fiori simili a ninfee e rose canine.Nel Museo archeologico di Tehran è esposto un ciondolo in oro risalente alla Ziwiyeh dei secoli VIII/VII a. C., con l’immagine di uomini-toro che portano un disco solare alato, insieme a esseri metà toro-metà leone, e metà leone-metà aquila, sbalzati. Nei due sottili margini del ciondolo è rappresentato un animale che certamente è una forma Saka, e questa è una prova del fatto che all’inizio del primo millennio nel territori dei Mannei vissero ed esercitarono una certa influenza anche i Saka e i Medi. Abbiamo qui descritto in modo generale l’insieme degli oggetti trovati a Ziwiyeh, che comprende più di duecento pezzi, molti dei quali sono riprodotti in foto nella maggior parte dei manuali di archeologia.