Set 10, 2016 07:20 CET
  • Fanatismo: il falso volto dell’Islam (22)

La questione dell’Istighatha è un altro concetto negato dai seguaci salafiti di Ibn Taymyya.

Il termine “Istighatha” (e il suo omologo “Isti’ana”) indica il soccorso che viene in aiuto al credente, e che in termini assoluti proviene unicamente da Dio. Ovviamente se qualcuno cerca il soccorso di un profeta, un pio credente, o di un’altro essere creato, nella presunzione che egli sia onnipotente al pari di Allah , questo è associazionismo (shirk), e non potrà mai essere considerato lecito.

Secondo la tradizione islamica è chiaro che l’origine e la causa prima del soccorso che viene ai credenti è soltanto Dio, al quale solo è necessario rivolgersi in senso assoluto. Il Sacro Corano dice quel che significa:

“Te solo noi adoriamo e a te solo chiediamo soccorso” (Iyyaka na’budu wa iyyaka nasta’in) [Cor. 1, 5] [5]

Tuttavia, nella misura in cui non si attribuisce loro un potere d’azione che prescinde da quello di Allah, è del tutto legittimo chiedere ad Allah un soccorso per il tramite di un suo servitore, sia esso un angelo, un jinn benevolo, un profeta o pio credente. In questo senso, l’istighatha e l’isti’ana sono sinonimi di tawassul e tashaffu’, e in quanto tali sono pratiche del tutto legittime nell’islam.

Per quel che riguarda le prove circa la legittimità dell’istighatha, nel “Sahih al-Bukhari”, la più importante delle sei maggiori raccolte di ḥadith dell'Islam sunnita, è riportato come Agar (s), moglie del Profeta Abramo, quando corse tra Safa e Marwa in cerca d’acqua per suo figlio Ismaele (s), udì una voce alla quale gridò: “Oh tu che ho udito! Se c’è un aiuto (ghawth) da parte tua, allora aiutami!”. Dopo di ciò, le apparve un angelo che fece scaturire la fonte di Zamzam.

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Abu Ya’la, Ibn al-Sunni e al-Tabarani in “al-Mu’jam al-Kabir” riportano che il Profeta (as) disse: “Se qualcuno di voi perde qualcosa o cerca il soccorso di un soccorritore (ghawth) mentre si trova in un luogo dove non c’è nessuno di amichevole, che dica: ‘Oh servitori di Allah, aiutatemi’ (ya ‘ibad Allah, aghituni), poichè invero Allah ha dei servitori che voi non vedete”.

Alla luce di questi ahadith, al-Shawkani, teologo e giurista yemenita(1759–1839) scrisse in “Tuhfat al-dhakhirin”:“Negli ahadith del soccorso (a’iun) v’è la prova del fatto che è permesso chiedere l’aiuto dei servitori invisibili di Allah, siano essi angeli o jinn benevoli, e non v’è nulla di male nel far ciò, proprio come non v’è nulla di male nel chiedere l’aiuto di un altro essere umano quando se ne ha bisogno”.

I “servitori di Allah” non sono solo gli angeli e i jinn benevoli questa definizione comprende anche i profeti e i devoti credenti.

Come già si è potuto osservare sopra, non v’è alcuna fondatezza nell’obiezione per la quale il soccorso o l’intercessione che i profeti e gli awliyà possono operare nel corso della loro vita terrena (dunyawi) venga a mancare nel momento in cui passano da questa alla loro modalità di vita ultra-terrena (barzakhi).

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L’istighatha, l’isti’ana, il tawassul sono tutti aspetti diversi di una medesima pratica legittima, ossia quella di invocare Allah per il tramite di un intermediario. Se paragoniamo Dio ad un re onnipotente, i suoi angeli, profeti e awliyà ai ministri del re, e i credenti ai suoi sudditi, e se teniamo conto del fatto che solo e soltanto il re potrà mai esaudire le suppliche dei suoi sudditi, costoro possono supplicarlo rivolgendosi a Lui direttamente ed eventualmente in nome dei meriti dei suoi ministri, oppure rivolgersi direttamente ai ministri che intercederanno per i sudditi presso il loro Signore, oppure esaudiranno direttamente le loro suppliche attraverso il potere che il re concede loro – e questi ultimi sono precisamente i miracoli dei profeti (mu’jizat) e degli awliyà (karamat).

Quindi non è corretto asserire che, dopo la loro morte corporale, i prescelti non si occupino più degli affari terreni. Che siano viventi o defunti, Dio benedice chi Egli vuole tra i suoi awliyà. Questa è una cosa che la logica suggerisce esser possibile, e che il Sacro Corano conferma possa avvenire.

L’istighatha è pertanto pratica lecita, la cui legittimità è stata ribadita da numerosi sapienti islamici.