L’influenza di René Guénon nel mondo islamico
Sebbene l’influsso degli insegnamenti di René Guénon in Occidente non sia stato studiato appieno, quantomeno in un certo numero di Paesi europei esistono degli studi riguardanti l’ampia portata dell’influenza dei suoi scritti.
Questo, sfortunatamente, non è il caso del mondo islamico. Non esistono praticamente studi, infatti, che trattino l’argomento per ciò che concerne il mondo islamico nel suo insieme, e difatti in molti ritengono che egli sia difficilmente conosciuto nei Paesi islamici e non abbia avuto alcuna influenza in quella parte del mondo. Questa conclusione è, comunque, totalmente falsa. Guénon ha esercitato profonda influenza in alcuni significativi circoli di un certo numero di Paesi islamici e la sua influenza è in grande crescita. In questo primo tentativo di valutazione della portata e del significato della sua influenza, dobbiamo trattare non della totalità del mondo islamico, ma di certi Paesi e aree dove crediamo la sua influenza sia stata particolarmente significativa.
L’influenza di Guénon ha raggiunto il mondo islamico attraverso tre canali. Il primo è costituito dalle sue stesse opere, lette dai musulmani nell’originale francese, tradotte in altre lingue europee come l’inglese, o rese in varie lingue del mondo islamico. Il secondo sono gli scritti, nella loro lingua originale o attraverso traduzioni, di altri importanti autori tradizionali che con Guénon hanno condiviso i principi fondamentali e che hanno fatto riferimento alle sue opere e insegnamenti. In questo gruppo il più importante è Frithjof Schuon[1], seguito da Titus Burckhardt, Martin Lings e Gai Eaton e anche da A.K. Coomaraswamy, specialmente per i musulmani del subcontinente indo-pakistano e dell’Iran. Il terzo è rappresentato dalle opere di autori musulmani di nascita come Muhammad Hasan Askari e S.H. Nasr, che hanno scritto direttamente su Guénon o nei loro stessi scritti hanno discusso alcune delle sue principali esposizioni di metafisica, scienze tradizionali, critica del mondo moderno, ecc. Tali figure, con vari livelli di influenza, possono essere rinvenute in molti Paesi islamici, dalla Malesia al mondo arabo.
Volgendoci a specifiche regioni del mondo islamico, è logico iniziare con i Paesi arabi e specialmente quelli orientali, sia per l’importanza della lingua araba in tutto il mondo islamico, sia perché Guénon visse gli ultimi venti anni della sua vita al Cairo, dove è sepolto. Paradossalmente, comunque, dalla sua morte la sua influenza nel mondo arabo orientale non è stata così grande come lo è stata in Persia, Turchia, Pakistan, Bosnia e Asia sud-orientale, per ragioni che hanno a che vedere con il grande cambiamento del clima della vita intellettuale di molti arabi nella seconda metà del Ventesimo secolo. L’influenza di Guénon nello stesso Egitto può infatti essere divisa in due fasi distinte e molto differenti: la prima durante la sua vita e la seconda dopo la sua morte.
Quando Guénon arrivò al Cairo nel 1931, egli dapprima visse nelle vicinanze del mausoleo di Sayyiduna al-Husayn[2] e dell’Università al-Azhar, che costituisce il centro tanto della vita religiosa quanto intellettuale del Cairo. Fu solo nel 1937 che si spostò in una villa a Duqqi, vicino alle rive del Nilo, dove visse fino alla sua morte nel 1951 e dove la sua libreria di oltre mille libri è rimasta intatta oggi come il giorno in cui egli lasciò questo piano terreno.[3] Conosciuto con il suo nome islamico come Shaykh ‘Abd al-Wahid Yahya, egli era in contatto con molti importanti circoli intellettuali e spirituali dell’epoca. Molte persone hanno attestato il fatto che egli divenne il discepolo di Salmah ibn Hasan al-Radi (1284/1867 – 1358-1939), il fondatore della branca Hamidiyyah dell’ordine sufi Shadhiliyyah in cui egli era stato iniziato molto prima in Francia.
