De-dollarizzazione: l'Europa si unisce alla festa
La "guerra mondiale tra valute", come l'ha definita il giornalista tedesco Daniel D. Eckert, è una battaglia per il futuro del sistema monetario mondiale e non è un film d'azione superficiale ma è più simile alla serie il Trono di Spade.
La morale della favola è che ciò che è stato vero per decenni vale ancora: il dollaro USA continua a godere della fiducia di mercati, governi e banche centrali. Ma ogni anno che passa la fiducia nel dollaro USA si indebolisce un po' di più. Europa, Cina, Russia e molti piccoli Paesi organizzano ogni anno nuove iniziative per rendersi indipendenti. E anche l'oro svolge un ruolo importante in questo lento abbandono del dollaro USA. Ma per il sistema finanziario mondiale, nessuna delle loro valute rappresenta una valida alternativa al dollaro USA, motivo per cui qualsiasi notizia della morte del dollaro USA è decisamente esagerata.
La piccola rivolta europea
Sin dalla crisi greca del 2012, i media americani hanno spesso dato l'impressione che l'UE e l'euro fossero alle loro battute finali. Non è così ed a vent'anni dalla sua creazione nel 1999, l'area Euro è più vasta che mai. Naturalmente nulla è perfetto nell'UE ed i problemi di debito degli stati del sud non sono stati affatto risolti. Anche la struttura della stessa zona Euro è spesso criticata e descritta come necessitante di rinnovamento.
In questo contesto, le celebrazioni in occasione del XX anniversario dell'euro non sono state particolarmente grandi e pompose. Nel suo discorso sullo "Stato dell'Unione" del settembre 2018, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha chiesto un ruolo più forte per l'euro nel sistema monetario internazionale: "[L'euro] è ora la seconda valuta più usata nel mondo e ci sono 60 Paesi che collegano le loro valute all'euro. Ma dobbiamo fare di più per consentire alla nostra moneta unica di svolgere appieno il suo ruolo sulla scena internazionale".
Attualmente l'euro rappresenta circa il 20% delle riserve monetarie globali. Tale percentuale supera la quota della produzione economica globale della zona Euro. Circa il 36% dei pagamenti globali è già effettuata in euro, mentre il dollaro USA è al 40%. L'UE importa petrolio e gas per un valore di circa €300 miliardi all'anno, ma l'80% di questi sono ancora fatturati in dollari USA oggi. In considerazione del fatto che solo il 2% delle importazioni di energia proviene dagli Stati Uniti, Juncker ha commentato: "È anche assurdo che le compagnie europee acquistino aerei europei in dollari anziché in euro." Nonostante tutti i problemi economici, politici e strutturali all'interno dell'area Euro, questa è una dichiarazione fiduciosa.
Il dollaro americano come arma
Perché l'Europa, la Cina e la Russia stanno accelerando il processo di de-dollarizzazione? Ciò può essere compreso solo se capiamo il significato dell'accordo iraniano. L'Iran è un caso di studio su ciò che Washington può fare se si è considerati amici o nemici.
Naturalmente Teheran non è considerata particolarmente amica degli Stati Uniti, ma per partecipare al commercio internazionale, gli iraniani hanno dovuto fare affidamento sul dollaro USA e sul sistema SWIFT. Quest'ultimo appartiene ad un consorzio bancario internazionale e ha persino sede in Belgio, tuttavia gli Stati Uniti sono stati in grado di esercitare una pressione sufficiente per escludere l'Iran dallo SWIFT. Questo è ciò che intende il governatore della Oesterreichische Nationalbank (OeNB), Ewald Nowotny, quando dice: "Gli Stati Uniti usano il dollaro come arma. […] E con ogni transazione in dollari si è tenuti a seguire le sanzioni americane contro l'Iran. Anche se gli Stati Uniti non sono direttamente coinvolti in uno scambio. Ad esempio, quando si tratta di esportazioni di petrolio verso un Paese europeo".
Con la firma del Piano d'azione globale congiunto (JCPOA), questa fase si riteneva conclusa. Ma Donald Trump si è ritirato dal JCPOA a maggio 2018. Inoltre è riuscito a far espellere nuovamente l'Iran dallo SWIFT. È stato uno shock per gli altri firmatari dell'accordo. L'UE ha preso provvedimenti e per la prima volta dall'introduzione dell'euro è stata proposta l'idea di un'agenzia di pagamento separata: INSTEX. L'abbreviazione sta per "Strumento a sostegno degli scambi commerciali". Il fatto che Cina e Russia abbiano promesso il supporto ad INSTEX non dovrebbe sorprenderci.
Le banche centrali scelgono l'oro
Per molto tempo gli acquisti di oro da parte delle banche centrali non sono stati un problema per i media generalisti. Ma quando si è saputo all'inizio di quest'anno che le banche centrali avevano acquistato più oro nel 2018 rispetto al 1971, allora era chiaro che qualcosa fosse cambiato. Nel solo 2018 hanno acquistato 651 tonnellate d'oro. Questa cifra corrisponde ad un aumento del 74% rispetto all'anno precedente. Gli analisti del World Gold Council prevedono nuovi acquisti per circa 750 tonnellate quest'anno.