Ott 23, 2022 11:47 CET

Cari amici, vi presento un altro appuntamento con l'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In ogni puntata cercheremo di raccontare ed approfondire la storia dell'arte iranica.

In questo programma parleremo dell'arte nel periodo di Shapur I della dinastia sassanide.

Tra gli altri frammenti di questa epoca, si menziona la testa in pietra di un cavallo conservata al museo di Berlino, la cosiddetta “testa di Nezamabad” (dal luogo in cui venne scoperta). Altri due pezzi, la testa di Qobad e la testa di Bahram Gur, sono stati rinvenuti a Hatra in Iraq, e si trovano oggi nel museo archeologico di Baghdad.

Dalla fine del terzo secolo, i sovrani sasanidi cominciarono ad essere particolarmente interessati all’ovest del paese. Dopo Narsete, si smise di eseguire rilievi nel Fars, probabilmente a causa del fatto che la Via della Seta passva nelle vicinanze di Kermanshah e Taq-e Bostan, che secondo Herzfeld era considerata “la porta dell’Asia”, fu oggetto di un nuovo interesse.

Nel bassorilievo dell’incoronazione di Ardashir II (379-383), il dio incoronante e il re sono in piedi, e dietro Ardashir si scorge Mitra, che con il barsom benedice e garantisce la vittoria al re. Sotto il dio incoronante c’è il re nemico caduto, mentre Mitra è seduto su un fiore di loto. Il loto era chiamato dagli antichi iraniani “sole del crepuscolo”, per il fatto che si apre di sera mentre rimane chiuso di giorno. Ci sono altre tradizioni iranico-orientali in quest’opera, come la posizione frontale del busto del re e delle divinità, mentre i volti sono di profilo. Anche i piedi sono ritratti di lato, aperti nelle due direzioni. La figura a terra, sembrano suggerire i vestiti, simboleggia l’impero romano. Il nemico e il fiore appaiono affiorare dalla superficie della pietra, mentre le tre figure principali sono scolpite in profondità, tanto che sembrano avere una consistenza indipendente dal contesto, come se fossero disposte su una striscia sottile. Quest’opera, dal punto di vista della tecnica, non raggiunge gli stessi livelli delle immagini di Shapur e Bahram. Qui l’immagine del re, come quella degli dei, del loto e del nemico, non ha grande profondità tanto da sembrare disegnate. Pertanto, è possibile ipotizzare che l’artista abbia voluto eseguire far emergere una differenza tra bassorilievo e dipinto, che in quel periodo stava conoscendo una certa fioritura. Quest’opera ha molto a che vedere con le opere in stucco, ma segue le tradizioni della scultura sasanide per quanto riguarda la riproduzione dei particolari. Decorazioni scolpite e decorazioni in stucco si trovano le une accanto alle altre, in equilibrata combinazione, nella grotta principale di Taq-e Bostan, e sono state attribuite a Piruz (459-484) e a Cosroe II Parviz (590-628) rispettivamente da Endmann e da Herzfeld. Il complesso delle sculture del sito è l’ultimo esempio di bassorilievo sasanide. Fondamentalmente, Taq-e Bostan doveva avere una facciata a tre iwan, la quale non fu tuttavia mai completata. A destra c’è solo un piccolo iwan con l’immagine di Shapur III a fianco di suo padre Shapur II, noto con il soprannome di Zu’l-ektaf. La parete che chiude la grotta è divisa in due parti: la parte alta raffigura l’incoronazione del re eseguita da due divinità, la Fravarti e Anahita, mentre nella parte bassa c’è il sovrano a cavallo che scaglia la sua lancia verso il nemico. Dal punto di vista della tecnica scultorea e dell’attenzione ai particolari, queste immagini vanno oltre il semplice bassorilievo e si avvicinano molto alla statua a tutto tondo. Anche qui, il re e gli dei sono ritratti di fronte, a parte la statua equestre, che è di profilo (Fig. 19)

La produzione di bassorilievi sulle pareti di una grotta, anziché sui fianchi di una montagna, tipica degli ultimi sasanidi, si deve probabilmente a influenze iranico-orientali, forse kushanidi. D’altra parte, sappiamo che il palazzo di Shapur a Bishapur aveva 64 nicchie delle cui decorazioni e immagini sappiamo assai poco. Sappiamo invece che il palazzo di Nissar aveva delle nicchie simili che ospitavano le immagini dei sovrani, una soluzione che troviamo anche nella fortezza di Tuprak, nella Corasmia. Le reciproche influenza delle arti dell’Iran occidentale e orientale nel periodo sasanide sono notevoli e arricchirono la tradizione artistica sasanide. Ogni elemento straniero che toccava l’arte iranica veniva trasformato dagli artisti di questa terra e profondamente iranizzato.

 

 

 

 

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