Irlanda, raggiunto l'accordo Londra-Bruxelles
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LONDRA - È stato raggiunto il nuovo accordo tra l'Ue e l’Inghilterra sul protocollo dell'Irlanda del Nord, l'intesa doganale e commerciale del 2020 per mantenere l'apertura
(last modified 2024-11-17T06:24:12+00:00 )
Mar 01, 2023 13:20 Europe/Rome
  • Irlanda, raggiunto l'accordo Londra-Bruxelles

LONDRA - È stato raggiunto il nuovo accordo tra l'Ue e l’Inghilterra sul protocollo dell'Irlanda del Nord, l'intesa doganale e commerciale del 2020 per mantenere l'apertura

del confine terrestre tra l'Ulster (Gb) e la Repubblica d'Irlanda (Ue) dopo l'uscita di Londra dall'Unione con la Brexit. Era il grande nodo irrisolto della Brexit: lo status dell’Irlanda del Nord. Ma dopo due anni di scontri, polemiche e ripicche Londra e Bruxelles hanno raggiunto un accordo che spiana la strada anche a una normalizzazione dei rapporti. 

La questione nordirlandese ha avvelenato i rapporti fra le due parti fin dal momento della Brexit: l’Irlanda del Nord era diventata l’unica frontiera di terra fra Inghilterra e Unione Europea, ma per evitare il ritorno a un confine fisico fra la provincia britannica e la Repubblica d’Irlanda a Sud — la cui rimozione è uno dei cardini degli accordi di pace di 25 anni fa — si era deciso di lasciare l’Irlanda del Nord nel mercato unico. Questo però aveva comportato l’instaurazione di un confine di fatto fra Inghilterra e Nord Irlanda, che non solo minava l’unità del Regno Unito, ma causava tutta una serie di problemi pratici nel transito di merci, medicinali e tanto altro fra quelle che sono due territori della stessa nazione. Una situazione che aveva suscitato la rabbia degli unionisti, che si erano visti tagliati fuori dalla madrepatria: tanto che si sono ritirati per protesta dalle istituzioni comuni di Belfast, paralizzando ogni processo politico. 

Il primo ministro inglese, Rishi Sunak, ha ostentato toni quasi trionfali nel darne la notizia dopo il vertice di lunedì a Windsor con la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Le probabilità che il documento venga ratificato dal parlamento di Londra appaiono in effetti buone, ma il parere decisivo sarà quello degli unionisti nordirlandesi, i cui leader si sono mostrati per il momento solo cautamente ottimisti.La regolamentazione post-Brexit degli scambi commerciali tra l’UE, la Gran Bretagna e l’isola d’Irlanda era diventata la disputa più aspra nel quadro delle procedure di separazione tra Londra e Bruxelles. Boris Johnson aveva acconsentito a istituire il “protocollo” come parte integrante dell’accordo con l’Europa sulla Brexit, finalizzato nel 2019. La soluzione piaceva a pochi, ma era stata l’unica trovata in quel momento per evitare la reintroduzione di controlli di persone e merci in transito tra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord.La libera circolazione di entrambe era infatti un requisito fondamentale dell’Accordo del Venerdì Santo, che nel 1998 aveva chiuso ufficialmente il conflitto armato tra unionisti e repubblicani. Così facendo, però, il “protocollo” creava una frontiera artificiale tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord lungo il Mare d’Irlanda, causando seri problemi al traffico di merci tra due parti dello stesso paese. Questo compromesso era stato denunciato fermamente dagli unionisti nordirlandesi, nonché dai sostenitori più duri della Brexit, fino a sfociare in un boicottaggio del governo di Belfast, secondo lo stesso accordo del 1998 possibile soltanto in presenza di una coalizione di fatto tra la principale forza politica cattolica e quella protestante.Quanto stabilito lunedì a Windsor elimina i controlli doganali sulle merci in ingresso dalla Gran Bretagna, ma solo per quelle destinate al mercato nordirlandese. I beni in transito verso la Repubblica d’Irlanda non avranno invece questa corsia preferenziale e per loro rimarrà la frontiera di fatto introdotta nel 2019. Il cambiamento consentirà tra l’altro l’arrivo in Irlanda del Nord di medicinali approvati dalle autorità sanitarie di Londra e che risultavano in alcuni casi sottoposti alle limitazioni previste dalla legislazione europea.L’elemento politicamente più rilevante è il cosiddetto “freno d’emergenza”, introdotto al preciso scopo di ammorbidire le resistenze degli unionisti. Il parlamento locale di Belfast (Stormont), in “circostanze eccezionali”, potrà cioè bloccare l’implementazione in Irlanda del Nord di nuove leggi europee su iniziativa di un minimo di 30 deputati appartenenti ad almeno due partiti. La misura trae ispirazione da una clausola simile inclusa nei termini dell’Accordo del Venerdì Santo.La stampa inglese ha garantito ampio spazio ai retroscena delle trattative del governo Sunak con l’UE per rimettere in carreggiata la partnership bilaterale dopo le tensioni dei tempi di Johnson. L’attuale premier avrebbe adottato una strategia pragmatica, ritirando innanzitutto la proposta di legge presentata dal suo predecessore per cancellare unilateralmente il “protocollo” e da tempo in stallo alla Camera dei Lord. In parallelo, Sunak si sarebbe mosso per imbarcare il numero più alto possibile di fautori della Brexit “dura”, così da evitare spaccature nel suo partito in caso di concessioni a Bruxelles sul “protocollo nordirlandese”. In questo modo, le previsioni ufficiali parlano di appena una ventina di deputati conservatori euro-scettici che potrebbero votare contro l’accordo appena presentato. Ciò permetterebbe al governo di ottenere la ratifica del nuovo documento senza che il voto del Partito Laburista risulti determinante.

 

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