Nov 26, 2022 11:22 CET

Amici, oggi vi presenteremo un’altra parte di un programma a puntate dedicato allo slogan di quest’anno, scelto e proclamato dalla Guida Suprema della rivoluzione islamica, Ayatllah seyyed Alì khamanei, la produzione, la ricerca e l’occupazione

Amici, come ricorderete nelle puntate precedenti abbiamo detto che il leader supremo della rivoluzione Islamica, Ayatollah Seyyed Alì Khamenei per il nuovo anno nel calendario iraniano, 1401, ha proposto lo slogan "la produzione basata sulla ricerca scientifica che crea occupazione".

Nella continuazione di questa serie verranno discusse alcune altri obiettivi della produzione basata sulla ricerca nell'economia del nostro Paese. L’indipendenza economica e riduzione della dipendenza dal petrolio è uno dei primi risultati previsti da questo importante slogan. La dipendenza dalle vendite di petrolio ha portato per molti anni il nostro Paese non solo alla dipendenza economica e politica ma anche a quella culturale . L'economia petrolifera e di consumo è da considerarsi il nemico più importante dell'indipendenza di ogni Paese che ha la fortuna di avere una risorsa importante di petrolio. Fondare la politica economica di uno stato sulle vendite petrolifere da un lato gli fa perdere l'autosufficienza della nazione e dall'altro mette la cultura nazionale sulla strada del degenerazione e debolezza. Pertanto, ridurre la dipendenza dal reddito delle vendite di petrolio è importante da molteplici punti di vista tra cui la prevenzione dalla debolezze e inefficienze economica. Uno degli effetti e conseguenze più negativi delle entrate petrolifere nell'economia iraniana è stata inefficienze economica del nostro paese.

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Sebbene l'Iran non sia uno dei paesi più ricchi e avanzati in termini di basi di produzione e tecnologia nel settore imprenditoriale, ma la grande ricchezza petrolifera che è stata fornita alla società senza alcuno sforzo ha reso il paese una delle società in via di sviluppo con un tasso relativamente alto reddito più pro capite.Il grande reddito ottenuto dal petrolio ha tenuto nascosti al pubblico i molteplici problemi dell'economia debole e malata del paese, proprio perché gli obblighi finanziari del paese sono e saranno assicurati in ogni modo possibile dalla vendita del petrolio, le autorità del nostro Paese non hanno sentito come si dovrebbe, l’esigenza di ricorrere alla grandissima risorsa umana iraniana con notevoli capacità intellettuali e alle mani capaci dei produttori iraniani portando la nazione a utilizzare i suoi sforzi nel campo dell'economia e della produzione di ricchezza. Non per niente l'Iran, pur non essendo un Paese particolarmente ricco in termini di produzione pro capite, è considerato un grande consumatore, soprattutto di beni di lusso nel commercio mondiale. Aumentare la produttività, i proventi della vendita del petrolio, che hanno diffuso la cultura del consumismo anziché produzione nella maggior parte delle istituzioni e organizzazioni del Paese, hanno danneggiato anche la cultura del lavoro e dello sforzo nella società. Pertanto, l'indebolimento delle basi della produzione interna e dell'innovazione, la perdita di ricchezza attraverso i consumismo, il conflitto sulla distribuzione della ricchezza e il deterioramento della posizione economica del Paese nell'economia mondiale sono le conseguenze del economia basata sulle vendite del petrolio. Mentre il dinamismo, la prosperità e la stabilità in qualsiasi economia sono fondate sul lavoro, sull’impegno e sull’aumento della produttività, e ciò non sarà mai raggiunto dipendendo dalle entrate petrolifere nel settore dei costi, perché ostacola la dinamicità economica e quindi l’autonomia nel settore industriale. Il leader supremo della rivoluzione islamica parlando dell'importanza dell'economia basata sulla ricerca ha detto: "Uno dei fondamenti forti dell'economia di resistenza è l'economia basata sulla ricerca scientifica perché l'economia di resistenza è un'economia endogena, un'economia che ha solide basi dentro, cosi solide che gli impulsi economici internazionali e globali non la rimuovono; questa è un'economia di resistenza".

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