Il vero 11 Settembre: il golpe in Cile
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SANTIAGO (Pars Today italian) - In Cile fu cancellata nel sangue una svolta politica decisiva scelta dal popolo di quel paese, sancita con regolari elezioni democratiche.
(last modified 2024-11-17T06:24:12+00:00 )
Set 10, 2020 08:42 Europe/Rome
  • Il vero 11 Settembre: il golpe in Cile

SANTIAGO (Pars Today italian) - In Cile fu cancellata nel sangue una svolta politica decisiva scelta dal popolo di quel paese, sancita con regolari elezioni democratiche.

Talmente regolari da non sollevare obiezioni di nessun genere, nemmeno da parte di chi – oggi – ciancia di “democrazia” indicando “presidenti autonominati”.

Fu un evento per molti versi decisivo. Si doveva riconoscere che c’era una radicale differenza tra “prendere il governo” e “prendere il potere”; che qualsiasi progetto di cambiamento radicale, riformatore o rivoluzionario che fosse, doveva fare i conti con una realtà in cui il volere degli Stati Uniti – cuore e motore del capitalismo delle multinazionali d’allora – valeva più della volontà dei popoli.

In qualsiasi parte del mondo, in America Latina come in Europa, in Africa come in Asia (continenti in cui, in effetti, le rivoluzioni stavano comunque vincendo, come in Angola o in Vietnam).

Si poteva anche vincere le elezioni, col 51 o col 70%. Ma sarebbero arrivati gli yankee e il loro complici golpisti “nazionali” a impedire che da quella vittoria potessero discendere cambiamenti effettivi nella società e nel modo di produrre.

Di fatto, veniva azzerato il mito della “democrazia occidentale”. Le uniche elezioni “regolari” sono quelle in cui vincono i servi delle imprese e degli Stati Uniti. Da allora, abbiamo visto replicare questo format innumerevoli volte (Bolivia, Venezuela, Honduras, Paraguay, ecc).

Salvador Allende era un socialista, che nelle categorizzazioni d’allora significava “riformista”. Eppure la sua esperienza politica fu una lezione di realismo e radicalità come raramente se ne sono viste al mondo. Una coerenza senza infingimenti che lo portò dalla resistenza popolare alla presidenza del Paese e infine alla morte in combattimento, con in mano il mitra regalatogli da Fidel.

Allende avrebbe ottenuto 13 dei 27 voti, con 14 astensioni. Sostenitore di una salda alleanza con i comunisti e la costruzione di ampie basi d’appoggio, non contava sul benestare di un settore del suo partito. Consideravano che era “bruciato”. Il 22 gennaio del 1970, fu eletto candidato della Unidad Popular.

Il 4 settembre del 1970, vincerà su una destra divisa. Salvador Allende: 1.075.616 voti; Jorge Alessandri: 1.036.278 voti; Radomiro Tomic: 824.849 voti. Il suo trionfo portò all’inizio di una cospirazione che sarebbe finita con il bombardamento del Palazzo presidenziale l’11 settembre del 1973, con l’imposizione del neoliberismo e un regime di terrore.

Allende Andò alle Nazioni Unite per pronunciare il suo discorso davanti all’Assemblea Generale nel dicembre del 1972. George Bush, ambasciatore di Nixon, chiese di avere un colloquio con Allende.

Questo fu il dialogo:

Allende: “Voglio reiterare al suo Governo che il popolo del Cile desidera avere le migliori relazioni nel mutuo rispetto. Non identifico il popolo degli USA  con le azioni della CIA nei fatti interni del mio paese”.

Bush: “Signor presidente, la CIA è anche il popolo degli USA”.

Allende, alzandosi dalla poltrona: “Signor ambasciatore, le chiedo di ritirarsi”.

Bush, arrossendo e confuso, balbetta: “Signor presidente, ho detto qualcosa d’inappropriato?

Allende: “L’intervista è terminata. Addio”.

L’11 settembre del 1973, la decisione di Salvador Allende di rimanere a combattere dimostra la forza dei suoi principi e convinzioni e mantiene vivo il suo contributo al pensiero socialista, antimperialista e anticapitalista.

Questo ultimo discorso del Presidente Allende dal Palazzo della Moneda fu trasmesso da Radio Magallanes alle 9:10 del mattino dell’11 Settembre 1973. Poco dopo, l’emittente fu distrutta dai golpisti.

"Amici miei,Sicuramente questa sarà l’ultima opportunità in cui posso rivolgermi a voi.La Forza Aerea ha bombardato le antenne di Radio Portales e Radio Corporación.Le mie parole non contengono amarezza bensì disinganno.Che siano esse un castigo morale per coloro che hanno tradito il giuramento: soldati del Cile, comandanti in capo titolari, l’ammiraglio Merino, che si è autodesignato comandante dell’Armata, oltre al signor Mendoza, vile generale che solo ieri manifestava fedeltà e lealtà al Governo, e che si è anche autonominato Direttore Generale dei carabinieri.Di fronte a questi fatti non mi resta che dire ai lavoratori: Non rinuncerò!Trovandomi in questa tappa della storia, pagherò con la vita la lealtà al popolo.E vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di Cileni, non potrà essere estirpato completamente.Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza.La storia è nostra e la fanno i popoli.Lavoratori della mia Patria: voglio ringraziarvi per la lealtà che avete sempre avuto, per la fiducia che avete sempre riservato ad un uomo che fu solo interprete di un grande desiderio di giustizia, che giurò di rispettare la Costituzione e la Legge, e cosi fece.In questo momento conclusivo, l’ultimo in cui posso rivolgermi a voi, voglio che traiate insegnamento dalla lezione: il capitale straniero, l’imperialismo, uniti alla reazione, crearono il clima affinché le Forze Armate rompessero la tradizione, quella che gli insegnò il generale Schneider e riaffermò il comandante Ayala, vittime dello stesso settore sociale che oggi starà aspettando, con aiuto straniero, di riconquistare il potere per continuare a difendere i suoi profitti e i suoi privilegi.Mi rivolgo a voi, soprattutto alla modesta donna della nostra terra, alla contadina che credette in noi, alla madre che seppe della nostra preoccupazione per i bambini.Mi rivolgo ai professionisti della Patria, ai professionisti patrioti che continuarono a lavorare contro la sedizione auspicata dalle associazioni di professionisti, dalle associazioni classiste che difesero anche i vantaggi di una società capitalista.Mi rivolgo alla gioventù, a quelli che cantarono e si abbandonarono all’allegria e allo spirito di lotta.Mi rivolgo all’uomo del Cile, all’operaio, al contadino, all’intellettuale, a quelli che saranno perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo ha fatto la sua comparsa già da qualche tempo; negli attentati terroristi, facendo saltare i ponti, tagliando le linee ferroviarie, distruggendo gli oleodotti e i gasdotti, nel silenzio di coloro che avevano l’obbligo di procedere.Erano d’accordo.La storia li giudicherà.Sicuramente Radio Magallanes sarà zittita e il metallo tranquillo della mia voce non vi giungerà più.Non importa.Continuerete a sentirla.Starò sempre insieme a voi.Perlomeno il mio ricordo sarà quello di un uomo degno che fu leale con la Patria.Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi.Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno umiliarsi.Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino.Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi.Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore.Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la fellonia, la codardia e il tradimento."

Fonte: Contropiano

 

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