Durante la sua permanenza al Cairo Guénon ricevette le visite di molte persone, vicine e lontane, alla ricerca della conoscenza autentica o per contatti personali con il saggio.[4] Alcuni di questi visitatori provenivano dall’Occidente e altri dal mondo islamico, e andavano da Frithjof Schuon a Najmuddin Bammate. Per quanto riguarda la sua influenza in Egitto, comunque, nessuno di questi contatti fu significativo quanto il suo legame con Shaykh ‘Abd al-Halim Mahmud, un’autorità tanto nel campo della Legge Divina quanto del sentiero Sufi, che più tardi divenne lo Shaykh al-Azhar. Egli scrisse un piccolo libretto intitolato Al-Faylsuf al-Muslim: ‘Abdul Wahid Yahya iaw René Guénon immediatamente dopo la morte di Guénon, e in seguito fu autore di una più importante opera in arabo[5] nella quale una lunga sezione, della misura di una monografia indipendente, è dedicata a Guénon e all’importanza del suo messaggio. Shaykh ‘Abd al-Halim Mahmud ha curato molti testi classici sufi e nell’introdurli ai suoi lettori egli trasse molto del suo materiale dalle opere di Guénon.
Mentre risiedeva al Cairo, comunque, Guénon non scrisse solo saggi in francese che venivano pubblicati a Parigi e letti finanche da alcuni arabi francofoni; egli redasse infatti anche un numero di saggi in arabo sulla rivista egiziana al-Ma’rifah[6] e partecipò ad importanti discussioni intellettuali con un certo numero di egiziani. La sua critica agli errori del mondo moderno, provenendo da un occidentale e non da un sapiente musulmano tradizionale, attirò l’attenzione di diverse notevoli figure intellettuali egiziane. La sua morte e la rivoluzione nasseriana in Egitto, tuttavia, segnarono il sorgere del nazionalismo e del socialismo, ambiente in cui la sua influenza venne emarginata e in certa misura distrutta. Pochi egiziani comprendono oggi quanto importante sia il messaggio di questo notevole musulmano e francese espatriato per l’attuale loro crisi intellettuale.
Durante l’ultimo decennio, comunque, nel mondo arabo nuova attenzione è stata riposta al messaggio di Guénon, come può esser osservato dalla traduzione araba del suo La crisi del mondo moderno[7] e da una raccolta di suoi saggi[8] che trattano principalmente di esoterismo in generale e di Sufismo in particolare. Sebbene durante gli ultimi decenni sulla scena non sia apparso nessun importante studioso arabo che possa essere definito tradizionalista nel senso guénoniano, e i cui scritti siano ampiamente conosciuti nel mondo arabo come quelli presenti in Persia, Turchia e Pakistan, vi sono diversi scrittori arabi che adesso fanno riferimento a lui qua e là. Inoltre l’attenzione prestata negli ultimi anni in Egitto, Giordania e in certi altri Paesi arabi alle opere di Schuon, Burckhardt, Lings e del sottoscritto, hanno portato al fatto che anche gli insegnamenti di Guénon venissero meglio conosciuti.
L’ultimo canale di influenza è specialmente evidente in Marocco e Algeria. In queste terre le opere di Schuon e Burckhardt sono ben conosciute, al pari della famosa biografia di Shaykh al-‘Alawi di Martin Lings.[9] La lunga presenza di Burckhardt in Marocco e i suoi sforzi concreti per salvare le arti e l’artigianato marocchino e il carattere tradizionale della città di Fez, inoltre, lo hanno reso una figura ben conosciuta in questa terra, al punto che nel 1998 una importante conferenza venne dedicata alle sue opere a Marrakesh, i cui atti sono stati poi pubblicati in arabo, francese ed inglese.[10] Considerando il legame intimo di Burckardt e Guénon, non è sorprendente che molte persone si siano interessate a quest’ultimo attraverso le opere del primo. Anche nei circoli tradizionali sufi del Marocco e dell’Algeria molti sono giunti a conoscere Guénon e sono stati in grado di leggere le sue opere attraverso il contatto personale con Schuon, Burckhardt e altri, o attraverso le loro opere, che essendo principalmente in francese, erano facilmente accessibili al pubblico istruito del Maghrib.
