Fanatismo: il falso volto dell’Islam (34)
Amici come vi ricorderte, vi abbiamo detto che secondo la tradizione islamica, “Aql” (ragione) e “naql” (tradizione) non sono gli unici mezzi applicabili per scoprire la verità e ottenere la conoscenza. Nella ricerca della verità è indispensabile utilizzare un altro strumento cioe' l'intuizione.
In filosofia l'intuizione indica quel tipo di conoscenza immediata che non si avvale del ragionamento o della conoscenza sensibile.
Ecco alcuni termini più frequenti dell’”intuizione” nei testi di filosofia, teologia e sufismo: ishraq, mukashafah, basirah, shohud. Questi termini implicano una “partecipazione” in una conoscenza che non è semplicemente razionale. Sebbene non opposta a quella intellettuale sono relazionati alla visione diretta e partecipazione nella conoscenza della verità, in contrasto con la conoscenza indiretta sulla quale si basa tutto il raziocinio.
Nell’Islam i distinti gradi di intellezione, tradizioni e intuizione vengono armonizzati in un ordine che abraccia tutti i mezzi di conoscenza a disposizione dell’uomo.
Per quanto riguarda la relazione tra l’intelletto e l’intuizione, nella filosofia islamica possiamo distinguere almeno tre scuole che si sono occupate a fondo della metodologia della conoscenza: la filosofia peripatetica (mashshā’ī), la teosofia illuminazionista (ishrāqī) e la “teosofia transcendente” di Sadr al-Dīn Shirāzī.
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Nelle fonti islamiche tradizionali, la scuola mashshā’ī è solitamente definita “hikmah bahthiyyah” (filosofia razionale o, più esattamente, filosofia argomentativa), in contrasto con la scuola ishrāqī, conosciuta come “hikmah dhawqiyyah” (filosofia intuitiva). Sebbene, come è stato detto prima, la filosofia mashshā’ī non sia una semplice filosofia razionalista, è nella scuola ishrāqī o iluminazionista della sapienza, fondata dallo Shaykh al-ishrāq Shihāb al-Dīn Suhravardī che l’aspetto intuitivo dell’intelletto viene pienamente enfatizzato, descrivendo tutta una gerarchia che va dalla conoscenza dei sensi fino alla conoscenza metafisica dei principi.
Suhravardī enfatizza il principio di adeguazione o adaequatio (adaequatio rei et intellectus) secondo il quale a ogni piano della realtà corrisponde uno strumento di conoscenza adeguato a questo livello particolare di realtà. Ma ciò che caratterizza e distingue l’epistemologia ishrāqī è che, secondo questa scuola, ogni forma di conoscenza è il risultato di un’illuminazione della mente attraverso le luci del mondo puramente spirituale o intelligibile.
Pertanto, nella sapienza ishrāqī non c’è intellezione senza illuminazione e nessuna conoscenza vera senza il vero “assaporamento” (dhawq) dell’oggetto di questa conoscenza, questa degustazione che non è altra cosa che la sapientia (la cui radice latina, sapere, significa letteralmente “assaporare”) o conoscenza intuitiva nella sua accezione più elevata.
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Anche l’atto della visione fisica è possibile perché l’anima dell’osservatore è illuminata da una luce che nell’atto stesso di vedere abbraccia l’oggetto della visione. In ugual modo, conoscere un concetto logico è possibile grazie all’illuminazione della mente nel momento in cui la forma stessa del concetto logico in questione è presente in essa.
Per quanto riguarda la terza scuola, relazionata a Mullā Sadrā, filosofo e teologo persiano (1572, Shiraz-1640, Bassora, Iraq) incorpora tanto le idee dei peripatetici quanto quelle degli illuminazionisti, insieme con la dottrina sufi della “conoscenza del cuore”, in un’estesa metodologia della conoscenza nella quale tutte le diverse facoltà cognitive si trovano integrate in una gerarchia che va dal sensuale allo spirituale .
Secondo Mullā Sadrā, ogni atto di conoscenza coinvolge l’essere del conoscitore e la gerarchia delle facoltà della conoscenza che corrispondono alla gerarchia dell’esistenza.
Risulta di particolare interesse l’insistenza di Mullā Sadrā sull’importanza del potere dell’immaginazione (takhayyul) come uno strumento di conoscenza corrispondente al “mondo dell’immaginazione” (‘ālam al-khayāl) o mundus imaginalis, il quale possiede una realtà oggettiva e si trova tra l’ambito fisico dell’esistenza e quello puramente spirituale.
In corrispondenza con questo mondo, l’uomo possiede uno strumento di conoscenza che non è né sensuale né intellettuale, ma che occupa un dominio intermedio. Questo potere dell’immaginazione creatrice che raggiunge il suo apice solo nell’Uomo Universale (al-insān al-kāmil) è capace di creare forme nel mondo immaginale e conoscere queste forme ontologicamente. Secondo Mullā Sadrā l’esistenza stessa di queste forme equivale alla conoscenza di esse.
In ogni caso, l’armonia e l’equilibrio tra intelletto e intuizione sono perfezionati da Mullā Sadrā attraverso il suo ricorso a questa facoltà intermedia per conoscere questo dominio, facoltà che altro non è che il potere dell’“immaginazione” (takhayyul), il quale risiede nell’anima ed è integralmente relazionato con le facoltà razionali, intellettuali e intuitive dell’anima.