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"Non perdoniamo e non dimentichiamo"- La nonna di Teheran martirizzata da Israele
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Maryam Malabagher Ketabforoush, cittadina di Teheran, martirizzata nell'attacco brutale del regime sionista
Pars Today – Maryam Malabagher Ketabforoush, madre di due figli, sessantenne residente in via Damavand a Teheran, è caduta martire in un attacco brutale del regime sionista.
Secondo quanto riportato da Pars Today, in un’epoca in cui l’ombra dell’aggressione nemica si era insinuata fin dentro le case, Maryam Malabagher Ketabforoush, madre di due figli, sessantenne e residente in via Damavand a Teheran, ha perso la vita in un attacco spietato da parte del regime sionista. La sua casa è stata distrutta e il suo corpo è rimasto sotto le macerie per tre giorni. Non era né una militare, né una attivista politica; solo una madre tranquilla, una moglie affettuosa e una donna paziente che aveva vissuto per anni una vita serena. Ma la follia assassina del nemico non distingueva tra una trincea e una cucina.
Una voce in lacrime, una voce di Resistenza
Come ha scritto Hamshahri, la voce di Tahereh, sorella della martire, sembrava provenire da un luogo al di là di questo mondo. Da un posto immerso nella polvere delle macerie e nel grido silenzioso di una donna che non era mai stata coinvolta in politica, ma è diventata vittima di un crimine politico. La commozione le stringeva la gola; a tratti con silenzi, a tratti con parole tremanti, raccontava: “Mia sorella era una casalinga, aveva due figli, vivevano in via Damavand. Dopo l’attacco del maledetto regime sionista, il 14 giugno, la loro casa è stata colpita direttamente. Il suo corpo è rimasto sotto le macerie per tre giorni, poi ce lo hanno consegnato e l’abbiamo seppellita.”
Una pazienza che nemmeno i missili potevano spezzare
Con lo sguardo fisso su un punto del muro, parlava di una sorella la cui gentilezza e serenità erano note a tutta la famiglia. La sua voce non era più soltanto colma di dolore; ora, ad ogni parola, emergeva anche una rabbia mista a nostalgia: “Maryam era molto paziente e gentile. Tutti i parenti lo sapevano. La sua calma di fronte alle difficoltà era esemplare. Non si interessava di politica, ma ogni volta che vedeva in TV le immagini dei bambini di Gaza, non poteva trattenere le lacrime. Pur non essendo una donna politica, il suo cuore era con gli oppressi.”
Una madre semplice, vittima di un crimine evidente
Si ferma per un momento. Le labbra tremano. Appoggia una mano sugli occhi bagnati di lacrime. Poi riprende, con voce colma di dolore ma ferma: “Mia sorella non lavorava, né svolgeva alcuna attività politica. Era una casalinga. Ma per Israele non fa differenza: vecchi o giovani, donne o uomini, militari o civili. Quella notte, forse stava aspettando il ritorno del marito o dei figli. Il suo ‘crimine’ era forse essere madre? Il vuoto lasciato dalla mia cara sorella non potrà mai essere colmato, e il peso della sua perdita grava profondamente sui nostri cuori. È stata sepolta accanto ai martiri, nel settore 42, e questo per noi è motivo di onore e fierezza. Noi, i superstiti, seguiamo il leader Imam Khamenei e chiediamo vendetta per il sangue dei nostri martiri. Sono certa che i nostri fratelli combattenti stroncheranno alla radice la mano criminale del nemico.”
Eravamo un solo Iran
Nei suoi occhi brilla una luce. Quel nodo alla gola che prima le impediva di respirare ora è diventato una fiamma nel buio. Con voce più alta, ferma e sicura, dice: “Dopo l’attacco di Israele, l’Iran si è unito come uno solo. Anche le donne che prima forse avevano un aspetto diverso, gridavano ‘Dio è più Grande. Israele deve sapere che anche se avessero distrutto tutte le case, noi saremmo comunque rimasti in piedi.”
Un marito che resta fedele al patto di sangue
Maryam Malabagher lascia due figli maschi e due nipotini di 4 e 3 anni. Ha sempre desiderato salute e buon destino per i suoi figli e nipoti, sperando che potessero contribuire alla società, e non diventarne un peso. Ehsan Meshkibaf, marito della martire, afferma con determinazione: “Mia moglie è stata vittima della brutalità del regime sionista. Ora io e i miei figli restiamo in piedi, con tutte le nostre forze; fino alla fine, per onorare il sangue dei martiri, per l’Iran, per l’Islam.”