Come risultato dell’introduzione delle ideologie moderne nel mondo arabo, specialmente il nazionalismo e il socialismo, e con l’eclissarsi delle dimensioni più metafisiche e filosofiche della tradizione islamica nei circoli di apprendimento tradizionali, il mondo arabo non ha mostrato lo stesso livello di ricettività delle dottrine metafisiche esposte da Guénon che troviamo in Persia e in pochi altri Paesi islamici. Certamente questo non significa comunque che l’influenza di Guénon in Egitto o nel resto del mondo arabo si sia completamente chiusa con la sua morte. Al contrario, dopo esser stata limitata a uno sparuto gruppo di individui qui e lì, negli ultimi anni è aumentata, nonostante la scarsità di buone traduzioni delle sue opere in arabo.
Per quanto riguarda la Persia, Guénon era totalmente sconosciuto fino al nostro ritorno dall’America in questo Paese nel 1958, quando quasi immediatamente iniziammo a parlare e scrivere riguardo gli autori tradizionali, in particolare Guénon, Schuon, Coomaraswamy, Burckhardt e Lings. Ci vollero pochi anni affinché l’ambiente intellettuale generale diventasse consapevole della “scuola della tradizione”. Dovemmo anche coniare un termine persiano per la parola francese tradition come compresa da Guénon, il termine essendo sunnat-gara’i, che nella lingua persiana ha ricevuto un’ampia accettazione, sebbene alcune volte venga utilizzato in senso errato. Dalla metà degli anni Sessanta in poi, gli insegnamenti degli autori tradizionali divennero parte del discorso intellettuale generale. Alla fine degli anni Sessanta commissionammo la traduzione in persiano di due sue opere: La crisi del mondo moderno e Il Regno della quantità e i segni dei tempi.[11]
Dopo che il polverone della Rivoluzione del 1979 in Persia si calmò[12], l’interesse per Guénon e per altri autori tradizionali iniziò a manifestarsi nuovamente in un cerchio ancora più grande di prima. Oggigiorno, un numero di sapienti islamici tradizionali, specialmente a Qom e Teheran, hanno iniziato a mostrare serio interesse nei loro confronti. Una delle maggiori istituzioni di apprendimento islamiche a Qom, l’Università Mufid, nel 1998 e nel 1999 ha dedicato alla prospettiva tradizionale due numeri della sua altamente rispettata rivista, e diversi saggi apparsi in essa trattano di Guénon o contengono traduzioni di alcuni dei suoi saggi.[13] Più recentemente sono stati tradotti in persiano Il simbolismo della croce e Scritti sull’esoterismo islamico e il taoismo.[14] Nella Persia attuale, inoltre, l’acuto interesse per la tradizione in generale e Guénon in particolare può esser osservato dal fatto che a Teheran, all’inizio del 2002, si è tenuta un’importante conferenza sulla tradizione e il modernismo, nella quale un’intera sezione era dedicata specificatamente a Guénon. È stato pubblicato poi un libro intitolato Hikmat-i jawidan (“Saggezza Perenne”), contenente sia studi delle sue opere tradotte in persiano sia la sua biografia.[15]
L’ampia influenza di Guénon, Schuon e altri importanti autori tradizionali in Persia non è dovuta comunque tanto alla traduzione delle loro opere quanto ai lavori scritti da autori persiani che condividono la loro prospettiva e fanno riferimento ai loro testi. È stato infatti questo tipo di scritti a guidare molte persone alle opere stesse di Guénon e di Schuon. Noi iniziammo questo genere di scritti in persiano alla fine degli anni ’50, e solo alla fine degli anni ’60 ci volgemmo alla traduzione di alcune delle opere di Schuon e Burckhardt e indirizzammo altri alla traduzione di Guénon. Negli anni ’70 poi, gradualmente, un certo numero di studiosi persiani, alcuni dei quali nostri diretti studenti, adottarono la prospettiva tradizionale e iniziarono a scrivere al riguardo. L’Accademia Iraniana di Filosofia, che venne fondata nel 1973 e di cui noi fummo i fondatori e il primo presidente, era dedicata apertamente alla presentazione, studio e propagazione della filosofia perenne e della saggezza tradizionale, e la sua rivista, Sophia perennis, che continuò fino al 1979, conteneva articoli di maestri delle dottrine tradizionali come Schuon.
