Gen 30, 2017 12:21 CET
  • Fanatismo: il falso volto dell’Islam (30)

Amici esaminando le considerazioni inventate dal salafismo vi abbiamo spiegato che i seguaci di questa radicale setta si concentravano solamente sulla tradizione. Questo gruppo riteneva il sentiero preso dai Salaf as-Salih come l’unica via della salvezza e si opponevano alle innovazioni definendole uno sviamento.

I seguaci del salafismo, presentandosi come tradizionalisti, si attenevano rigorosamente soltanto al Corano e alla Sunna (‘Tradizione’), e si opponevano alla conoscenza derivata dalla riflessione prendendo come punto di riferimento la vita dei Salaf.

Come vi abbiamo già ricordato essi ritengono infatti haram(illecita), qualsiasi deviazione dai detti e dai comportamenti di 'Salaf-us-Salih considerati da loro come modelli esemplari di virtù in tutti gli aspetti della vita, dalla religiosa alla politica , dall’etica all’economica. La parola Salaf è una versione abbreviata della parola 'Salaf-us-Salih'. Essi sono le prime tre generazioni di musulmani (VII-VIII secolo): i Ṣaḥābi (i "Compagni" del Profeta Muhammad), i Tābiun (i "Seguaci", la generazione successiva a quella del Profeta) e i Tabiʿ al-Tābiʿiyyīn ("Coloro che vengono dopo i seguaci", la terza generazione). Il salafismo infatti richiama i suoi seguaci a seguire rigorosamente non solo i principi del Sacro Corano ma anche la condotta della prima generazione di musulmani, contemporanei o di poco posteriori al profeta Muhammad(as), i cosiddetti al-Salaf al-Ṣaliḥ e interpretano e applicano in modo rigido i loro detti e comportamenti e si oppongono  agli innovatori, ai modernisti che invece ritengono di poter dare ad esse una interpretazione più estensiva basata sul Corano e sulla Sunna del Profeta. Tutto mentre gli stessi Salaf-al Salih non seguivano così per filo e per segno i loro predecessori.

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Questa setta focalizza la sua attenzione sulle prescrizioni religiose senza tener conto delle esigenze moderne. I compagni del Profeta e le prime generazioni che lo seguirono nel primo secolo dopo l’avvento dell’Islam non soddisfacevano le loro esigenze quotidiane e sociali in modo uguale. Alla Mecca per esempio i musulmani indossavano gli abiti semplici e senza cucitura tutto mentre gli abitanti della città di Medina vestivano indumenti raffinati e cuciti di stoffa yemenita. La prima generazione dell’Islam si nutriva di datteri e di carne di cammello e pecora però man mano viaggiando in altri paesi e conoscendo i prodotti di altre nazioni ne consumo' di altri tra quelli autorizzati dal Corano e dal Profeta.

I fedeli all’inizio costruivano le proprie abitazioni in argilla però man mano e propriocol passare del tempo e sempre durante la vita dell’Inviato di Dio, conoscendo nuovi attrezzi e arnesi usati dagli altri popoli per le lavorazioni edili edificarono case più moderne. Il profeta dell’Islam non solo non si opponeva alle innovazioni, ma accoglieva pure le idee nuove. All’era del Profeta, per esempio, i sovrani, non leggevano le lettere non sigillate, quindi l’inviato di Dio, che fino a quel tempo non portava mai nessun anello, ne fece costruire uno col sigillo “Muhammad Rasulallah”, col quale sigillava le lettere che voleva inviare.

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L'Islam dai suoi albori fu una religione progressiva e  flessibile. il Corano, sacro libro dell’Islam, presuppone l’intelligenza umana, l’esercizio della ragione che per sua natura è autonoma, anche se trova il suo orientamento più autentico grazie alla fede. Uno dei motivi per cui l’Islam è riuscito a conquistare i cuori fu ed è infatti l'aspetto dinamico di questa religione che risponde adeguatamente alle esigenze sia spirituali che mondane delle persone in tutte le ere. Tutto mentre secondo i salafiti, che sottovalutano la ragione umana, il lavoro diretto sulle fonti (ijtihad) fu considerato chiuso. Non potevano seguire che commentari e ripetizioni di quanto era già stato detto, fatto che portò a un'involuzione del pensiero e alla dispersione in questioni spesso tanto secondarie quanto pedanti. Tutto mentre Ijtihad(un termine legale islamico dello Sciismo) indica il diritto di promulgare una fatwa, che diventa subito operativa come legge e si basa su un'interpretazione indipendente da parte di religiosi autorizzati. Questa parola araba significa letteralmente "sforzo", "applicazione", ed è usato per indicare l'esercizio individuale di elaborazione normativa operato a partire dalle fonti scritturali. Coi pensieri radicali dei salafati infatti l’Islam rischiava la perdita di quella sua dinamicità che lo distingueva dalle religioni precedenti. I salafiti e altre sette fondamentaliste che si presentano come i cosiddetti veri seguaci dell’Islam ritengono la legge islamica immutabile. Si comprende dunque quanto sia difficile il confronto con queste ideologie radicali che reclamano il ritorno a un'applicazione integrale della sharia, in vari settori e esigenze di sviluppo politico, economico e sociale.