Iran, scoprire la storia dell'arte - 27
Cari amici, vi presento un altro appuntamento con l'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In ogni puntata cercheremo di raccontare ed approfondire la storia dell'arte iranica.
Le monete d’oro achemenidi conosciute con il nome di dareikos, avevano un diametro di quasi due centimetri (l’esemplare più grande è di 1,8 cm.), e l’effigie di un uomo con un arco, con una gamba inginocchiata e l’altra piegata. L’arciere porta una faretra sulla schiena e una lancia nella mano destra. La sua corona è simile a quella di Dario nelle rappresentazioni di Bisotun. La forma della moneta rimase quasi invariata lungo tutto il periodo achemenide, e veniva usata non solo per pagare soldati e militari, ma anche per “comprare” i gli stati vicini, che nelle regioni lontane dell’impero potevano attaccare causando seri grattacapi, come Sparta o altre città greche.

Un altro elemento dell’arte achemenide è costituito dai sigilli, nei quali, sebbene mutuati dall’Elam – che conservò fino alla fine la sua peculiare forma di sigilli – gli Achemenidi apportarono delle innovazioni significative di carattere chiaramente iranico. Nell’Elam, così come in Assiria e a Babilonia, nel corso dei secoli ottavo e settimo, i sigilli cilindrici, prodotti in grande quantità, venivano utilizzati dal popolo, mentre quelli piatti o ad anello erano riservati alla corte e ai notabili; al tempo di Sargon II, i sigilli piatti costituivano i sigilli ufficiali del sovrano. Poiché nell’Elam i sigilli cilindrici venero conservati e usati per un periodo molto lungo e i sovrani achemenidi avevano, agli inizi della dinastia, come modello proprio gli elamiti, i sigilli cilindrici furono una caratteristica dell’amministrazione achemenide dall’inizio della dinastia fino al regno di Ardashir I. Le immagini dei sigilli, pur molto simili a quelle elamitiche, avevano però un’originalità propria. Si consideri, ad esempio, il sigillo (Fig. 15) in cui al centro è rappresentato un re che sovrasta due creature con corpo di leone, testa umana e ali spiegate; il re tiene nelle mani due leoni, che afferra dalle zampe. In maniera tipicamente iranica, i leoni hanno la testa girata, rivolta verso il re, e ruggiscono. Ai due lati della scena compaiono due palme, sopra le quali è issato il simbolo della fravarti, rappresentata senza la testa. Gli elementi della raffigurazione hanno tutti una funzione ornamentale, con l’obiettivo di mostrare il potere del re e, contemporaneamente, di invocare la protezione di Ahura Mazda. Un’altra caratteristica dei sigilli achemenidi è la disposizione verticale delle decorazioni, molto poco diffusa in Mesopotamia, ma che presenta qualche analogia con alcuni esemplari del Luristan. I sigilli cilindrici achemenidi erano di due tipi, uno più grande e uno più piccolo. I sigilli grandi erano di solito in pietra, coperti alle estremità da due lamine d’oro. I sigilli reali erano perlopiù in materiali preziosi quali agata, lapislazzulo scuro, corniola e rubino. Ma anche in pietre meno pregiate, come pietra calcarea rosa o marrone, pietra saponaria o addirittura terracotta, quest’ultimi riservati alle classi più umili.

C’era poi un altro tipo di sigillo, definito “cilindrico-piatto”, caratterizzato da un’appendice che fungeva da gancio e dai bordi incisi. Si tratta di oggetti ispirati ai sigilli di Urartu, arrivati agli Achemenidi per mezzo dei Medi. D’altra parte esistono numerosi sigilli del tipo piatto non ancora chiaramente attribuiti ai medi o agli achemenidi. In Egitto è stato rinvenuto un sigillo recante l’iscrizione “Dario, grande re” in elamitico, antico persiano e babilonese. Su di esso appare impressa l’immagine di Dario su un carro trainato da due cavalli, dietro al cocchiere, nell’atto di scagliare una freccia contro un leone feroce in piedi su due zampe. Il leone presenta alcune similitudini con il leone d’oro di Ziwiyeh, e ha dietro di sé una palma; un’altra palma, ancora più massiccia e rigogliosa, si trova alle spalle di Dario. Le palme simboleggiano probabilmente la forza e la resistenza rispettive del leone e di Dario. In mezzo e sopra il sigillo c’è l’immagine della fravarti, eseguita con particolare finezza, che si muove verso Dario. Il sigillo reca il nome di Dario, ma è possibile che appartenesse a qualcuno dei comandanti o satrapi di Dario in Egitto, i quali non avendo sigilli personali utilizzavano quelli con il nome del loro sovrano. Sotto le zampe dei cavalli che trascinano il carro giace un leone con una freccia infissa in una spalla ed una zampa allungata. Questa immagine ricorda le rappresentazioni sasanidi della caccia nelle quali vengono raffigurati animali cacciati, vivi o morti.