Oggi in Persia sono presenti un certo numero di studiosi e pensatori ben noti, difensori della tradizione e strettamente collegati agli insegnamenti di Guénon. Tra questi Hadi Sharifi, Ghulam Rida A’wani, Mahmud Bina Mutlaq, Mustafa Malikian[16], e diversi altri giovani studiosi, molti dei quali collegati al campo dell’arte tradizionale. Non vi è probabilmente alcun Paese, ad eccezione della Bosnia, dove l’influenza di Guénon, Schuon, Burckhardt e altri autori tradizionali sia percepibile come nella Persia, dove il punto di vista tradizionale svolge un ruolo notevole nella vita intellettuale di molte persone, tanto tra la moderna intellighenzia istruita legata alle varie università, quanto in quelle formatesi nelle scuole religiose tradizionali o madrasah.
In Turchia l’interesse per Guénon fu più tardo rispetto alla Persia, sebbene vi fossero alcune figure solitarie, come Nuri Yarlasez, che avevano scoperto gli scritti tradizionali molti anni prima della comparsa delle opere tradizionali in turco. Agli inizi degli anni Ottanta un certo numero di pensatori turchi vennero attratti tanto dalle nostre opere quanto da quelle di Guénon, e quasi subito dopo apparvero pressoché contemporaneamente la prima traduzione in turco di un nostro libro e di un’opera di Guénon. Da allora l’interesse negli scritti tradizionali è cresciuto significativamente, man mano che il numero di turchi con un’educazione occidentalizzata è diventato più disilluso con l’avvento del modernismo e la ricerca della comprensione dell’essenza della loro stessa religione così come della reale natura del modernismo, visti dalla prospettiva della saggezza tradizionale. Dalla metà degli anni Ottanta, oltre a circa venti dei nostri stessi lavori, tutti basati su una prospettiva tradizionale, e molti libri di Guénon, Schuon, Burckhardt, Lings e Eaton, sono stati tradotti in turco. Oggi ci sono, oltre a diversi articoli, dodici libri di Guénon disponibili in turco[17], mentre molti articoli sono stati scritti su di lui e altri autori tradizionali o su argomenti vari da un punto di vista islamico.
Nei Paesi non occidentali la lotta tra tradizione e modernismo è presente ovunque, incluso il mondo islamico, e non è ristretta a un particolare Paese. Ma a causa dell’estrema forma di secolarizzazione che Ataturk cercò di imporre alla Turchia, la tensione tra tradizione e modernismo è specialmente acuta e palpabile in quasi tutti gli aspetti della vita sociale e intellettuale di questa nazione. Fino a due decenni fa, in Turchia come in altri Paesi islamici, vi erano due tipi di pensatori: sapienti tradizionali ma inconsapevoli della vera natura del mondo moderno, ed eruditi modernizzati sradicati dalla loro stessa tradizione con un interesse poco serio per l’Islam, specialmente nelle sue dimensioni intellettuali e spirituali. Oggi vi è un terzo gruppo, costituito da coloro che seguono gli insegnamenti tradizionali, gruppo radicato nella tradizione islamica, generalmente con una prospettiva universalista, e che è al contempo certamente altrettanto ben informato sul mondo moderno quanto i modernisti.
