Perché la giovane generazione americana non ama più Israele?
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Pars Today – Fino a poche decine di anni fa, il sostegno a Israele negli Stati Uniti non era soltanto una posizione politica, ma una parte dell’identità nazionale di molti cittadini. Nei circoli politici, nei media e nelle università, la lealtà verso Israele era considerata uno dei valori condivisi della società americana. Oggi, però, quella stessa società sta assistendo a una profonda e significativa frattura in questa visione, specialmente tra i giovani.
(last modified 2025-08-02T10:52:06+00:00 )
Lug 31, 2025 12:16 Europe/Rome
  • Perché la giovane generazione americana non ama più Israele?
    Perché la giovane generazione americana non ama più Israele?

Pars Today – Fino a poche decine di anni fa, il sostegno a Israele negli Stati Uniti non era soltanto una posizione politica, ma una parte dell’identità nazionale di molti cittadini. Nei circoli politici, nei media e nelle università, la lealtà verso Israele era considerata uno dei valori condivisi della società americana. Oggi, però, quella stessa società sta assistendo a una profonda e significativa frattura in questa visione, specialmente tra i giovani.

I dati dei sondaggi, le analisi e persino il clima mediatico attuale degli Stati Uniti indicano tutti un rapido “crollo” della popolarità di Israele tra i giovani. Questo cambiamento non è solo una semplice variazione dell’opinione pubblica, ma il segnale di un risveglio diffuso e di una revisione delle narrazioni ufficiali portate avanti per decenni.

Secondo un sondaggio Harvard Harris del dicembre 2023, oltre la metà degli americani tra i 18 e i 24 anni credeva che la crisi di Gaza potesse essere risolta solo con la fine dell’esistenza di Israele e la realizzazione del diritto all’autodeterminazione dei palestinesi. Nello stesso senso, un rapporto del Pew Research Center pubblicato nell’aprile 2024 ha mostrato chiaramente che solo il 14% dei giovani americani tra i 18 e i 29 anni sostiene Israele, mentre il 33% esprime apertamente simpatia per il popolo palestinese.

Ma perché è avvenuto un simile cambiamento tra i giovani americani? La risposta risiede in molteplici livelli di trasformazioni mediatiche, sociali, politiche ed etiche. In primo luogo, l’ascesa dei social media come mezzi di comunicazione non ufficiali ma potenti ha reso possibile l’accesso diretto ai fatti. I filtri unilaterali dei media dominanti non sono più gli unici strumenti di narrazione. Gli adolescenti e i giovani americani di oggi vedono senza censura le immagini dei bambini uccisi, delle case distrutte e delle lacrime delle madri palestinesi.

Quando la verità arriva direttamente agli occhi e al cuore del pubblico, le narrazioni propagandistiche dei media tradizionali perdono la loro forza persuasiva. Piattaforme come Twitter, Instagram, TikTok e YouTube si sono trasformate in veri campi di battaglia contro la censura dell’informazione. La voce della gente di Gaza e di altre aree occupate, tramite telefoni cellulari e videocamere amatoriali, ha raggiunto un pubblico globale e ha toccato la coscienza della giovane generazione occidentale.

Questo risveglio mediatico senza precedenti ha posto le basi per la nascita di movimenti studenteschi antisionisti nelle università americane. Manifestazioni su larga scala, scioperi studenteschi e proteste contro gli investimenti delle università in aziende collegate a Israele sono chiari segnali di un profondo e duraturo cambiamento nell’opinione pubblica dei giovani.

D’altra parte, anche il cambiamento dello scenario politico americano ha accelerato questa tendenza. Persino tra i giovani repubblicani (tradizionalmente sostenitori fermi di Israele), solo il 28% oggi sostiene il regime, mentre il 47% dei giovani democratici si schiera con il popolo palestinese. Questa spaccatura non è solo geopolitica, ma anche morale e identitaria.

Va sottolineato che questa trasformazione non è limitata agli Stati Uniti. Secondo il rapporto dell’Istituto israeliano per gli Studi di Sicurezza Nazionale (INSS), tra ottobre 2023 e marzo 2024, si sono registrate in media oltre 2.000 proteste anti israeliane al mese in tutto il mondo; gli Stati Uniti, dopo lo Yemen, sono il paese con il maggior numero di marce e raduni di protesta.

Questo livello di reazione globale, soprattutto da parte degli americani, preoccupa profondamente il regime sionista. Il sostegno incondizionato degli Stati Uniti, specialmente da parte del popolo, e non solo dei governi, è sempre stato uno dei pilastri fondamentali della sopravvivenza strategica di Israele. Ora però, questo pilastro si sta incrinando; ciò che osserviamo oggi è una forma di “collasso morbido” nella coscienza e nei sentimenti dei giovani occidentali nei confronti di Israele.

A differenza del passato, questa realtà non può più essere nascosta con diplomazia mediatica o propaganda di Stato. Una nuova generazione con una coscienza risvegliata, una mente consapevole e occhi che cercano la verità tra le macerie di Gaza ha deciso di non essere complice dei crimini. Questa generazione non ama più Israele. Non per pregiudizio, ma per consapevolezza. Non per emozione, ma per contatto diretto con la verità.

Un mondo in cui i giovani hanno alzato la voce non potrà più continuare come prima. Israele sta perdendo la sua posizione non solo sul campo di battaglia, ma anche nell’arena dell’opinione pubblica, e forse questo graduale declino nella coscienza umana collettiva rappresenta una minaccia più seria di qualsiasi altra sfida geopolitica.

Pertanto, così come i media hanno costruito la narrazione, ora i nuovi media l’hanno riscritta. E stavolta, con voce chiara, i giovani americani hanno voltato pagina rispetto al passato. Israele non è più nei loro cuori, perché la verità è emersa da dietro la nebbia della propaganda.