Nakba Day: 72 anni di Resistenza - 1
- 15 maggio 2020, di anni ne sono passati ben 72, e queste toccanti parole trasmettono ancora forza e speranza. Con la parola “Nakba”, che in arabo vuol dire ‘catastrofe’, i palestinesi commemorano la più grande tragedia di cui sono stati vittime: la sottrazione della loro terra, sulla quale sorse l'entita' sionista.
Oggi, Ciò significò: – la cacciata di più di 800mila palestinesi dalla propria terra e il conseguente esodo verso i campi profughi del Libano, della Siria, della Giordania e dell’Iraq; – la distruzione completa di più di 385 villaggi ad opera delle bande armate di matrice sionista; – l’occupazione del 78% della Palestina storica; – l’annientamento dell’identità politica e nazionale del popolo palestinese.
Risoluzione Onu 181 del 29 novembre 1947
La Risoluzione Onu 181 del 29 novembre 1947 prevedeva una diversa e forse più equa spartizione del territorio (il 56,47% del territorio a 500mila ebrei più 325mila arabi, il 43,53% del territorio a 807mila arabi più 10mila ebrei, la tutela internazionale su Gerusalemme con circa 100mila ebrei e 105mila arabi), attribuendo ai sionisti le terre che si erano già accaparrati illecitamente. Ma ciò non bastò: tra il 1945 e il 1948 essi sottrassero altre terre ai palestinesi usando la violenza e le minacce. Di fatto, all’epoca della risoluzione 181, i sionisti avevano occupato già il 75% della Palestina storica. In seguito, “il giorno della Catastrofe” fu sempre commemorato sia dai palestinesi che erano rimasti nei territori entro i confini del 1948, sia da quelli della Diaspora, anche se il regime di Tel Aviv intervenne, nel corso degli anni, con decisione per cercare di cancellare la memoria storica e la cultura palestinese.
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