Come la Persia, la Turchia possiede ora una classe di dotate figure intellettuali con una prospettiva tradizionale, una classe destinata a giocare un ruolo cruciale nel futuro del Paese per quanto riguarda la religione e la tradizione. Tale gruppo esiste anche, in una misura minore, in altri Paesi islamici come il Pakistan, la Malesia, l’Indonesia, la Giordania e la Bosnia, della quale tratteremo presto. Ora, in Turchia quanto altrove nel mondo islamico, la formazione di questo gruppo a cui Guénon si riferiva come l’élite intellectuel, deve molto alle opere di Guénon e a quelle di altre autorità tradizionali. In più, in Turchia come in molti altri Paesi islamici, questa “élite” svolge un ruolo più centrale di quelle influenzate da Guénon in Occidente.
Quando ci volgiamo al Pakistan, dobbiamo considerare tanto le opere in urdu concernenti Guénon quanto le pubblicazioni delle traduzioni in inglese delle sue opere in questo Paese, giacché il pubblico istruito lì ha una conoscenza molto più ampia dell’inglese rispetto a quella di una lingua europea che in generale possiedono gli arabi, i persiani o i turchi. Per quanto riguarda la disponibilità delle sue opere in inglese in Pakistan, il ruolo dell’Accademia Suhail, fondata da Muhammad Aslam Suhail e diretta da Muhammad Suheyl Umar, egli stesso uno studioso pakistano di primo piano con una prospettiva tradizionale, è fondamentale. Dal 1983 l’Accademia ha pubblicato un certo numero di opere di Guénon in edizioni locali, alcune delle quali in diverse ristampe.[18] È considerevole quanto ampiamente diffuse siano diventate in Pakistan le opere di Guénon e di altri autori tradizionalisti grazie al lavoro dell’Accademia Suhail. I capitoli di Oriente e Occidente sono stati inoltre pubblicati per un periodo in Iqbal Review, e un numero di suoi saggi sono apparsi in Studies in Tradition.[19] Anche i lavori in inglese dello stesso Suheyl Umar, come quelli di autori pakistani ben conosciuti quali A.K. Brohi, Muhammad Ajmal, Siraj Munir e altri, tutti autori che hanno fatto spesso riferimento agli insegnamenti di Guénon, hanno svolto un importante ruolo nel diffondere la conoscenza di Guénon in Pakistan e, in una certa misura, in India.
Per quanto attiene la lingua urdu, nessuna figura è stata importante nel rendere conosciuto Guénon quanto Muhammad Hasan Askari. Un resoconto riguardante le sue opere in urdu, come quelle di figure successive, ci è stato inviato da Muhammad Suheyl Umar specificatamente per questo saggio, e non possiamo far di meglio che citarlo integralmente:
“I lettori della lingua urdu sono venuti a conoscenza del nome e delle parole di René Guénon alla fine degli anni Sessanta attraverso gli scritti dello scomparso professore Muhammad Hasan Askari. Askari era un genio versatile, che combinava nella sua persona i talenti di scrittore di storie brevi, critico letterario, traduttore, educatore, filosofo e pensatore religioso. Oltre alla sua lingua madre urdu, del quale era l’autore principale della sua epoca, Askari padroneggiava la lingua e letteratura inglese ed era ben versato tanto in francese quanto in persiano e arabo. I suoi legami con Michel Valsan e il suo circolo lo introdussero alle opere di René Guénon, il che portò a un cambiamento totale delle sue precedenti opinioni. Nacque un nuovo Askari che, avendo riscoperto la Tradizione per se stesso, dedicò il resto della propria vita alla sua esposizione (Askari morì nel 1978). Si possono discernere quattro aspetti o canali del suo contributo che furono importanti nell’influenzare i lettori di urdu, specialmente i circoli letterari e religiosi: traduzione/adattamenti; corrispondenza con i suoi contemporanei; dibattiti e applicazioni dei principi metafisici.
