Iran in crescita economica: una grande opportunità per l'Italia
Il nuovo presidente della Repubblica Islamica dell'Iran, Ebrahim Raisi, ha prestato giuramento dinanzi al Parlamento giovedì 5 agosto, insediandosi ufficialmente come ottavo presidente dalla Rivoluzione islamica del 1979.
Nella squadra dei ministri proposti dall'ayatollah Seyyed Ebrahim Raisi compare, al Ministero dell'Economia, Sayyed Ehsan Khandouzi (parlamentare, economista, autore di numerose pubblicazioni, tra le altre “Determinanti chiavi della competitività economica dell'Iran” in Rivista trimestrale di economia e società, n. 7, 2006 – in lingua persiana).
Una scelta, questa, volta ad ampliare ed amplificare la competitività del Paese nel mercato internazionale.
Infatti, l’Iran risulta la diciottesima economia mondiale e la seconda nell’area MENA (Medio Oriente e Nord Africa).
L’abbondanza di idrocarburi (il Paese possiede il 18% delle riserve mondiali di gas naturale e l’11,3% di quelle petrolifere), la favorevole posizione geografica e l’andamento demografico sono tra i fattori naturali che contribuiscono positivamente all’andamento dell’economia.
Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, il valore nominale del PIL dovrebbe superare i 470 miliardi di USD entro il 2022 con tassi di crescita che, dopo un brusco rallentamento negli anni di inasprimento delle sanzioni (2011-2013), doveva crescere - negli auspici delle Autorità - fino in media al 4,5/5% annuo.
Oltre alle misure a favore delle imprese e delle fasce più penalizzate dalla crisi epidemiologica, la legge finanziaria per l'anno persiano 1400, dal 21 marzo 2021 al 20 marzo 2022 tiene conto degli effetti delle sanzioni e punta a valorizzare le risorse non provenienti dalla commercializzazione di idrocarburi.
Sono disposti interventi sul prelievo fiscale e sulle agevolazioni concesse sotto forma di sussidi, ad iniziare dall'aumento del prezzo delle benzina in vigore da metà novembre 2019.
Il PIL e le entrate dell'erario iraniano dipendono in misura sempre minore dagli introiti delle vendite degli idrocarburi (petrolio e gas) e loro derivati (prodotti petrolchimici, fertilizzanti etc.) e quindi non sono da considerarsi intrinsecamente dipendenti dalle fluttuazioni dei prezzi internazionali delle materie prime come in passato.
Le sanzioni internazionali hanno comportato la necessità di diversificare le fonti di raccolta fiscale, riducendo la dipendenza dal petrolio.
Il Governo ha iniziato a finanziarsi maggiormente sul mercato attraverso l'emissione di obbligazioni ed è stato avviato un processo di riduzione delle esenzioni da imposte e delle spese correnti, con un parallelo aumento dei controlli per contrastare l’evasione fiscale.
Particolarmente attive, inoltre, sono le Fondazioni religiose (BONYAD), istituite dopo la Rivoluzione islamica, che si presentano come grandi agglomerati che gestiscono interi comparti ospedalieri e di assistenza sociale, cooperative agricole, costruzioni popolari e progetti turistici, oltre ad ampi settori dell'industria leggera e pesante.
Per il resto, il tessuto industriale è formato da piccole e medie imprese private (fino a 50 addetti) operanti nei settori alimentare, delle bevande analcoliche e gasate, calzaturiero, del tessile e dell’abbigliamento, dei materiali da costruzione, dei prodotti elettrici e dell'elettronica, delle macchine utensili.
L’iniziativa privata è inoltre rilevante nelle produzioni agricole, soprattutto quelle tradizionali (zafferano, pistacchi etc.) e nell’edilizia.
L'incidenza dei servizi sul PIL è in costante crescita, soprattutto per quanto riguarda il settore bancario, delle telecomunicazioni e della progettazione, a scopi civili e industriali.
In questo contesto, che vede la Repubblica Islamica posizionarsi tra le prime economiche mondiali, il nuovo governo guidato dal Presidente Raisi andrà nella direzione di espandere e potenziare il ruolo economico del Paese a livello internazionale.
Tra le iniziative strategiche pensate a tal fine il potenziamento degli strumenti per l’attrazione degli investimenti (tra i quali la Foreign Investment Promotion and Protection Act – FIPPA, www.investiniran.ir), oltre alla promozione di iniziative di rivalutazione di alcune specifiche aree del Paese attraverso la creazione di Free Zone e di Zone Economiche Speciali (rispettivamente 7 e 17 in tutto), e l'incentivazione della produzione industriale interna (surge in production).
L'Iran puo', quindi, rappresentare una grande opportunità per le imprese italiane.
Perchè l'Iran non è solo petrolio.
L’industria automobilistica, ad esempio, costituisce il 10 per cento del prodotto interno lordo iraniano, ha grandi ambizioni; l’Iran ha esportato automobili nell'ultimo anno per 5,7 milioni di dollari.
Le tre importanti case automobilistiche, ovvero Iran Khodro Company (IKCO), SAIPA Group e Pars Khodro, hanno in programmazione la produzione di 1,2 milioni di automobili.
Meritano attenzione, inoltre, le opportunità nascenti dallo sviluppo delle energie rinnovabili.
Come molti altri paesi, infatti anche l'Iran sta abbracciando questa nuova tecnologia e considerando i suoi vantaggi geografici in termini di numero di giorni di sole ed energia eolica, questo settore ha avuto un notevole sviluppo.
Nel novembre 2019, l'Organizzazione iraniana per la pianificazione e il bilancio (PBO) ha firmato un memorandum d'intesa con l'Imam Khomeini Relief Foundation e l'Organizzazione per la mobilitazione degli oppressi per la costruzione e l'installazione di 20.000 centrali fotovoltaiche in tutto il paese.
E poi l’Iran non è solo il suo mercato interno: è uno snodo regionale, la base per raggiungere un mercato di tre o quattrocento milioni di consumatori nei vicini paesi del Medio Oriente e nelle ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale.
Avv. Fabio Loscerbo
Presidente dell'Associazione di Cultura e del Commercio Italo Iraniana
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