Italia, elezioni politiche 25 settembre, gli scenari prima e dopo il voto
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ROMA - Mentre la campagna elettorale per le prossime elezioni politiche del 25 settembre non viene seguita praticamente da nessuno, si sommano ...
(last modified 2024-11-17T06:24:12+00:00 )
Ago 01, 2022 06:22 Europe/Rome
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ROMA - Mentre la campagna elettorale per le prossime elezioni politiche del 25 settembre non viene seguita praticamente da nessuno, si sommano ...

altre due circostanze che non lasciano ben sperare: primo, dopo il voto aprile il numero dei parlamentari sarà dimezzato, in virtù della riforma costituzionale tanto voluta dal Movimento 5 Stelle; secondo, esiste una legge elettorale che praticamente obbliga i partiti a riunirsi in coalizioni per non essere spazzati via nei collegi uninominali, con cui si assegnano un terzo dei seggi.

Ora, in questo scenario, bisogna fare i conti con i sondaggi, che potranno anche essere scarsamente attendibili ma sono anche l’unico strumento a disposizione per provare a fare qualche ragionamento.

La rilevazione è sicuramente quella dell’Istituto Cattaneo, secondo cui il centrodestra può conquistare oltre i due terzi dei 221 collegi uninominali di Camera e Senato. Se andasse davvero così e anche nel proporzionale Meloni & Co. stravincessero, potrebbe prendere consistenza di un centrodestra capace di conquistare oltre due terzi dei seggi e quindi potenzialmente in grado di modificare la Costituzione senza nemmeno il bisogno di passare per il referendum confermativo.

Ma la situazione in cui si muovono adesso i partiti italiani è del tutto inedita e pensare di prevedere il futuro sulla base delle esperienze passate rischia di rivelarsi un errore fatale.

A essere onesti, tutto lascia intendere che il centrodestra vincerà, ma il punto è capire con quale margine. E non solo per evitare blitz costituzionali tragici, ma anche perché un conto è governare con il 51, il 52, il 53% dei seggi, un contro è poter contare su margini superiori. La differenza si farebbe sentire anche sul Quirinale, che potrebbe avere più imbarazzo e difficoltà a rinviare alle Camere eventuali porcherie legislative.

La speranza di evitare tutto questo c’è, perché, sempre sondaggi alla mano, almeno 50 collegi uninominali sarebbero contendibili. Ora il problema è: contendibili da chi? Dopo aver perso anni a inseguire inutilmente il Movimento 5 Stelle, il Partito Democratico si ritrova al centro di una coalizione senza identità e costellata da partiti quasi subatomici. Per fortuna, i dem sembrano aver compreso la necessità di abbandonare Matteo Renzi al proprio destino, perché farebbe perdere molti più voti di quanti ne porterebbe e Italia Viva rischia di non superare la soglia di sbarramento al 3% prevista per le liste singole.

Più senso potrebbe avere l’alleanza con Calenda, che a livello politico non si discosta praticamente in nulla da Renzi (di cui è stato ministro), ma perlomeno risulta meno insopportabile alle masse, soprattutto a quelle ricche e di centrodestra che non vogliono votare i fasciobifolchi. Il guaio è che il leader di Azione, dopo aver imbarcato da Forza Italia due statiste come Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna, ora fa il difficile sulle alleanze, perché non vuole essere accomunato a ex pentastellati come Crippa e D’Incà o a gente spaventosamente non di destra tipo Fratoianni.

La soluzione potrebbe essere semplice, ovvero candidare gli eretici nel proporzionale, dove i listini di ciascun partito sono ben distinti e separati, al contrario di quanto accade nei collegi uninominali, dove c’è un unico nome a rappresentare l’intera coalizione.

Basterà per formare una pattuglia capace, se non di vincere, quantomeno di perdere con un margine ridotto? Non è detto. Anche perché il Pd ancora non ha capito che le campagne elettorali non si vincono lanciando slogan generici tipo “lavoro”, “ambiente” e “diritti civili”, ma promettendo misure concrete tipo la “pace fiscale”, “quota 41 per le pensioni” o l’assunzione di “10mila poliziotti”. Purtroppo, invece, a destra questo concetto lo hanno capito.  

 

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