Gen 21, 2019 10:42 CET

Cari amici dalla puntata precedente abbiamo avviato la nostra rubrica dedicata a Tabriz, bellissima città del nord-ovest dell’Iran, scelta come capitale del turismo del mondo islamico nel 2018.

La 9^ sessione della Conferenza Islamica dei Ministri del Turismo, tenutasi a Niamey, in Niger, ha designato Tabriz, in Iran, come capitale del turismo islamico per il 2018; nella medesima sessione è stata accettata l’offerta della Repubblica Islamica di ospitare la 4^ Fiera del turismo Oic (Organisation of Islamic Cooperation) nel 2019.

Per quanto riguarda le origini della città e difficile stabilire una data precisa; si può dire però che essa era importante già dal periodo dei Mannei e dei Medi (primo millennio avanti Cristo) ma le bellezze di oggi di Tabriz (il nome proviene da Tauris o fortezza) sono soprattutto dal 13esimo secolo in poi, quando fu capitale degli Ilkanidi, poi degli Aq Quyunlu e infine dei Safavidi, fino al 1548. Iniziamo a farvi conoscere queste meraviglie.

La moschea Kabud (o moschea blu) e’ la piu’ famosa della citta’; detta pura Jahan Shà, viene così denominata per il colore turchino della sua cupola e delle piastrelle incise della sua facciata esterna. Viene anche detta “Firuze Jahan” o “Firuze Eslam” (Turchese dell’Islam) e venne costruita nel quindicesimo secolo da Jahan Sha Qare Quyunlu per volere della figlia di questo re che si chiamava Salehè. Il portone d’ingresso della moschea è più elevato del livello della strada circostante ed ha un arco ellittico sopra di se. Ai lati della moschea ci sono due colonne che salgono a forma di elica e nella parte superiore assumono una forma di mezzaluna. Queste colonne sono interamente ricoperte di piastrelle turchine abbellite con motivi floreali surreali. Entrando dal portone arriviamo nel Shabestan, o la sala della preghiera. I muri della sala sono ricoperti di piastrelle colorate e le piastrelle sono così piccole e così ben incastonate che appaiono tutte un’unico pezzo. I disegni sulle pareti sono talmente fini che danno al visitatore la sensazione di osservare un dipinto.

Tabriz nel periodo Safavie

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