NOTE
[1] Dopo una lunga collaborazione, profonde divergenze dottrinali e operative costrinsero Guénon a prendere le distanze dalle vere e proprie deviazioni di Schuon, e a dare indicazioni simili, nelle proprie missive, anche ai suoi corrispondenti. Per approfondimenti, cfr. G. Manara “Sui parassiti dell’opera di Guénon: qualche aggiornamento”, in Rivista di Studi Tradizionali, n. 60; L.A. Vittor “René Guénon y la iniciaciòn en el esoterismo islàmico” (Buenos Aires, 2001). [N.d.T.]
[2] Husayn è uno dei figli di ‘Ali – quarto califfo “ben guidato” secondo i musulmani sunniti e primo Imam degli sciiti – e di Fatima, l’amata figlia del Profeta Muhammad (S), e secondo gli sciiti egli stesso terzo loro Imam. Divenne martire, in modo consapevole, eroico e volontario, nella famosa battaglia di Karbala (680 d.C.), quando con un piccolo gruppo di fedeli si oppose all’autorità illegittima del suo tempo. Da allora questo evento e la sua figura hanno avuto un ruolo centrale nella devozione e spiritualità islamica in generale e sciita in particolare, diventando un modello esemplare di fede, amore, lotta, coraggio e lealtà. Dopo la battaglia, l’esercito nemico decapitò il corpo di Husayn, e la sua testa venne portata di fronte al califfo illegittimo Yazid. Storicamente esistono divergenze sul luogo in cui venne sepolta la testa di Husayn (“Maqam Ra’s al-Husayn”), e vengono citate diverse città, in molte delle quali venne poi eretto un mausoleo, come è il caso del Cairo. Significativamente Guénon scrisse il suo importante articolo “Et-Tawhid”, originariamente apparso su “Le Voile d’Isis” (luglio 1930, pp. 512-516) e ripubblicato in “Scritti sull’esoterismo islamico e il Taosimo”, nel giorno del martirio di Husayn, come recita la nota che egli vi pose in calce: “Mesr (Egitto), Seyyidna el-Husayn, 10 moharram 1349 H. (anniversario della battaglia di Karbala)”. [N.d.T.]
[3] Sulla vita di Guénon al Cairo cfr. Xavier Accart, L’Ermite de Duqqi: René Guénon en marge des milieux francophones egyptiens (Milano: Archè, 2001).
[4] Un interessante aneddoto al riguardo è narrato rispetto al figlio del maestro della tariqah Naqshbandiyya-Mujaddidiyya-Mazhariyya dell’epoca, che successivamente divenne egli stesso maestro dell’importante confraternita sufi: “Si racconta che durante il suo soggiorno in Egitto Shah Abu’l-Hasan sentì parlare della dottrina e della fama dello Shaykh ‘Abd al-Wahid Yahya (René Guénon) e una volta volle incontrarlo di persona, ma non riuscì a superare la folla che attendeva alla porta del maestro francese e così tornò indietro senza averlo potuto incontrare. Conservò però per tutta la vita il ricordo del suo insegnamento” (D. Giordani, I Naqshbandi. Uomini, storia e dottrine di un ordine sufi, pag. 190, Jouvence, 2019, che rimanda alla Prefazione dell’opera di Shah Abu’l-Hasan Delucidazioni sulla via iniziatica e sull’accesso ai gradi delle virtù interiori, pag. 4, a cura di Thomas Dahnhardt, VAIS, 2005). [N.d.T.]
[5] Intitolato al-Madrasat al-shadhiliyyat al-hadithah wa imamuha Abu’l-Hasan al-Shadhili (Cairo: Dar al-Kutub al-Hadithah, n.d.). Le pagine 229-341 sono dedicate a Guénon, alla sua prospettiva sulla metafisica, filosofia e sufismo, alla sua critica dei movimenti pseudo-spirituali moderni e alle risposte alle incomprensioni occidentali sull’Islam. [Della parte dell’opera relativa a Guénon esiste una traduzione francese. Cfr. Abd al-Halim Mahmud Un soufi d’Occident -René Guénon, Shaykh Abd al-Wahid Yahya, Ed. Al-Bouraq, 2007. È interessante rilevare che in questa seconda e più estesa sua opera su Guénon, Shaykh Abd al-Hakim Mahmud non presenti più Guénon come un semplice “filosofo musulmano”, ma come un “conoscitore di Dio” (‘arif bi-Llah). La parte iniziale dell’opera, in cui lo Shaykh racconta il suo primo incontro con René Guénon, è stata tradotta dall’originale arabo in italiano sulla “Rivista di Studi Tradizionali”, n. 105, gennaio-giugno 2016, pp. 83-89. N.d.T.].
