May 21, 2017 11:33 CET
  • Parte (24): i versetti coranici per la creazione della fratellanza

Nel nome di Dio, salve a tutti. Nella puntata di oggi vi parleremo di alcune raccomandazioni fatte dal Corano ai fedeli per creare rapporti amichevoli e fraterni con il prossimo.

L’uomo e’ un essere sociale e per questo motivo l’Islam, l’ultima religione monoteista, basata su di una sacra scrittura, il Corano, contiene innumerevoli insegnamenti per i fedeli che con una terminologia odierna dobbiamo chiamare “sociali” o “societari”.

Il buon fedele, per poter vivere in pace e crescere sotto il profilo spirituale ha bisogno di vivere in una società sana ed ha il dovere di stabilire relazioni sociali stabili e durature con gli altri.

Purtroppo ci sono abitudini o atteggiamenti che possono isolare le persone o rovinare i loro rapporti con il prossimo; il Corano invita ad evitare simili comportamenti ed e’ proprio questo l’argomento di cui parleremo oggi.

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Nel dodicesimo verso della sura o del brano Hojorat (delle Stanze) leggiamo:

O credenti, evitate di far troppe illazioni, ché una parte dell'illazione è peccato. Non vi spiate e non sparlate gli uni degli altri. Qualcuno di voi mangerebbe la carne del suo fratello morto?  Ne avreste anzi orrore! Temete Allah!  

Allah sempre accetta il pentimento, è misericordioso.

In questo che e’ uno dei più famosi e meglio conosciuti versetti del sacro Corano, Iddio distoglie i fedeli da tre cose.

Per prima cosa lasciar stare certi pensieri, certe intuizioni negative che si hanno alle volte nei confronti del prossimo. Molte volte infatti crediamo per errore che qualcuno abbia fatto del male e questo nostro stesso credere e’ quindi ingiusto e peccato. Dio vuole che tutti i fedeli vivano in un ambiente sereno e tranquillo; Egli vuole che i loro averi, la loro persona e la loro dignità venga salvaguardata. Ciò deve avvenire non solo ufficialmente ma anche all’interno delle persone e persino nel loro pensiero. Riguardo ai cattivi pensieri riguardo agli altri il profeta dell’Islam affermava: “Dio ha proibito la violazione di quattro cose per quanto riguarda i fedeli: il loro sangue, i loro averi, la loro dignità ed ha proibito anche il fatto che si pensi male di loro”.

Se solo questo singolo e semplice insegnamento venisse messo in atto e le persone smettessero di pensare male approposito degli altri, forse molti problemi si risolverebbero.

Il secondo insegnamento del verso numero 12 della sura Hojorat e’ il fatto di non spiare gli altri e di non cercare di venire in possesso di informazioni che non ci riguardano. C’e’ un Hadith o detto del profeta che spiega che quando una persona parla con un’altra e gira la testa a destra e a sinistra ciò dimostra che sta dicendo qualcosa che non vuole che sia risaputo e che pertanto non e’ lecito origliare o cercare di percepire ciò che dice. Rivelare i segreti della gente e’ un peccato molto grave dato che se i peccati venissero tutti rivelati, la società perderebbe la sua stabilità. 

Il terzo insegnamento sociale di questo verso, e’ quello di non sparlare degli altri in loro assenza. Questa azione e’ davvero orrenda ma per farci capire quanto sia terribile questa, il Corano usa un paragone inconfondibile. Ci piacerebbe mangiare la carne di un nostro conoscente? Se ciò ci sembra riluttante, allora dobbiamo sapere che al cospetto di Dio, sparlare di qualcuno e’ allo stesso modo abominevole.

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Il fatto che Dio inviti i fedeli ad evitare tre tipi di peccato in una sola volta sta a significare che questi tre peccati sono in connessione uno con l’altro ed infatti uno può innescare l’altro.

Infatti, se qualcuno inizia a pensare che un’altra persona abbia fatto qualcosa di sbagliato, potrebbe iniziare a spiare e curiosare nei suoi affari e poi potrebbe anche arrivare a sparlare di quella persona con gli altri.

Se invece le persone riescono a controllare sin dall’inizio i propri pensieri veicolandoli nella giusta direzione, tutto il resto non accade.

Come avete appreso da quanto spiegava il versetto, l’Islam, però ritiene molto, ma molto pesante il fatto che qualcuno sparli degli altri in loro assenza. Come abbiamo visto per il Corano e’ come se qualcuno si mettesse a mangiare la carne del corpo di un’altra persona quando essa e’ morta! Sì perchè la persona assente, come quella morta, non e’ in grado di difendersi!

Nel Tafsir Nemunè, uno dei più famosi commentari del Corano, si evince, da questo versetto, che la dignità della persona e’ importante come la carne del suo corpo.

Gli studiosi islamici definiscono in diversi modi il concetto di Qaibah, citato in questo versetto, che potremmo tradurre con il termine Maldicenza.

Una delle definizioni date dalla Maldicenza e’ questa: “Ogni volta che qualcuno parla in assenza di un altro e gli attribuisce una caratteristica ritenuta dalla gente un difetto e lo fà volontariamente per metterlo in cattiva luce, allora ha commesso il peccato della Maldicenza”.

Abuzar, uno dei compagni del profeta dell’Islam, gli chiese cosa fosse la Maldicenza. Lui rispose: “La Maldicenza e’ quando dici di un tuo fratello qualcosa che a lui non piace”.

“E’ Maldicenza anche se dico la verità su di lui?”, chiese Abuzar.

Il profeta rispose: “Certo! Se dici il vero su di lui e’ Maldicenza, altrimenti e’ calunnia!”

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Sempre nei testi islamici, per quanto riguarda la Maldicenza, si cita spesso la storia della donna che sparlava sempre del proprio vicino. Un giorno però capì che si era sbagliata e che il suo vicino non era, come lei aveva pensato, una cattiva persona.

La donna, abbattuta, andò dall’anziano del villaggio e dopo aver confessato ed ammesso il proprio errore chiese cosa poteva fare per rimediare. L’anziano le ordinò di comprare una gallina, spellarla e di diramare nel villaggio tutte le sue penne. La donna non capì il perchè ma obbedì. L’indomani andò dall’anziano che le aveva detto di tornare. Il vecchio le disse di andare nel villaggio e ritrovare le penne disperse ieri. La donna, allora, dopo aver cercato per tutto il giorno, recuperò solo tre delle penne. Allora l’anziano del villaggio le disse: “Vedi, la Maldicenza e’ come queste penne. E’ facile diramarla, ma poi e’ difficile rimediare”.

 

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