Set 03, 2022 10:39 CET

Cari amici, vi presento un altro appuntamento con l'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In ogni puntata cercheremo di raccontare ed approfondire allo stesso tempo la storia dell'arte iranica.

In questo programma parleremo dell'arte sasanide

La regione del Fars, pur facendo parte dell’impero, riuscì a mantenere in epoca partica un governo indipendente che seppe preservare l’eredità zoroastriana e la tradizione iranica degli Achemenidi. Nell’ultimo secolo di dominazione arsacide, la regione venne governata da un certo Babak, che rivendicava la discendenza dalla grande figura religiosa e politica di Sasan, uno dei superstiti della dinastia achemenide. Egli si fece carico della guida politica e religiosa della gente del Fars, facendo di Estakhr, nelle vicinanze di Persepoli, la sede del governo. Cominciò a battere moneta a proprio nome, rimanendo solo formalmente tributario del potere arsacide. Suo figlio Ardashir, che in antico persiano si pronunciava Artakhshir, mise in piedi gradualmente un proprio esercito, espandendo il territorio sotto il suo controllo, conquistando la regione di Kerman e annettendosi tutto l’Iran meridionale. Alla morte del padre, in qualità di capo religioso e re delle due grandi regioni del Fars e di Kerman, spostò la capitale da Darabgerd, che al tempo di suo padre era il centro della provincia di Estakhr, a Ghur, nella zona dell’attuale Firuzabad, facendovi edificare un grande e magnifico palazzo come sua residenza. Artabano, che secondo la tradizione era il padre della sposa di Ardashir, ne fece oggetto di biasimo e in una lettera gli scrisse: “O sventurato, perché hai osato costruirti un tale palazzo reale?” Questa irrispettosa protesta di Artabano determinò l’inasprirsi dell’inimicizia tra i due e una guerra nella quale Artabano fu sconfitto e Ardashir ne ereditò il trono. Da questo momento in avanti, Ghur venne chiamata “Lo splendore di Ardashir”. Ardashir nel 222 entrò a Ctesifonte, la capitale arsacide sulle rive del Tigri, e qui venne incoronato ufficialmente. È possibile che questa incoronazione sia avvenuta dopo la vittoria su Artabano a Naghsh-e Rajab, tra Estakhr e Persepoli, e sia la stessa ritratta nei maestosi rilievi della gola fatte incidere da Ardashir e dai successori di Shapur I.

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Negli anni che seguirono, Ardashir conquistò la Media portando i suoi eserciti fino in Armenia e in Azerbaijan. Dopo alcuni insuccessi iniziali, riuscì a conquistare uno dopo l’altro i territori del Khorasan, del Sistan, di Marv e della Khorasmia. Il re di Kushan, che regnava su Kabul e sul Panjab, inviò presso di lui ambasciatori, dichiarandosi pronto a obbedire ai sui ordini. In quel momento, il territorio sotto la sua giurisdizione comprendeva tutto l’attuale Iran, l’Afghanistan, il Balucistan, la piana di Marv e Khiva, fino alla Transoxiana a nord, e Babilonia e l’Iraq a ovest. Così, cinque secoli e mezzo dopo la caduta dell’impero achemenide, sorse in Oriente un altro impero, iranico sotto tutti i punti di vista, destinato a scontrarsi con Bisanzio, anzi ad esserne l’arcinemico.

Ardashir, che riuniva in sé capacità politica, genio militare e fede religiosa, fu una personalità impavida e impetuosa, oltre che un grande promotore delle tradizioni religiose e culturali nazionali. Sotto di lui, lo zoroastrismo si affermò su tutto il territorio come fede nazionale. I fedeli di questa religione erano divenuti sempre più influenti in epoca arsacide, tanto che Vologese aveva fatto raccogliere tutti i testi dell’Avesta fino ad allora sparsi, compilandone il canone. Ardashir fece di questa fede la religione ufficiale, proclamandosene capo. Inviò in tutte le regioni dell’impero dei sacerdoti, rappresentanti politico-religiosi, che controllassero la correttezza degli affari religiosi e amministrassero la giustizia. Centralizzando l’amministrazione politica, militare e burocratica, egli cercò di trarre l’Iran fuori dalla condizione di frammentazione tribale ereditata dagli Arsacidi. L’esercito passò direttamente sotto il suo comando e le uniche occasioni in cui egli appariva in pubblico erano le udienze generali nei giorni di festa. Il sovrano nominava un primo ministro che non solo fungeva da suo consigliere, ma diventava reggente durante le campagne militari e i viaggi del re. I Sasanidi furono in grado di riportare i confini del regno a quelli tracciati dall’achemenide Cosroe Parviz. Inoltre essi furono artefici di una nuova splendida fase dell’arte iranica grazie all’architettura, il bassorilievo, i sigilli, l’argenteria, le sete preziose, che ancora oggi abbelliscono chiese e musei in occidente, e gli splendidi palazzi reali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Amici il tempo a nostra disposizione e' terminato. Speriamo che questo programma sia stato di vostro gradimento. Arrisentirci alla prossima settimana.

 

 

 

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