Un generale accerchiato
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Quando in mattinata Khalifa Haftar lascia Mosca senza firmare gli accordi per la tregua in Libia discussi ieri per 8 ore con i mediatori russi e turchi alla presenza del rivale Fayez al Serraj, gli orologi che puntavano ad una soluzione politica tornano indietro. Di colpo.
(last modified 2024-11-17T06:24:12+00:00 )
Gen 14, 2020 22:40 Europe/Rome
  • Un generale accerchiato

Quando in mattinata Khalifa Haftar lascia Mosca senza firmare gli accordi per la tregua in Libia discussi ieri per 8 ore con i mediatori russi e turchi alla presenza del rivale Fayez al Serraj, gli orologi che puntavano ad una soluzione politica tornano indietro. Di colpo.

Il primo ad andare su tutte le furie è il presidente turco Erdogan: “Pronti a infliggere una lezione ad Haftar”, tuona da Ankara. Ma nel corso della giornata, Vladimir Putin continua nel ruolo di ‘grande tessitore’ della svolta. Da Mosca arriva il chiarimento: “Haftar chiede altre 48 ore di tempo”. Dunque il processo va avanti, la Germania conferma la conferenza di Berlino per domenica prossima e invita anche i due contendenti: al Serraj e Haftar. E a sera Haftar fa sapere che ci sarà: segnale che lascerebbe intendere che nei prossimi due giorni firmerà la tregua. A Berlino magari potrà incontrarsi a quattr’occhi con al Serraj. A Berlino comunque si discuterà del ritiro delle forze militari straniere e dell’invio di forze di interposizione Onu, tra cui un contingente dall’Italia. La questione è oggetto di un vertice serale di Giuseppe Conte con le forze di maggioranza. Da Strasburgo, dice Fabio Massimo Castaldo, capo delegazione degli eurodeputati del M5s: “Se vogliamo impedire un nuovo scenario siriano ai nostri confini dobbiamo preparare il summit di Berlino mettendo sul tavolo una proposta nuova: una missione di interposizione delle Nazioni Unite con la partecipazione in prima linea dei Paesi europei, primo fra tutti l’Italia, dei Paesi del vicinato, come Tunisia e Algeria, di rappresentanti del mondo arabo e islamico e di chiunque abbia a cuore il futuro del popolo libico, che più di tutti sta soffrendo”.