[6] Questi saggi includono “Conoscere la tua anima attraverso la tua anima”, vol. 1, n. 1 (1931), pp. 61-71; “L’influenza della cultura islamica sull’Occidente”, vol. 1, n. 2 (1931), pp. 177-182; e un numero di saggi sugli errori dello “spiritismo” moderno in vol. 1, n. 3 (1931), pp. 355-360; vol. 1, n. 5 (1931), pp. 593-597; e vol. 1, n. 7 (1931), pp. 813-816.
[7] Cfr. Azmat al-‘alam al-mu’asir, traduzione con introduzione di Sami Muhammad ‘Abd al-Hamid (Cairo: al-Nahar, n.d.).
[8] Maqalat min Rinia Jinu-al-Shaykh ‘Abd al-Wahid Yahya, traduzione con introduzione di Zaynab ‘Abd al-‘Aziz (Cairo: Dar al-Ansar, 1996).
[9] Cfr. A Sufi Saint of the Twentieth Century (Los Angeles: The University of California Press, 1972). [In italiano Un santo sufi del Ventesimo secolo (Edizioni Mediterranee, 1994). Ancora più celebre, in molti Paesi del mondo islamico, è la sua biografia del Profeta dell’Islam, tradotta in numerose lingue. Per la sua versione italian, cfr. M. Lings Il Profeta Muhammad. La sua vita secondo le fonti più antiche, (Il leone verde, 2004), N.d.T.].
[10] Cfr. Ja’far Kansusi (ed.), Sagesse et splendeur des arts islamiques: Hommage à Titus Burckhards (Marrakesh: Al-Quobba Zarqua, 2000).
[11] La crisi del mondo moderno venne tradotto da Dia’al-Din Dihshiri come Buhran-i dunya-yi mutajaddid (Teheran: Mu’assasi-yi Mutala’at wa Tahqiqat-i Ijtima’i, 1970) (e altre edizioni); e Il regno della quantità e i segni dei tempi come Saytara-yi kammiyat wa’ala’im-i zaman, trad. Da Ali Muhammad Kardan (Teheran: Sharif Technical University Press, 1982) (e altre edizioni). La crisi del mondo moderno fu il primo libro di Guénon ad essere tradotto in persiano. Noi, quindi, scrivemmo un’introduzione alla traduzione persiana per introdurre l’intero corpus di scritti e il loro significato al mondo di lingua persiana.
[12] L’autore di questo saggio occupò un’ampia varietà di posti amministrativi e accademici durante il regime dello Shah Pahlavi, prima di lasciare prudentemente l’Iran nel corso della Rivoluzione Islamica. Direttore dell’Accademia Imperiale di Filosofia, era noto per avere – come suo padre – strette relazioni personali con la Corte. Dagli Stati Uniti, nazione nella quale da allora S.H. Nasr vive e insegna, nei primi anni successivi alla vittoria della Rivoluzione Islamica, in diversi scritti e libri egli ha cercato ripetutamente di insinuare l’esistenza di una fondamentale discrepanza tra la “prospettiva islamica tradizionale” e le tendenze fondamentali della Rivoluzione Islamica. Successivamente sembra essersi, almeno parzialmente, ravveduto. Cfr. S.H. Nasr “L’opera ‘irfanica dell’Imam Khomeyni”: https://islamshia.org/lopera-irfanica-dellimam-khomeyni-s-h-nasr/ [N.d.T.]
