L’Australia accelera il riarmo missilistico
(last modified Sat, 09 Apr 2022 18:28:32 GMT )
Apr 09, 2022 20:28 Europe/Rome
  • L’Australia accelera il riarmo missilistico

CANBERRA - L’Australia ha accelerato i propri piani per l’acquisto di missili d’attacco a lungo ...

raggio anni prima del previsto, a causa delle crescenti minacce poste da Russia e Cina.

Il 5 aprile, il ministro della Difesa australiano, Peter Dutton, ha dichiarato che il riarmo accelerato di caccia e navi da guerra avrà un costo di 3,5 miliardi di dollari australiani, pari a circa 2,6 miliardi di dollari statunitensi, e aumenterebbe la deterrenza dell’Australia nei confronti di potenziali avversari. Dutton ha affermato che, secondo alcune previsioni, la Cina avrebbe attaccato Taiwan negli anni 2040 ma, per il ministro della Difesa australiano, che tale arco temporale sarebbe stato “drammaticamente compresso”. Riferendosi poi all’inizio della seconda guerra mondiale, Dutton ha dichiarato: “Quando guardiamo a cosa è successo in Ucraina, c’è la prospettiva che i russi vadano in Polonia o da qualche altra parte in Europa. Sarebbe una ripetizione degli anni ’30 e non è qualcosa che dovremmo permettere che accada”

Tra le azioni programmate da Canberra, i caccia FA-18F Super Hornet saranno armati con missili aria-superficie di fabbricazione statunitense migliorati entro il 2024, tre anni prima del previsto. I missili JASSM-ER consentirebbero ai caccia di colpire bersagli a una distanza di 900 chilometri. Le fregate australiane di classe ANZAC e i cacciatorpediniere di classe Hobart, invece, saranno equipaggiati con missili Kongsberg NSM di fabbricazione norvegese entro il 2024, cinque anni prima del previsto. Tali missili avrebbero più che raddoppiato il raggio d’attacco delle navi da guerra.

Il nuovo calendario del riarmo australiano è arrivato dopo che le Isole Salomone hanno annunciato un progetto di patto di sicurezza con la Cina. Secondo i termini stabiliti, la Cina potrebbe inviare personale militare nelle isole del Pacifico meridionale per aiutare a mantenere l’ordine e potrebbe anche inviare navi da guerra per fare scalo e rifornimento. Quest’ultima disposizione aveva innescato speculazioni sulla possibilità di una base navale cinese nelle Isole Salomone ma Pechino ha negato tale progetto, accusando altri di aumentare le tensioni.

Il 3 aprile, il comandante della flotta statunitense del Pacifico, Samuel Paparo, ha detto ai giornalisti a Washington che il patto Salomone-Cina era “molto preoccupante”, per tutti i partner statunitensi nel Pacifico occidentale e, in particolare, per Australia e Nuova Zelanda.

Secondo un’esperta dello Woodrow Wilson Center di Washington e professoressa di politica all’Università di Canterbury in Nuova Zelanda, Anne-Marie Brady, potenza ostile al controllo delle Isole Salomone avrebbe un impatto diretto sulle rotte marittime che collegano gli Stati del Pacifico meridionale. Brady ha affermato:”Non c’è alcuna giustificazione per la Cina di stabilire una presenza militare nelle Isole Salomone […] Tale mossa ha lo scopo di tagliare l’Australia e la Nuova Zelanda dal supporto militare statunitense […] È una minaccia sia immediata sia a lungo termine”.

Le Isole Salomone, che hanno circa 700.000 abitanti, il 28 settembre 2019, avevano deciso di riconoscere il governo di Pechino a scapito di quello di Taipei. Tale scelta è stata tra le cause che hanno contribuito a fomentare proteste a novembre 2021. In particolare, in tale mese, era nata una disputa tra il governo in carica e la provincia più popolosa di Malaita, riguardante sia questioni interne, sia il riconoscimento del governo di Pechino. Tali tensioni sono riemerse dopo che, il 24 novembre scorso, circa 1.000 persone, provenienti per lo più da Malaita, si sono radunate per protestare nella capitale contro il premier chiedendo le sue dimissioni. I manifestanti avevano tentato di prendere d’assalto il Parlamento e deporre Sogavare, dando fuoco a una struttura annessa e saccheggiando i negozi vicini. I manifestanti avevano colpito anche il distretto di Chinatown della città, incendiando diversi edifici, tra cui proprietà commerciali e una filiale bancaria. La polizia aveva quindi sparato gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro i partecipanti.

 

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