Fanatismo: falso volto dell’Islam (75)
Amici anche oggi proseguiremo il nostro discorso su uno dei gruppi estremisti che si è formato nel grembo dell’ideologia salafita dei wahabbiti e ispirato anche dai pensieri di Deobandi e cioè quello dei talebani.
I talebani come ben ricorderete, dopo una sanguinosa guerra civile che li ha visti prevalere su Tagiki ed Uzbeki, hanno governato su gran parte dell'Afghanistan (escluse le regioni più a occidente e a settentrione) dal 1996 al 2001, ricevendo un riconoscimento diplomatico solo da parte di tre nazioni: Emirati Arabi Uniti, Pakistan e Arabia Saudita.
Fu designato come loro capo il mullah Omar. I talebani, ispirati dal fondamentalismo cieco dell’ideologia salafita che non aveva nulla a che fare col vero l’Islam, portarono però all’estremo l’estremiso: distruggevano i televisori, chiudevano tutte le scuole femminili, arrivarono a proibire gli aquiloni, a distruggere le secolari statue... Inoltre si scontrarono sanguinosamente con le altre etnie soprattutto con gli Hazara (di origine mongola, di religione sciita) e poi con i Tagiki (di antica origine persiana) e i turcomeni (Alleanza del nord).
Tutto ciò avveniva nella assoluta indifferenza del mondo intero a cui nulla più interessava dell’ Afghanistan dal momento in cui, con il ritiro russo, non era più sullo scacchiere della guerra fredda.
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Per quanto riguarda le condizione delle donne , la politica dei talebani prevedeva la proibizione del lavoro femminile e l'esclusione delle ragazze da forme di istruzione mista. Da anni Malala Yousafzai, lotta contro questi ideali: infatti nel 2012 le hanno sparato alla testa con armi da fuoco. Sopravvisse e continuò la sua lotta, tanto da ricevere il Nobel per la pace nel 2014 insieme all'indiano Kailash Satyarthi.
Il ministro talebano degli Affari Religiosi, al-Ḥajj Maulwi Qalamuddin, dichiarò al The New York Times che: «Ad una nazione in fiamme il mondo vuol dare un fiammifero. Perché c'è tutta questa preoccupazione per le donne? Il pane costa troppo. Non c'è lavoro. Anche i ragazzi non vanno a scuola. Eppure sento solo parlare delle donne. Dov'era il mondo quando qui gli uomini violavano tutte le donne che volevano?».
Un rapporto dell'UNESCO dichiarò che: «L'editto dei talebani sull'educazione femminile ha portato ad un calo del 65% nelle loro iscrizioni. Nelle scuole gestite dal Direttorato dell'Educazione, solo l'1% degli studenti è composto da ragazze. Anche la percentuale di insegnanti donne è scivolata dal 59,2 per cento del 1990 al 13,5 per cento del 1999».
Le donne che fino al 1994, anno in cui i talebani hanno preso il potere, esercitavano la professione di medico, ingegnere, infermiera o qualunque altro mestiere, sono state costrette a restare in casa.
Ad esse era vietato uscire di casa se non accompagante da un parente stretto: padre, fratello o marito.
Quanti rappresentavano solo una minima parte delle restrizioni che le donne afghane sono costrette a subire sotto il regime talebano.
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Nel marzo 2001 i talebani ordinarono la distruzione delle due statue del Buddha scolpite sulle pareti di roccia nella valle di Bamiyan, una alta 38 m e vecchia di 1800 anni, l'altra alta 53 m e vecchia di 1500 anni. L'azione fu condannata dall'UNESCO e da molte nazioni di tutto il mondo, compreso anche la Repubblica Islamica dell’Iran.
L'azione è avvenuta in palese contraddizione con un precedente restauro dei due capolavori, attuato dal regime talebano. La distruzione delle statue del Buddha a Bamiyan sembra quindi ricollegabile alle forti polemiche col mondo occidentale (particolarmente attento ai valori dell'arte, sacra o profana) e alle tensioni derivanti dalla politica dell'ONU che cercava di sradicare la produzione del papavero e dell'oppio che ne derivava in Afghanistan, danneggiando vistosamente le finanze dei talebani che dal traffico dell'oppio traevano cospicui guadagni.
Nel 1996, il saudita Osama bin Laden, fondatore e leader di al-Qaida,si spostò in Afghanistan su invito del leader dell'Alleanza del Nord, ʿAbd al-Rabb al-Rasūl Sayyāf. Quando i talebani presero il potere, bin Laden riuscì a forgiare un'alleanza tra i talebani e la sua organizzazione (al-Qāʿida). È generale convinzione che i talebani e bin Laden avessero legami molto stretti.