[13] Questi includono la traduzione persiana del saggio di Martin Lings su Guénon, trad. M. Hidayati, Naqd wa Nazar (vol. IV, n. 3 e 4, Estate e Autunno, n. 15-16, 1377, pp. 68-79); “Faqr” di Guénon, trad. Da M. Malikian (pp. 88-95); “La scorza e il nocciolo” di Guénon, trad. F. Rasikhi (op. cit. N. 19-20, 1999, pp. 396-397); M. Bina Mutlaq, “René Guénon e il vero significato di Tradizione” (in persiano), (op. cit. n. 15-16, pp. 80-87).
[14] Come Ma’ani-yi ramz-i salib, trad. Babak ‘Alikhani (Teheran: Surush Press, 1995); e Islam wa ta’ui’ism, trad. Dilara Qahriman (Teheran: Abi Press, 2000).
[15] Edito da Husayn Khandaqabadi (Teheran: Tawsi’a-yi danish wa pajuhish-I Iran, 2002); cfr. Specialmente pp. 12-17.
[16] Occasionalmente si tengono discussioni e dibattiti tra simili figure ed oppositori della prospettiva tradizionale anche nella televisione e radio pubblica o su varie riviste. Cfr. per esempio il lungo saggio “Tradizione” (in persiano) in Naqd wa Nazar, n. 15-16, pp. 6-67, gran parte del quale si occupa direttamente dei punti di vista di Guénon.
[17] La lista delle traduzioni in turco delle opere di Guénon, che è stata preparata per questo saggio da Ibrahim Kalin, è la seguente:
– Dogu dusuncesi (“Introduzione generale allo studio delle dottrine indù”), cev. Fevzi Topacoglu (Istanbul: Yz Yayincilik, 1977).
– Dog va bati (“Oriente e Occidente”), tr. Fahrettin Arslan (Istanbul: Agac Yayincilik, 1991).
– Islam maneviyati ve taoculuga toplu bakis (“Scritti sull’esoterismo islamico e il Taoismo”), tr. Mahmut Kanik (Istanbul: Insan Yayinlari, 1989).
– Maddi iktidar, manevi otorite, cev. Birsel Uzma (Istanbul: Iz Yayincilik, 1997).
– Modern dunyanin bunalimi (“La crisi del mondo moderno”), tr. Mahmut Kanik (Istanbul: Risale Yayinlari, 1986).
– Niceligin egemenligi ve cagin alametleri (“Il regno della quantità e i segni dei tempi”), tr. Mahmut Kanik (Istanbul: Iz Yayincilik, 1990).
– Ruhcu yanilgi (“Errore dello spiritismo”), tr. Fevzi Topacoglu (Istanbul: Yz Yayincilik, 1996).
– Geleneksel formlar ve kozmik devirler (“Forme tradizionali e cicli cosmici”), cev. Fevzi Tocacoglu (Istanbul: Insan Yayinlari, 1997).
– Metatron dunya kralligi: kiyamet iscileri ulkesi Agarta’nin oykusu (“Il re del mondo”), cev. Haluk Ozden (Istanbul: Ruh ve Madde Yayinlgari, 1992).
– Kadim bilimler ve bazi modern yanilgilar, cev. Fevzi Topacoglu (Istanbul: Insan Yayinlari, 2000).
– Savas metafizigi ve sembolik siahlar, Julius Evola, René Guénon, cev. Atilla Ataman, Mustafa Tehrali, Ismail Taspinar (Istanbul: Insan Yayinlari, 2000).
– Yatay ve dikey boyutlarin sembolizmi (“Il simbolismo della croce”), cev. Fevzi Topacoglu (Istanbul: Insan Yayinlari, 2001).
[18] “Il regno della quantità e i segni dei tempi” e “La crisi del mondo moderno” vennero stampati per primi, seguiti da “Gli stati molteplici dell’essere” e “Simboli della scienza sacra”.
[19] Cfr. vol. 2, n. 1-4, 1993. Questa importante rivista dedicata all’esposizione degli insegnamenti tradizionali cessò la pubblicazione dopo pochi numeri.
Fonte:islamshia.org
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