Usa, cambia la politica migratoria: situazione esplosiva
WASHINGTON (Pars Today Italian) - Gli Stati Uniti sono alle prese con un fenomeno colossale di immigrazione clandestina che sta frammentando ulteriormente una società già profondamente divisa e ...
esasperando il confronto politico. I dati attestano che tra gli anni fiscali 2018 e 2019 si è verificato il primo, drastico incremento quantitativo dei flussi migratori diretti verso gli Stati Uniti; gli “incontri” tra migranti irregolari e forze della Border Patrol passarono da un anno all’altro da 404.142 a 859.501. Le dinamiche innescate dalla pandemia ridimensionarono provvisoriamente il fenomeno, che prese tuttavia ad incrementare vigorosamente in coincidenza con le prime aperture. I contatti tra gli agenti di frontiera ed i migranti sono infatti cresciuti a 1.662.167 nel 2021 ed a 2.214.652 nel 2022. Per l’anno fiscale 2023, che si concluderà il 30 settembre, sono a 1.423.282 di incontri. Una crescita impetuosa, che si riflette puntualmente nell’aumento degli arresti e dei provvedimenti di fermo
Le ragioni principali che stanno alla base di questo incremento sostanziale vanno ricercate nell’attrattività economica degli Usa, in grado di offrire opportunità di lavoro relativamente buone, nella facilitazione delle procedure per la concessione del diritto di asilo e, soprattutto, nelle recenti politiche migratorie adottate dalle autorità di Washington. I repubblicani, in particolare, accusano con crescente veemenza l’amministrazione Biden ed il Partito Democratico in generale di incoraggiare deliberatamente l’afflusso costante di immigrati irregolari per ingraziarsi una base elettorale solida e costante a cui attingere per ottenere consenso.
Per gli Usa, si tratta di un passaggio particolarmente delicato, specialmente per quanto concerne le implicazioni di medio e lungo periodo derivanti dall’aumento costante ed apparentemente inarrestabile di flussi migratori composti essenzialmente da latinos. Storicamente, l’apparato dirigenziale statunitense manifesta una spiccata propensione ad identificare il corso del Rio Grande più come una faglia geopolitica interna alla sfera egemonica statunitense che come una “semplice” linea di frontiera. «Il confine del Guatemala con il Chiapas è oggi la nostra vera frontiera meridionale» sentenziò Alan Bersin per giustificare, in qualità di alto funzio¬nario del Dipartimento della Homeland Security dell’amministrazio¬ne Obama, la stretta imposta dal suo governo nel 2014 attraverso il programma Frontera Sur. Il quale implicava la partecipazione diretta di personale del Pentagono alle operazioni di contrasto all’immigra¬zione illegale, proveniente da sud e diretta verso gli Stati Uniti trami¬te il corridoio messicano, condotte lungo il confine tra Messico e Gua¬temala dalle locali forze armate e di polizia. Un approccio securitario, quello adottato dall’amministrazione Obama, che spostava ulterior¬mente a meridione il filtro anti-migratorio e riflette pienamente sia le paure che i rischi intravisti dagli Stati Uniti dietro al fenomeno.
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