Perché Trump vuole incriminare il rogo della bandiera americana?
https://parstoday.ir/it/news/world-i361730-perché_trump_vuole_incriminare_il_rogo_della_bandiera_americana
Pars Today – Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, ha firmato un ordine esecutivo che incarica i procuratori federali di muovere accuse penali contro chi, durante le proteste, brucia la bandiera americana o la oltraggia in altro modo.
(last modified 2025-10-16T11:08:00+00:00 )
Ago 27, 2025 12:15 Europe/Rome
  • Perché Trump vuole incriminare il rogo della bandiera americana?
    Perché Trump vuole incriminare il rogo della bandiera americana?

Pars Today – Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, ha firmato un ordine esecutivo che incarica i procuratori federali di muovere accuse penali contro chi, durante le proteste, brucia la bandiera americana o la oltraggia in altro modo.

Questa decisione, che sembra mirare soprattutto a rafforzare il sostegno della sua base conservatrice, ha suscitato forti reazioni, soprattutto per il suo evidente contrasto con la storica sentenza della Corte Suprema del 1989, nel caso Texas v. Johnson, che riconobbe il rogo della bandiera come una forma di espressione politica protetta dal Primo Emendamento della Costituzione. Tuttavia, le motivazioni di Trump appaiono molteplici.

Primo, questa mossa fa parte della strategia del presidente per alimentare sentimenti nazionalisti e patriottici tra i suoi elettori. La bandiera americana, simbolo di identità e unità nazionale, ha per molti statunitensi un valore emotivo e simbolico profondo. Insistendo sulla sua protezione, Trump cerca di presentarsi come difensore dei valori tradizionali e del patriottismo. Durante la cerimonia della firma ha dichiarato: «Ovunque, nel Paese e nel mondo, bruciano la nostra bandiera... Ma quella bandiera è il simbolo della nostra libertà e della nostra identità.» Un discorso mirato a rafforzare il legame emotivo con i suoi sostenitori.

Secondo, l’ordine rappresenta anche una risposta alle recenti manifestazioni, in particolare alle proteste contro Israele e contro le politiche migratorie dell’amministrazione Biden, durante le quali si sono verificati episodi di rogo della bandiera. Per esempio, nel luglio 2024, a Washington D.C., alcuni manifestanti hanno bruciato la bandiera americana durante un discorso del premier israeliano Benjamin Netanyahu, provocando dure reazioni. Con questo ordine Trump punta ad attirare l’attenzione dei media e a trasformare il tema in una questione politica di primo piano.

Terzo, l’iniziativa può essere letta come un tentativo di mettere alla prova l’indipendenza della magistratura e di verificare la reazione della Corte Suprema. Considerata la sua attuale composizione conservatrice, che include giudici nominati dallo stesso Trump, lui potrebbe sperare in una revisione della sentenza del 1989.

Storicamente, i roghi della bandiera americana come atto di protesta politica risalgono all’epoca della guerra del Vietnam, negli anni Sessanta e Settanta. Era un gesto che esprimeva dissenso verso le politiche del governo, sia interne che estere.

Nel 1984, Gregory Lee Johnson, attivista politico, bruciò la bandiera durante la Convention nazionale repubblicana a Dallas per protestare contro le politiche del presidente Ronald Reagan. Condannato a un anno di carcere in base a una legge texana che criminalizzava l’offesa agli oggetti sacri, Johnson vide però ribaltata la sentenza dalla Corte Suprema: nel 1989, con una decisione di 5 contro 4, i giudici stabilirono che il rogo della bandiera era un’espressione politica protetta dal Primo Emendamento. Come scrisse il giudice William Brennan nella motivazione: “Il governo non può proibire l’espressione di un’idea solo perché offensiva.”

Nel 1990, la Corte ribadì il principio annullando anche il Flag Protection Act, approvato dal Congresso, in quanto contrario alla libertà di espressione. L’ordine esecutivo di Trump, in realtà, non criminalizza direttamente il rogo della bandiera, ma incarica il procuratore generale, Pam Bondi, di perseguire i casi di rogo che possano rientrare in violazioni di leggi neutrali, come reati di violenza, danneggiamento di proprietà o violazioni di ordinanze locali. L’ordine raccomanda inoltre ai governi statali e locali di esaminare i casi correlati, anche se norme simili sono già state invalidate dalla Corte Suprema. È un tentativo di aggirare la sentenza del 1989, ma secondo molti esperti giuridici l’ordine incontrerà ostacoli legali significativi.

Robert Corn Revere, il noto avvocato della Foundation for Individual Rights and Expression (FIRE), ha sottolineato: “Il rogo della bandiera come atto politico è protetto dal Primo Emendamento… Il governo non può perseguire attività espressive tutelate dalla Costituzione.” La Corte Suprema ha chiarito nel 1989 che, anche se offensivo per molti, bruciare la bandiera è un atto simbolico e non può essere criminalizzato in quanto tale. Con il riferimento a situazioni di “violenza imminente” o “parole incendiarie”, l’ordine di Trump cerca di introdurre eccezioni al Primo Emendamento, ma i fatti dimostrano che il rogo della bandiera, da solo, difficilmente genera tali circostanze.

Come osserva J.S. Hans, professore di diritto alla Cornell University: “Sembra una soluzione in cerca di un problema”, ed è improbabile che l’ordine resista al vaglio dei tribunali. Di conseguenza, non ci si aspetta che neppure minacce o ordini esecutivi presidenziali possano fermare, almeno nel breve termine, i cittadini americani dall’incendiare la loro bandiera come forma di protesta. Tanto meno, naturalmente, tali ordini potranno impedire che in altri Paesi la bandiera degli Stati Uniti venga bruciata come gesto di opposizione alle politiche interventiste e bellicose di Washington.